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La notte dei morti viventi (1968)

Opinioni presenti: 18
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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C'è qualcosa che nn torna

(1/10) Voto 1di 10

A parte gli zombi che lasciamo perdere..ma vabbè era anke il 68..ma questi tipi ke si kiudono in questa casa e già sanno dove sono disposte tutte le cose...quello ke scende in cantina a cercare una kiave e dopo un secondo sale con una kiave con la targhetta distributire?!!? ma se io, in casa mia ci metto minimo un'ora solo x trovare le kiavi di riserva della makkina,ke in teoria dovrei già sapere dove le ho lascisate... cmq ma questi si kiamano x nome senza mai esserse presentiati...e infine...ma se i morti tornano in vita,xkè il cadavere al piano di sopra nn si ripiglia?! vabbè era il '68



Santa clauss, 99 anni, Polo nord.




La perla del terrore puro

(10/10) Voto 10di 10

La notte dei morti viventi rappresenta la stupefacente pietra miliare di una sequela di brutti remakes. Da annoverare tra i più bei film horror che mai siano stati realizzati, il capolavoro di Romero lascia un segno indelebile nelle paure ancestrali di tutti. Lo strazio peggiore, ancora più devastante della vicenda stessa, è il finale: sette persone passano una notte intera a cercare di sopravvivere, e se la cava uno soltanto. Viene ucciso per sbaglio, la mattina dopo, dai tanto attesi soccorsi. L'utilizzo del bianco e nero, i fermi immagine sui titoli finali, le musiche - tanto macabre quanto azzeccate - e la speranza uccisa e non risorta, enfatizzano all'estremo il raccapriccio (Nightmare, a confronto, sembra un film di Ridolini).



Tiziana, 40 anni, Milano.




Un diapason per la filmografia del genere

(9/10) Voto 9di 10

L'ho rivisto e riconsiderato. L'ho proposto l'anno scorso all'interno di un modulo di lezioni ai ragazzi di II media a cui insegno (previo permesso dei genitori): si trattava il racconto dell'orrore, tra un dracula e un william wilson proposti da alcune antologie. La metafora angosciante della paura del diverso in rivolta, del terrore di perdere il controllo tipico di questi tempi nuovi, dell'orrore dell'insoluto, dell'insolubile e dell'inconosciuto è motivo sufficiente per considerare il tema proposto nel film quale cruciale e fondamentale: la scarsità di mezzi con i quali è realizzato lo rendono scarno, essenziale, autentico; il valore artistico e la suggestione scaturiscono probabilmente proprio da tali presupposti. È inoltre interessantissimo il passaggio di significato dagli zombie della filmografia precedente (Halperin), cadaveri ridotti a bassa manovalanza da artifici magici o parascientifici (così vicini all'automa del Dottor Caligari, agli Epsilon del Mondo Nuovo concepito nel romanzo di Huxley), ai morti viventi romeriani, trasformatisi in icone della nostra corrotta ed immonda contemporaneità. L'idea è geniale, portatrice di un'angoscia condivisibile, ottimo esordio della trilogia e vero e proprio diapason per tutti i film del genere (che sono seguiti e che lo hanno preceduto). Ottimo film.



Abbassoghezzi, 39 anni, Gorizia (GO).




Il meno bello dei 4 ma sempre un capolavoro

(10/10) Voto 10di 10

Dei quattro films di Romero sugli zombie, "la notte dei morti viventi" è quello che mi piace di meno. Il film, ovviamente, risente dell'età che ha (quasi quarant'anni). Il sangue fa più impressione quando è rosso; una buona dose di splatter in un zombie - movie è essenziale; le interpretazioni degli attori(pur bravissimi) soggiaciono ai canoni recitativi dell'epoca (impostate oltre misura ed incapaci di rendere fino in fondo l'orrore che i personaggi vivono nel film). Nonostante ciò The night of the dead è il miglior film sugli zombie che sia mai stato fatto dopo l'alba, il giorno e la terra dei morti viventi. La genialità di Romero è evidente: una persona di colore come protagonista; l'idea della casa non come luogo da cui fuggire (propria di tantissimi films di paura), ma come posto in cui trovare protezione e salvezza; la critica alla media -borghesia americana, preoccupata di salvare il proprio orticello ed incapace di collaborare con gli altri per il raggiungimento del fine comune. Voto: 10.



Alessandro, 29 anni, Peschiera Borromeo (MI).




1968

(10/10) Voto 10di 10

E' il fatidico anno 1968, venti di rivoluzione spirano nel mondo, e il cinema horro da il suo contributo. Romero firma un capolavoro senza possibilità d'appello. I morti escono dal loro sonno e fanno sentire la loro rabbia, La metafora é chiara é geniale. Significativa la sceltsa di un attore di solore per il ruolo di protagonista. Come spesso succede non molti capirono (capiscono?) la metafora insita in questo film, eppure tant'è...non un semplice film, ma un grido di guerra. Capolavoro.



Paolo, 24 anni, Roma.





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