Intensissimo, iniizialmente ironico e divertente, diventa poi una drammatica rappresrnatzzione di persone e di un paese senza memoria; il nonno che rifiuta sè stesso e le sue origini, il nipote che nulla conosce, la sopravvissuta che rappresnta gli altri e il paese cancellato dalla furia nazista;un film da far vedere in occasione della Giornata della Memoria. fotografia bellissima.
è certamente un film d'essai, un film non comune, quindi non per tutti, che tratta il dramma dell'olocausto e della presenza in urss o ucraina di molti ebrei perseguitati e poi profughi in usa e canada.come tutti i film d'essai non potete pretendere che la distribuzione poteva fare altrimenti in un mondo in cui la gente fa la coda per vedere vacanze a new york o la notte prima degli esami o qualsiasi altro blockbuster americano .belli e bravi gli attori in maggioranza ignoti al grande pubblico.
Durante la conferenza stampa di The Manchurian Candidate, alla 61a° Mostra di Venezia, riuscii ad avvicinare Liev Schreiber per un autografo. Sorridente, per nulla infastidito strinse la mano a chi si mostrò interessato alla sua interpretazione (un pò in ombra tra Meryl Streep e Denzel Washington). Sul mio scrisse: best always! L'esordio alla regia per questo piccolo gioiello ha del profetico. Il film convince ed entusiasma; è un concentrato d'ilarità e sentimento. E' uno sguardo maturo, ma sensibile sulla shoa.
Ho visto il film, in una rassegna, a pochi giorni di distanza dall'osannatissimo ed attesissimo (anche dal sottoscritto, non lo nascondo) "Borat"; questa sorprendente pellicola di Liev Schreiber non solo m'ha fatto ridere più e "meglio", ma porta con sè anche momenti profondi notevoli...
Riflessione e risate insieme, ottimamente.
Una bella sorpresa pre-pasquale!