La pellicola in questione si lascia piacevolmente guardare senza mai annoiare. Il problema è che non si decolla quasi mai: per tutto il tempo la situazione non si evolve e cambiamenti significativi si hanno solo durante le scene finali. L'argomento è un po' difficile da trattare e, per questo, si nota qualche incertezza nella regia. Nel complesso, complice la buona prova del cast, il risultato è più che accettabile ma può risultare altamente noioso per qualcuno.
Ossatura molto fragile, dialoghi scadenti e ritmi blandi...
Il tema poteva avere sviluppi decisamente migliori.
Bello solo il titolo x la sua profonda allusione morale e filiale...
è davvero brutto. era parecchio che non ne vedevo di così orrendi. Mi ha deluso sia per la trama che per la recitazione del coprotagonista. Non vedetelo
tutto sommato mi è piaciuto. Sono abituata ai film lenti, mi metteva angoscia più che noia, i volti dei bambini che (secondo me non casualmente) restavano sullo sfondo della storia, uomini e donne stufi marci di una felicità quasi imposta dal benessere, insomma, qualcosa di molto simile a quello che vive molta, troppa gente. Eppoi scusate, quella frase finale è decisamente ironica letta alla luce di un finale dove l'unico che rimane davvero solo era quello che si credeva migliore e più furbo! Insomma, sembrano davvero dei bambini che giocano, egocentrici e cattivi nella loro spudorata e decisamente fuoriluogo inconsapevolezza.
Parlano, bevono, fanno l'amore e raccontano bugie. Ma più la storia va avanti, meno ti importa delle loro vite.
Un film pretenzioso e teatrale, basato su dialoghi fasulli: sanno più di cattiva letteratura che di vita vissuta, sembrano usciti direttamente dal corso di scrittura creativa tenuto da uno dei protagonisti, tra l'altro il personaggio meno riuscito, l'ennesimo scrittore in crisi propinatoci dal cinema d'oltreoceano.
Un altro limite del film è la scelta di decontestualizzare i personaggi dal mondo che li circonda, fornendo pochissimi dettagli sulla loro vita, sul lavoro, le relazioni sociali. Quattro ultratrentenni, appartenenti alla middle class intellettuale, insoddisfatti di sé e dei rispettivi coniugi. Ognuno ha le sue ragioni, il suo punto di vista su ciò che accade. Ma non riescono a coinvolgere lo spettatore, a emozionarlo. Primi e primissimi piani a raffica, smorfie, occhi lucidi, sorrisi tristi, sguardi nel vuoto per spiattellarci la crisi della coppia americana. I bambini li guardano, ma lo sguardo di De Sica sul mondo degli adulti era tagliente come un coltello affilato, qui invece, siamo all'autcompiacimento e all'autocommiserazione.