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La terra dei morti viventi

Opinioni presenti: 143
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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carino

(6/10) Voto 6di 10

questo film ha il suo perché; è ben fatto, forse un po' troppo stile americano... ma per un ritorno di Romero sul tema zombie va bene. Io preferisco sempre i suoi classici comunque; per me la notte dei morti viventi del 1968 resta ancora il piu' bello, l'angoscia che lascia è ancora viva a distanza di 45 anni.



Sabrina, 39 anni, Mestre (VE).




Inefficace

(5/10) Voto 5di 10

Romero torna agli zombie dopo una vita e il risultato suscita reazioni contrastanti: c'è chi ci sputa sopra e chi lo loda per i contenuti sociali. Io sto nel mezzo, ma più verso i detrattori: sicuramente c'è di peggio, ma penso che, qualunque sia l'ottica in cui lo si voglia giudicare, LTDMV sia un film inefficace. Se cercate un film dell'orrore vecchio stile scordatevelo: LTDMV è incapace di trasmettere paura e tensione, ma anche semplicemente di shoccare o disgustare; gli unici elementi classificabili come "horror" sono un po' di zombie crivellati di proiettili e qualche umano "assaggiato", scene godibili se amate il genere, ma nulla più di quel che potete trovare in qualsiasi action/horror moderno un minimo decente. La trama poi è esilissima e lineare, e i personaggi sono insulse macchiette a cui non puoi che augurare una morte dolorosa (ahimè sopravviveranno in molti). Avrei da ridire anche sul cast: bravo Leguizamo, Joy ok, ma Hopper mi è parso davvero svogliato, non un bene per il suo già scialbo personaggio. Personalmente poi non sopporto Simon Baker, abbonato alle parti di odioso fighetto se-ascoltate-me-andate-sul-sicuro. E che dire di Asia? Il ruolo, pur stereotipatissimo, le sarebbe anche congeniale, ma appena apre bocca... Mio Dio, fatela ridoppiare da una professionista! Come film di genere dunque non è granché, ma del resto è evidente che per Romero in questa occasione la cura per la storia e la costruzione di un'atmosfera adeguata sono elementi di secondo piano rispetto al contenuto ideologico, il quale consiste in una rappresentazione della situazione socio-politica americana attraverso una serie di allegorie e metafore per nulla sottili o argute, ma al contrario tanto sfacciate quanto banali - si va dalla torre d'avorio dei ricconi in stile Twin Towers al cattivo ammazzato dal petrolio. Molti apprezzano questo modo di esporre le idee, io invece vedo solo temi già trattati un milione di volte (e non di rado in maniera ben più brillante!) trasformarsi in stucchevole retorica che finisce con lo schiacciare e mortificare il film in sé. Si prendano ad esempio gli ormai noti "zombie senzienti": la massa informe guidata solo dagli istinti ora, capitanata da un benzinaio panzone interpretato da un attore incapace persino di simulare la classica barcollata da non-morto (sembra se la sia fatta addosso...), smette di farsi fregare dalle "armi di distrazione di massa", prende coscienza e reclama qualcosa per sé. Una trovata di questo tipo, oltre a non brillare per originalità essendo una simbologia alquanto scontata, svilisce completamente l'elemento horror: questi zombi non fanno paura né creano ansia, ma nemmeno suscitano empatia o ti spingono a fare il tifo per loro (personalmente speravo crepassero assieme a Baker & co.), sono solo molto, molto noiosi. In definitiva: non orrendo ma prescindibile, come horror non vale più di un Resident Evil, come film politico è così banale e pedante da risultare fastidioso.



Claudia, 29 anni, Como.




Un Romero stilisticamente perfetto

(10/10) Voto 10di 10

Nel corso di questo primo decennio del 2000 abbiamo assistito ad un revival cinematografico sugli zombi. Anche Romero ritorna per l'occasione con il quarto capitolo della sua saga. E lo fa senza l'originalità stilistica di un tempo, anzi adeguandosi ad una sorta di modernariato horror fatto di un'estetica che rasenta lo splatter. Solamente la sua esperienza veterana di regista sembra ancora contraddistinguerlo dalle masse. C'è una frase famosa che dice "non c'è due senza tre". Io pero' non ho mai sentito di una che recita "non c'è tre senza quattro".



Alfonso, 36 anni, Verucchio (RN).




consigliato

(7/10) Voto 7di 10

in genere sono scettico sulla visione di questo genere di film (horror con zombi) perchè li trovo un pò troppo ripetitivi e scontati, però devo dire che la "terra dei morti viventi" è uno dei migliori del genere perchè, se da un lato ripropone sempre la solita storia, dall'altro propone qualche spunto interessante come la presenza della torre d'avorio, piena di appartamenti lussuosi abitati da gente ricca che continua a fare la bella vita ignorando la grave situazione; tra i ricchi c'è kaufman, il capo della torre e più in generale colui che gestisce quel che resta della società, un uomo senza scrupoli che cerca di raggiungere i suoi obiettivi fregandosene degli altri e che viene rappresentato da romero in maniera negativa (es. ruba i soldi e cerca di scappare); insomma per gli uomini che vivono in mezzo alla strada e, nello specifico i protagonisti della storia guidati da riley (simon baker, già visto in una piccola parte di l.a. confidential e presente ne il diavolo veste prada), la minaccia è costituita dagli zombi e anche da kaufman; buone le varie intepretazioni, forse la migliore è stata quella di leguizamo (il celebre bobby blanco di "carlito's way"); asia argento non mi ha convinto, come del resto non lo ha fatto in tutti gli altri suoi film; sufficiente l'interpretazione del braccio destro di riley (robert joy, l'assassino di "resurrection"); oltre agli umani ci sono da considerare gli zombi che questa volta sembrano più intelligenti (sparano, nuotano e sanno pure fare benzina! ahah); il finale di certo non è di quelli da ricordare, ma per una volta zombi e umani capiscono che è inutile combattere e per questo scelgono di seguire le proprie strade (insomma un finale tutto sommato pacifico, nonostante gli zombi abbiano ucciso tutti gli umani presenti sul loro cammino); in conclusione si può definire un film discreto, migliore certamente di altri dello stesso genere



Waffy, 20 anni, Bari.




L'appassionante ritorno degli zombi di Romero

(10/10) Voto 10di 10

Il quarto capitolo della zombie-saga di Romero è semplicemente delizioso. Siamo in presenza di un horror colto, ironico, piacevolmte politico povero di effetti speciali in digitale, ma ricco di quella capacità cinematografica critica e visionaria in grado di mettere a nudo la violenza, l'ipocrisia e l'avidità delle classi dominanti. La terra dei morti viventi è il canto del cigno di quella piccola parte di umanità che ha pensato di difendere la propria volgare opulenza chiudendosi in splendide torri d'avorio, fatte di lusso, finanza e grandi firme, mentre i marginali di tutto il mondo sono alle prese con cannibalesca e interminabile guerra tra poveri. Il vecchio George non si fa mancare nulla: zombie in tute arancioni che vengono torturati e fotografati (Guantanamo e Abu Ghraib); frontiere/barriere con tanto di filo spinato per impedire ai morti viventi di entrare nel primo mondo, ma che in seguito impediranno ai ricchi umani di scappare; l'assalto degli zombie al palazzo sede del potere finanziario, commerciale e politico; l'alta borghesia braccata e divorata dai morti (il rovesciamento della dialettica servo-padrone) E poi ancora...mercenari, nani vestiti di viola con cappelli da cowboy, sangue, decapitazioni, un improbabile samoano gigante che si unisce al gruppo di antieroi, zombie che darwinianamente si evolvono (con tanti saluti ai teorici del creazionismo e a papa Ratzinger) e scene di lotta di classe.. La terra dei morti vivente è un godimento per tutti gli amanti dell'horror intelligente. Romero ancora una volta riesce a sovvetire l'esistente.



Adriano, 30 anni, Firenze.





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