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Barry Lyndon

Opinioni presenti: 114
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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“Il Film”

(10/10) Voto 10di 10

La cineteca del futuro anno 3000 dovrebbe avere questo capolavoro da tramandare ai posteri. Non sono necessarie altre parole: capolavoro inarrivabile. Di pochi dialoghi, misteri interiori e grandi paesaggi , di storia avventurosa e emblematica, di un uomo moderno, di un uomo come noi.



Axel, 44 anni, Roma (RM).




Il capolavoro di un Maestro

(10/10) Voto 10di 10

Straordinaria parabola sull’ascesa, trionfo e caduta di un eroico opportunista intriso d’apparente romanticismo, la celebre pellicola del 1975 ispirata dall’omonimo romanzo di William Makepeace Thackeray s’impone come una delle più riuscite, anche tecnicamente, del Regista, forse, più incisivo del ventesimo secolo. Di fatto, attraverso le accattivanti, solenni e malinconiche avventure di Redmond Barry, non a caso inserite nell’Europa del tardo XVIII secolo a cavallo tra la rivoluzione americana e quella francese, osserviamo l’inesorabile svolgersi del destino di un antesignano degli uomini dei nostri giorni, ignorante, dissoluto, indifferente, egocentrico e nondimeno potenzialmente assai dotato. Per Redmond, come per ciascuno di noi, parafrasando il “Maestro di danze” potremmo ricordare che: Del resto, il tema del “sonno” ad occhi aperti e della meccanicità umana, dei condizionamenti cui siamo sottoposti, dell’impossibilità di essere artefici del proprio destino, d’essere altro (nel migliore dei casi) che un mero testimone di eventi incontrollabili, in una parola dell’incapacità di “fare” quale caratteristica principale dell’uomo “tra virgolette” sembra proprio il motivo ricorrente di Kubrick, il suo autentico mito di riferimento. Detto questo, l’incalzante spettacolo, da teatro delle “marionette”, delle vicende di Barry Lyndon ed il palcoscenico della storia ove si svolgono permane un affresco straordinario dal quale è difficile distogliere l’attenzione, per giunta, rinnovabile con immutato piacere ogni qualvolta che se ne provi il bisogno, come per ogni grande opera d’arte, come per una tela neoclassica, una sonata di Händel o una poesia immortale, tutti motivi, peraltro, concretamente presenti e ricorrenti in questa pellicola. Laddove, i capitoli dell’emblematica vicenda si succedono inesorabili come le pagine di un libro dal finale già scritto, algidi, avventurosi, solenni o malinconici ciascuno richiamandoci alla nostra stessa futilità, risuonando del nostro fato ineluttabile e, forse, anche spingendoci a guardare altrove. Dai costumi alle luci, dalle inquadrature al ritmo, dai dialoghi ai commenti della voce narrante, sia amari, sia sarcastici, sia ironici e che richiamano all’autore originale del romanzo come ad un postumo testimone di fatti “realmente” accaduti, sebbene mai occorsi: nulla è stato lasciato al caso.



Valerio, 44 anni, Milano (MI).




Che dio ti benedica

(10/10) Voto 10di 10

Che Dio ti benedica, Stanley, ovunque tu sia, e grazie per averci concesso la tua arte, alieno disceso fra di noi a mettere la parola fine su alcuni generi cinematografici. Di fronte a Barry Lindon provo amore, sapete, quel sentimento fatto di riconoscenza e commozione, rilassamento e stupore per la gratuità della bellezza, per essere partecipi al miracolo della grazia, per avere avuto la prova della potenziale grandezza di un essere umano. Nel 75 come 30 anni dopo e come fra altri 30 anni, come tutte le cose immortali che qualche artista deve fare anche contro ogni logica commerciale perchè sente di dover obbedire solo all'ansia di perfezione del proprio daimon. Dissento dalla lettura meramente formale ed estetizzante che tanti suggeriscono. E' un film dolorosamente profondo, che ci dice che le donne e gli uomini si devono proteggere dalle proprie emozioni per non rimanere ustionati, per non essere travolti dalle loro conseguenze sociali e perchè imparano che la bellezza è effimera - anche quella dei propri ideali-, l' amore passa o non è ricambiato, il bene è un concetto alquanto relativo, nessuno è disposto a riconoscerci per quel che crediamo di valere, e per finire la morte trionferà sempre e comunque. Morto Dio la ragione prova a far luce con un candelabro tremolante, tenta di ordinare la natura in un giardino geometrico all' italiana, formalizza ogni minimo evento della vita di ogni giorno, codifica gli abiti e le movenze, cristallizza la bellezza per illudersi di possedere qualcosa di eterno. E tu Stanley continui a regalarci questa illusione con la perfezione della tua arte. Ogni scena si può guardare come un quadro ma non nel senso che è statica, nel senso che vi si scorgono nuovi particolari, nuove interpretazioni e sfumature, e se ci si concede di vivere la prorompente sindrome di Stendhal che il sublime tappeto sonoro libera senza ritegno, anche vertiginose profondità emotive. Due scene a caso fra tutte: Lady Lindon e Mr. Barry si guardano in silenzio sul tavolo da gioco, sfacciatamente, ma quasi con tristezza, con dolore, come se vedessero ognuno il proprio scheletro, come se afferrassero l' assoluta ineluttabilità non solo della propria attrazione ma anche del dolore che questa porterà, come se percepissero insieme il culmine della propria bellezza, la sua irripetibilità e il suo disfacimento in atto. Mr Barry a cena da una ragazza tedesca col bambino che lo prega di restare, solo per pochi giorni; lui dà un nome falso, è un falso ufficiale, sta scappando dalla guerra, il cuore di lei ci verrà detto dopo è stato assalito e occupato varie volte da soldati di passaggio prima di Barry; eppure in quel magico irripetibile istante ecco una sacra famiglia, gli occhi di lei implorano, esprimono tutta l' assurdità e il dolore della guerra; nella scena il bambino è delizioso, assolutamente naturale, si lascia imboccare e guarda i due grandi che si baciano: è il wallpaper del mio PC.



Daniele, 44 anni, Gazzola (PC).




uno dei massimi assoluti

(10/10) Voto 10di 10

un gran capolavoro. piu' lo vedo piu' lo amo. Un film da assaporare passo dopo passo, una fotografia sublime, una colonna sonora da brividi (Sarabande di Haendel da accapponare la pelle). Un film passionale, ed e' impossibile non immedesimarsi in Radmond Barry, tanti sono i lati della personalita' che svela: ingenuo ma anche crudele, avido ma anche generoso, codardo ma anche nobile. Strepitoso. La mia scena preferita: il duello finale. Otto minuti, 3 parole e tanta, tanta tensione. Con Sarabande in sottofondo. Inarrivabile!



Luigi, 42 anni, Milano (MI).




Bary Lindon

(10/10) Voto 10di 10

Film bellissimo, come del resto lo è l'argomento trattato; tutto è all'estremo la musica, la pittura, l'architettura, la scultura, l'arte in genere e di conseguenza il cinema. Per giudicare la magistralità del regista (se vi fosse ancora questa necessità) basta pensare che tutte le scene sono state girate con la luce naturale; coem se questo non bastasse basti notare che il paesaggio è sempre invernale. Molti potranno giudicare questo film noioso solo perchè dura più di tre ore, ma forse non meritano di guardare per tre ore così tanta bellezza.



Gabriele, 42 anni, Firenze.





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