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La bestia nel cuore

Opinioni presenti: 123
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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Ennesima delusione

(3/10) Voto 3di 10

Andato a vederlo con molte speranze - incoraggiato anche da certe critiche sui quotidiani che mi fanno chiedere dov'è finito il senso critico dei critici - ne ho riportato l'ennesima delusione. il tema e il modo di affrontarlo era interessante, anche nuovo: c'erano tutte le premesse per farne un ottimo film. purtroppo, a mio modo di vedere - come nella maggior parte dei film italiani - quella che fa acqua da tutte le parti è la sceneggiatura. la credibilità è messa a durissima prova da una serie di "piccole" disattenzioni (la bilancia parlante, certo, visto che chi l'usa è una cieca: ma chi ci spiega il motivo per cui imbrocca subito il peso giusto?!), da un dialogo che fa acqua (rivede il fratello negli usa e gli chiede qualcosa "come ti rovi?" - non avevano mai comunicato in proposito?!), dalle musiche ridondanti per far capire al pubblico che si tratta di qualcosa di drammatico, la maniglia dell'allarme scoperta per ultima anziché per prima cosa, e via dicendo. gli attori, bravi, fanno quel che possono data la sceneggiatura. una sola postilla (ma non vale solo per questo film): abbiamo i migliori doppiatori del mondo; perché mai i nostri attori non possono imparare a parlare in modo intellegibile anche nelle scene drammatiche e sofferte?



Carlo, 74 anni, Roma (RM).




Assoluto

(9/10) Voto 9di 10

Era da tempo che non vedevo un film così ben confezionato. sono un'amante del cinema italiano (me nè perdo pochi) e questo, anche se conoscevo la trama, perchè ho letto il libro, mi ha appassionato. anche se i temi trattati sono fortissimi non è mai caduto nella retorica e nel melodramma, cosa difficilissima. bravi tutti, ma la mezzogiorno e la finocchiaro sono "superlative". la comencini è riuscita, nonostante la drammaticità dei temi trattati, dalla violenza in famiglia, all'handicap, alla solitudine dopo un abbandono, all'insicurezza del lavoro, alla fatica di realizzarsi, a dare speranza "rinascita" e lo spettatore ha bisogno anche di questo - la speranza di una rinascita in tutti i sensi. grazie alla comencini ... buon sangue non mente.



Mariella, 58 anni, Firenze (FI).




Ognuno ha la sua bestia nel cuore

(8/10) Voto 8di 10

Mi trovo in tutto d’accordo con la recensione, tranne che su quest’affermazione: "partecipano attivamente alla costruzione del messaggio, la necessità di comunicare". Sembra che in Italia, specialmente nel cinema, tutto si possa risolvere grazie alla capacità di comunicare! E’ anche vero che senza questa capacità o se qualche ostacolo si frappone ad essa, tutto diventa più difficile. E se da un eccesso di comunicazione venissero fuori nuovi problemi, mentre dalla mancanza di comunicazione si potesse avere la possibilità di riflettere di più su se stessi, sulle proprie emozioni, ambizioni, paure, sentimenti? La regista è profonda e approfondisce i rapporti tra i protagonisti ed essi stessi “riflettono”. La regista pone l’accento ai problemi che nascono dentro la famiglia e che non sono affrontati all’interno della famiglia, o sono affrontati male, per mancanza di tempo, di voglia e soprattutto di attenzione. Tutti li abbiamo vissuti e li viviamo in misura minore, quasi sempre, ma preferiamo parlarne con gli amici, piuttosto che con i genitori ed i fratelli! Come mai? E’ questo semmai che bisogna capire. Chi si porta la bestia nel cuore? Sabina e Daniele, certamente ma anche tutti noi quando abbiamo dentro un conflitto che non possiamo o vogliamo raccontare a nessuno perché ci vergogniamo di noi stessi, o per pudore, perché non riteniamo siano fatti degli altri, o perché il nostro essere diversi, non potrebbe essere accettato. O perché non si riesce ad ammettere che il marito abbia scelto una donna più giovane, o perché non si vuole confessare un tradimento. Insomma la regista ci vuole dire che tutti i protagonisti hanno una bestia nel cuore, ma come possiamo scacciare la bestia con la comunicazione o con la riflessione o con entrambi? Insomma il vecchio libro del dottor Jeckill e Mr. Hide ha ancora qualcosa da insegnarci! Film d’autore, certamente bravi tutti, bravissima la Finocchiaro, tenera, simpatica e professionale in un ruolo scabroso e difficile, forse un filo macchiettistico, considerato la serietà dei temi trattati.



Giuseppe, 57 anni, Milano.




Finalmente...

(10/10) Voto 10di 10

Si, finalmenteun bel film italiano. Da vedere dall'inizio alla fine, drammatico ma anche ironico. Tratta temi scottanti, verità che nella vita vengono spesso nascoste per uno strano senso di perbenismo. Mi ha colpito molto la frase che la madre diceva al figlio: Siamo una famiglia. Ma essere una famiglia non è rimanere accanto ad un marito che violenta i figli e costringere i figli stessi a tacere. Essere una famiglia significa aiutarsi l'uno con l'altro a risolvere i problemi, rispettarsi reciprocamente, stimarsi e amarsi, ma in maniera sana. Purtroppo queste cose accadono spesso anche nella realtà. L'argomento comunque è trattato con delicatezza, senza scene volgari o particolarmente scabrose. Brava la Comencini! Lo stesso si può dire per l'amore tra la cieca e Maria, raccontato con un pizzico di ironia ma anche tanta dolcezza. Bravissima la Finocchiaro, che si rivela un'attrice a tutto tondo, capace anche di parti serie. Tristissima la scena che le due amiche sono al bar e la Finocchiaro racconta quello che le ha detto il marito quando l'ha lasciata: ma esistono anche uomini così! Ci sarebbe da dire ancora molto su questo film, ma concludo dicendo che va visto, perchè è molto bello. Tanti complimenti agli attori, tutti bravi, e particolarmente alla regista.



Stefania, 52 anni, Roma (RM).




Fantasmi

(8/10) Voto 8di 10

Ho avvertito risentimento, rancore, astio da parte di molti spettatori riguardo a quest’ottimo lavoro di Comincini, ma io credo che l'attenzione vada orientata verso l'essenziale punto, il fulcro attorno al quale ruota tutta la vicenda, vale a dire la profonda devastazione psicologica provocata dai genitori nei confronti dei figli. Non sono un critico cinematografico, perciò mi sfuggono molti particolari valutati negativamente da parte degli osservatori più smaliziati, io ho cercato semplicemente di cogliere l'intensità usata nel narrare una vicenda che per molti versi rappresenta un gran numero di traumi vissuti da una buona parte dell'infanzia. L’esercito degli adulti di oggi sopravvissuti ai fantasmi dell’infanzia è numeroso e non completamente guarito dalle cruente battaglie d’un tempo, e, a mio avviso, la storia è stata ben diretta verso quel punto cruciale che la vicenda vuole narrare.



Eugenio, 50 anni, Cernusco sul Naviglio (MI).





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