Il primo lungometraggio di Truffaut, per anni critico cinematografico, non è che la sua stessa immagine allo specchio. Un adolescenza difficile in una magnifica cornice francese del 1959...il freschissimo ricordo degli anni piu importanti nella vita di ogni persona, quelli in cui tutto può prendere la via giusta, ma anche tristemente prendere una piega per cui tutto nella vita sarà più difficile a cominciare dai rapporti umani. Fra tutti i registi è sicuramente quello che è riuscito a tenere più vivo in se stesso il "bambino che è in tutti noi" .L'alter ego di Truffaut, Jean Pierre Leaud, l'attore-bambino dei Q.C.continuerà, crescendo, a mostrarci il seguito della storia in altri tre film, andando a costituire una delle più belle "saghe" nella storia del cinema.
Musiche bellissime, bianco-nero DOC, per un capolavoro assoluto, uno dei manifesti della novelle vague, inquadratura finale struggente con il bambino che guarda in macchina da presa. da vedere e rivedere.
uno dei più bei film del cinema francese . Truffaut riesce a disegnare senza cadere nel patetico il ritratto di ragazzino che nn riesce a ricevere amore da nessuno, nemmeno dai suoi genitori, lottando con il destino sfortunato diventando il tipico ribelle senza causa
stupenda l ultima scena dv il protagonista corre verso la spiaggia
Gran bel film...ho iniziato a vederlo per caso, lo davano in tv...ma anche se avevo altre cose da fare non sono riuscita a smettere di guardarlo...perchè Truffaut, attraverso un uso fantastico della macchina da presa, ti fa entrare nella storia del ragazzino, senza possibilità di uscirne. Mi hanno fatto emozionare anche i richiami a Bergman, regista molto amato dalla nouvelle vague...dal poster di "monica e il desiderio" che i due ragazzini rubano al cinema, alla scena finale...dove il protagonista, sulla spiaggia, guarda in camera...stessa emozione provata la prima volta che ho visto il film di Bergman ("monica e il desiderio").