Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 il buon successo di film come “Young Guns: giovani pistole” e “Young Guns 2: la leggenda di Billy the Kid” (musiche di Jon Bon Jovi), favorì la convinzione che il western sarebbe tornato un genere di moda: bastava mettere dei ventenni come protagonisti e un pizzico di chitarra elettrica nella colonna sonora. Il western tornò davvero in voga, grazie soprattutto agli oscar vinti da “Balla coi Lupi” e “Gli Spietati”, ma poi, altrettanto rapidamente, questa nuova ondata si esaurì. Nel frattempo però era durata quanto basta per regalarci la più bella serie tv western degli ultimi decenni: “I Ragazzi della Prateria” (titolo originale “The Young Riders”), prodotta tra il 1989 e il ’92 per un totale di 68 episodi. Sweetwater, Nebraska, 1860: l’anziano ex Texas Ranger Teaspoon Hunter viene incaricato di aprire una stazione di pony express. Una vedova di nome Emma offre il terreno per la stazione e vitto e alloggio per i ragazzi che faranno da corrieri. Vengono assunti sei orfani diversi tra loro per passato e carattere: Kid, serio e maturo, Cody (che passerà alla storia come Buffalo Bill), simpatico e scanzonato, Ike, muto e sensibile, Hickock (che diverrà il celebre pistolero Wild Bill), abile ma impulsivo, Buck, di padre bianco e madre Kiowa, e Lou (vero nome Louise), una ragazza che si finge maschio per guadagnare quanto basta per portare via suo fratello e sua sorella dall’orfanotrofio del Missouri da cui lei è scappata. Tra una consegna e l’altra, i ragazzi aiutano lo sceriffo Sam Cain, che sposerà Emma, a mantenere l’ordine. Col tempo si uniranno al gruppo due nuove leve, Noah, un nero che vuol farsi rispettare dai bianchi, e il quattordicenne Jesse James (che diventerà un famoso bandito).
I vecchi telefilm western degli anni ’50 (Bonanza, La Grande Vallata) erano insopportabili: c’era sempre una famiglia potente e perfettina che sembrava uscita dalla Bibbia e che veniva coinvolta in una serie di disgrazie da telenovela, mentre i cowboys attraversavano il deserto e giungevano a destinazione rasati e senza polvere sugli stivali. Invece I Ragazzi della Prateria è proprio il tipo di western che amo vedere anche al cinema: scenografie e costumi accurati, fotografia suggestiva, avventure inventate che si fondono con avvenimenti e personaggi reali, tema musicale semplice e accattivante, ed eroi dal passato turbolento, ma con una vena di simpatia e umanità che tiene ben separato il confine tra bene e male e permette di fare il tifo per i buoni.