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Amici miei atto III

Opinioni presenti: 5
Media Voto: Media Voto: 8 (8/10)

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Bel finale

(9/10) Voto 9di 10

Un buon finale per dei personaggi così irriverenti, molte scene sono divertenti, prima fra tutte quella del rito satanico, stranamente anche se i protagonisti sono alla fine della vita questo film è molto più ottimista dei due precedenti, bello il finale, lo ritengo inferiore al primo ma superiore al secondo!



Vincenzo, 21 anni, Torino.




Solita allegrìa ma decolla poco.Ottimo finale.

(8/10) Voto 8di 10

Evidentemente non convinto della necessità di un terzo seguito, Mario Monicelli rifiuta di dirigere la terza avventura sugli amiconi toscani zingari e viene sostituito da Nanni Loy. Il film non è debole rispetto ai primi due, ma va da alti a bassi: la prima parte è la migliore, soprattutto perché, data l’età avanzata dei quattro amici, la malinconia che caratterizzava i primi due lavori qui può essere un po’ più accentuata. Quindi ecco l’ospizio: la nuova dimora del Mascetti ormai paralitico; a ciò, si aggiunge il fatto che gli altri tre zingari lo seguono a raffica; si prosegue con gli scherzi feroci che i protagonisti costruiscono abilmente per prendere in giro ferocemente gli altri ospiti della casa di riposo, canzonando tutti i problemi legati alla vecchiaia, in particolar modo l’incontinenza. Grande la scena nella quale i quattro fanno finta di levarsi le dentiere e le mettono in bicchieri e piatti. Ma non tutti gli scherzi ideati nella terza sceneggiatura di questa trilogia di film fa centro: la beffa ai danni di Bernard Blier, ad esempio, riesce in parte, ma risulta divertente; la parentesi sentimentale del Melandri ricalca in qualche punto quella del primo film. La seconda parte diventa invece molto debole:il viaggio al Polo Nord è davvero una cosa inutile, una mezza cretinata giusto per allungare un po’ la storia(divertente però lo scherzo disgustoso sul vomito); ancor di più la zingarata che loro organizzano per convincere tutti gli anziani che l’ospizio nel quale si trovano non è gestito in buone condizioni(le rane nei piatti; le simulazioni delle voci dei fantasmi; gli effetti horror), salvo farlo acquistare al Sassaroli. Insomma si tratta di trovate sciapite che non fanno decollare il secondo tempo del film. Buchi comunque coperti dalla bravura dei protagonisti. Sottolineerei invece due momenti del film davvero toccanti: la vendita del bar Necchi e la scena conclusiva, nella quale gli zingari toscani decidono di rimettere in atto uno dei loro scherzi più riusciti: lo schiaffeggio dei passeggeri sui treni in partenza. Nanni Loy ha fatto benissimo a far chiudere così il film: è una conclusione degna che di nuovo rimette in piedi una sceneggiatura in tono minore. Ormai il Mascetti, il Necchi, il Melandri ed il Sassaroli sono troppo vecchi e appesantiti per schiaffeggiare i passeggeri affacciati ai finestrini dei treni. Quasi stavolta sono loro a ritrovarsi con le facce piene di sberle, tranne il Mascetti che, paralitico, spruzza inchiostro ai viaggiatori con una peretta. Ma eccoli sempre pronti a divertirsi, come ai bei tempi. L’ultima inquadratura li mostra mentre insieme corrono verso altri binari tentando, seppur goffamente, di tornare alle allegrie spensierate di una volta. Un bel finale che quasi ti fa dispiacere che non si sia fatto anche un quarto seguito.



Daniele, 26 anni, Napoli (NA).




Patetico

(6/10) Voto 6di 10

niente a che vedere con i capolavori di Monacelli (atto I e II)...Salvano la baracca il grande Gastone Moschin e il Mitico Ugo Tognazzi.



Simone, 20 anni, Roma.




Decisamente da rivalutare

(8/10) Voto 8di 10

Sono anche io molto d'accordo con Matteo. Questo è sicuramente un film da rivalutare in quanto è l'effettiva chiusura del ciclo di "zingarate" dei quattro amici. Mentre l'atto secondo era il naturale continuo dell'indimenticabile ed insuperabile, a parer mio, primo atto, questo terzo atto da senzaltro una chiusura, anche piuttosto realistica, alla loro vicenda. Riguardo agli indubbi "errori" che tu citavi penso che il tutto sia da guardare proprio nell'ottica del senso del film, occorreva chiudere il capitolo "amici miei" e non conta quanti anni sono passati, l'importante è che siano passati. Un film che personalmente consiglio, anche ai più giovani, perchè può insegnare molte cose, se preso per il verso giusto, una su tutte: la semplicità è una chiave di lettura della vita che aiuta a passarla meglio. Se dovessi consigliare la visione di uno solo dei tre però consiglierei senza dubbio l'atto primo, genuino e spontaneo. Questo motiva il mio voto 8.



Riccardo, 24 anni, Empoli (FI).




Il terzo capitolo della trilogia

(10/10) Voto 10di 10

A dieci anni di distanza dalle zingarate con il Perozzi, i quattro amici ormai acciaccati non hanno perso la voglia di vivere facendo scherzi pesanti e questa volta per non staccarsi dal Mascetti che paralitico e vedovo decide di andare a vivere in una lussuosa casa di riposo lo seguono abbandonando ognuno le proprie attività: il Melandri (interpretato dal sempre eccellente Gastone Moschin) è in pensione, il Necchi il fenomenale Renzo Montagnani vende contrariato dalla moglie il proprio bar, e il Sassaroli (il grande Adolfo Celi, al suo ultimo film un anno prima della morte) vende la sua clinica e diventa il nuovo proprietario e direttore della casa di riposo stabilendo regole libertine per tutti gli anziani ospiti. L'ultimo capitolo della trilogia è quello meno amato da pubblico e critica ma personalmente lo definisco un buon film, ed è giusto che i personaggi sembrino meno vivaci di prima essendo invecchiati, il cambio di regia da Monicelli all'altrettanto grande Nanny loy non sembra aver compromesso le cose, magari lo fa sembrare meno toscaneggiante del solito e di più tutto italiano. Ho notato un errore nel film che ho citato anche prima, come faceva il mascetti ad essere completamente solo dopo la morte della moglie che aveva anche una figlia che nel secondo film era diventata addirittura mamma? E inoltre il secondo film era del 1982, questo film è del 1985 (quindi sono passati tre anni)e allora perchè la voce narrante di Montagnani ci racconta che il Mascetti era diventato paraplecico "sei anni prima" dopo la morte della moglie che invece nel secondo film era viva e vegeta e contenta perchè sicura che nelle sue condizioni non avrebbe più potuto tradirla? Del film mi è dispiaciuto vedere uno sprecato ritorno di Bernard Blier nel ruolo di un anziano ospite ovviamente sempre fregato come lo storico Righi del primo film e che muore pure, Enzo Cannavale, presente anche lui nel ruolo di un altro vecchio è fenomenale. Ugo Tognazzi nel ruolo del Mascetti in una delle sue ultime apparizioni è troppo forte, e insieme agli altri interpreti regala un opera esilarante e secondo me da rivalutare.



Matteo, 19 anni, Cesena (FO).





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