Raramente nelle mie visioni cinematografiche mi è capitato di imbattermi in una produzione di siffatta scorrevolezza e levità narrativa. Saltando la prima parte, costituita di chiarissime argomentazioni sopra i neutrini, ci troviamo proiettati nel vero nucleo del film: quarantacinque (45) minuti durante i quali il protagonista fissa il vuoto (rimarchevole la sequenza del viaggio in autobus) guardandosi bene dal proferire motto.
Inestimabile il finale, dove lo stesso, dopo aver pensato bene di trascorrere la giornata seduto su una panchina immerso nella sua occupazione preferita, si riappalesa al mondo dei vivi giusto un istante prima dei titoli di coda.
E poi dicono che il cinema italiano è morto !
Se deve venir rappresentato da film come questo direi che è già in decomposizione avanzata.
Tony Rk
Un bel film. Un'avvincente introspezione psicologico/sociologica con sfondi e sottofondi musicali interessanti.
Questo film si svolge su più piani, con diversi sfondi. Rappresenta una metafora interessante e asciutta dei tempi moderni, caratterizzati dalla fretta di realizzare tutto e subito (in qualsiasi ambito, anche quello della ricerca scientifica pura). Ci sono diversi sfondi: quello della fisica, la ricerca scientifica (a cui deve il titolo - l'orizzonte degli eventi è legato alle teorie sui buchi neri), e che ci fa visitare un luogo affascinante quanto claustrofobico come il laboratorio sotto il Gran Sasso. C'è la montagna, sempre il Gran Sasso, visto da sopra, quasi una protagonista del film, che prorompe con la sua brulla e aspra bellezza (e anche qui l'assonanza con il titolo gioca la sua parte). C'è la realtà dell'immigrazione, tramite i protagonisti pastori, soprattutto albanesi, che continuano la realtà della transumanza, la loro povertà (antica, i pastori lo sono sempre stati), la loro vulnerabilità sopra la testa di altri immigrati, i ricercatori con i loro frequenti accenti stranieri, del laboratorio nel ventre della montagna.
C'é l'Aquila, città viva (che bellezza vedere le scene girate in città, il contrasto che creano con le immagini odierne è doloroso).
E' un film lento, introspettivo, asciutto e a volte anche irritante. Non lo consiglio a chi pretende movimento costante, risposte semplici e spiegazioni immediate. Più che dare risposte interroga.
possibile che non ho ancora trovato opinioni positive su questo film?!? a me è piaciuto tantissimo, regia e montaggio ottimi, la fotografia e la colonna sonora pure...voto 7 ma metto 10 per alzare la media
Se nel film c'è una morale, è che fondamentalmente tutti hanno problemi quotidiani con cui confrontarsi e il peso/valore del problema è solo relativo e proporzionale alla persona che lo vive. Quale la differenza tra un paio di mutande da risistemare ed un esperimento scientifico di portata mondiale? Nessuno, se la quotidianità è fatta soprattutto di quello. Dopo "Velocità Massima", da me apprezzatissimo, ero molto curioso di vedere il nuovo film di Vicari, sobillato da critiche ampiamente positive di alcuni quotidiani "autorevoli" e per la presenza di un attore che rispetto profondamente come Mastrandrea. Non leggendo mai trame ne guardando trailer, non sapevo cosa aspettarmi e di certo non un film originale e particolare come "L'Orizzonte degli Eventi", da vedere per chiedersi all'uscita dalla sala se il giusto e l'ingiusto che il film propone siano condivisibili o, più, semplicemente umani...troppo umani.
L'unica cosa carina di questo film è il titolo e anche un pò la loncandina, che però rispecchia troppo il suo contenuto: una valle desolata!!!
si possono capire e a volte apprezzare i film lenti, ma quelli insensati no!
chi ci ha capito qualcosa, perfavore lo spieghi all'umanità, regista e attori compresi.
(peccato perchè valerio è anzi era uno dei miei attori preferiti)