Non so se Franco e gli altri detrattori de La ricreazione hanno visto lo stesso film che ho visto io. Io ho comperato per caso questo lungometraggio e ne sono stato sorpresa in positivo davvero tanto. Certo acerbo, ancora acerbo. Ma dipende ciò che si cerca, ciò che si chiede ad un film. Per me un film, come questo. che ha avuto il potere di riportarmi, prepotentemente, nelle narici l'odore dei corridoi del mio liceo e di farmi risentire indifeso, ma invincibilmente vivo come quando avevo diciassette anni, è un film che vale la pena vedere. Anche con tutte le inesattezze, gli errori, l'immaturità di un'opera prima... E mi spiace che sia stato così attaccato. A mio modesto parere ingiustamente. So che sta per uscire un nuovo film dello stesso autore e regista e credo proprio che non mi lascerò scappare l'opportunità che mi da di amare i miei ricordi e la mia capacità di ricordarli.
Acerbo è forse il termine giusto. Troppa poesia scollata con le immagini. Però secondo me non è così stupido, Cribari, da voler banalmente stupire fregandosene dell'esito del film: è così impregnato di cose da dire che se ne sbatte della trama, dei personaggi, di tutto. Ma c'è originalità, c'è un percorso che può anche sfociare nel genio, se insisterà, o che al contrario potrà sfociare nel falllimento più assoluto dal punto di vista comunicativo. Io lo aspeetterei al varco, ecco.
Il potere del cinema è un grande potere: si può mostrare a chiunque quello che pensi, la tua visione del mondo, le tue sensazioni. Ma si possono raccontare anche storie, esperienze, idee. Tutto ciò però regolato da un solo limite: che non sia fine a se stesso. Vedendo molti film americani ci si accorge che c'è spesso un compiacimento visivo. Le immagini sono potenti, travolgenti, ma sotto è solo polvere. Guardando questo mediometraggio di Emiliano Cribari, ci si rende conto che c'è un autocompiacemnto nelle parole. Non importa che lui sia un poeta, che ha cercato di portare la poesia al cinema. Questo è nobile da parte sua, ma fine a se stesso. Cribari ci avvolge con le sue parole credendo di toccarci, di ammaliarci. Ma non è così, perchè sono parole inutili, che non portano da nessuna parte ne noi ne il film. I dialoghi tra la bionda e il ragazzo sono folli, pretenziosi e anche infruttuosi, danno un'idea che questi due non abbiano piu' niente per cui vivere. Per non parlare poi di quello barbuto, detto er pecura. Cribari gli ha dato la personalità degna di un antagonista di Batman, si compiace di quello che dice in maniera roboante direi. Quindi concludo dicendo che questo film è un piccolo fallimento, un lavoro rovinato dalla voglia di stupire del regista, che ha carattere, ma deve cambiare metro, perchè questo cinema è un cinema che solo lui può apprezzare perchè solo lui ne ha bisogno.
Dai, conosco bene il film e il regista, non è che ci prova, lui lo fa, punto. Piaccia o non piaccia. Sta provando, secondo me, a portare la poesia nel cinema, e ancora non ha trovato l'equilibrio giusto. Troppa parola e troppo poco cinema. Però via, se li prodce lui, è questo secondo me il casino: è limitato. Se li scrive, se li gira, se li monta, se li produce. Inevitabilmente, alla sua età paghi uno scotto. Mi ha detto che quando uscirà Tuttotorna lui si aspetta critiche simili, ma che il nuovo Via Varsavia (con Benvenuti, Novelli, Masini, eccetera) sarà molto bello. La ricreazione è una palestra. Vabbeh io sono un po' di parte, ma secondo me è un buon film. Nato dalla testa di un matto, ma un buon film.