Dovrebbe essere obbligatorio vedere questo film a tutti. Io insegno e ho davanti ai miei occhi un ragazzo come Paolo che vedo da anni ma a volte in passato ero contenta quando non partecipa alla lezione. Mentre guardavo il film non facevo altro che pensare a questo ragazzo e di quanto io non fossi all'altezza della situazione.Il film mi ha fatto riflettere sul mio comportamento superficiale e mi riprometto di agire diversamente in futuro.
Il lunghissimo primo piano sulla Rampling è da grande cinema - mi ricorda Bergman.Lei è d'un'intensità struggente.
Un'ultima considerazione: meravigliose sono stati i capricci, le irrazionalità di Paolo, la sua troppo umana debolezza. Commoventi le parole della Rampling quando dice che paradossalmente sarà la malattia di Paolo a proteggerlo.
Ovviamente non è per Tarantinomani! Argomento forte trattato con raffinata dolcezza. Uscire dal film e cominciare a riflettere su situazioni che, un pò tutti noi, preferiremmo non vedere.
Complinenti ad Amelio ed al cast. Bella la fotografia.
Finalmente un altro, raro film intelligente: rimette al centro, con grande efficacia e rigore, il tema delle relazioni umane. E' uno schiaffo alla società della relazione virtuale, quella dei videogame e della abbuffata mediatica.
A suo modo è anche un film contro la violenza al potere (la fuga dall'ospedale).
Ci fa sentire tutti dei vermi, con eleganza ed intelligenza.
Ma nello stesso tempo ci fa scoprire che si può continuare a vivere, e a convivere, ascoltando "l'altro" e trovando anche quella impossibile comunicazione interpersonale senza la quale siamo sempre più isolati e chiusi nei nostri pregiudizi.
Nel finale del film il giochino di Paolo e la televisione usata in modo ossessivo sono annullati dal placato paesaggio nordico, e dall'abbraccio.
La recitazione, spesso improvvisata, di Paolo è un capolavoro, e l'attore di Gianni è talvolta imbarazzato, anche professionalmente, davanti alla spontaneità di Paolo, ma anche questo fa parte della bellezza del film.
Capolavoro.
Trascinato, controvoglia, a vedere il film di Amelio lo ho trovato abbastanza carino. Le chiavi di casa rappresentano emblematicamente (secondo i recensori ufficiali del film) il momento di passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza. Quel momento in cui i genitori consegnando le chiavi ai propri figli ritengono che questi abbiano raggiunto un grado di autonomia e maturità sufficiente, e non c’entrano un accidente con la storia raccontata. Se l'intento di Gianni Amelio era quello di illustrare questo passaggio trasfondendolo su un ragazzo handicappato che aspira ad un grado minimo di autonomia dagli altri nella vita di tutti i giorni, dobbiamo dire che questo è stato toppato in maniera totale. Se invece ci si avvicina, od allontana dal film come da un racconto di “viaggio verso la maturità” il contenuto drammatico è stato realizzato pienamente. Rossi Stuart ha la solita faccia da giuggiolone, lo avevo trovato antipatico in , qui solo fuori posto. Ma sicuramente il critico muore d’invidia perché lui è molto più bello di me. Il personaggio chiave della storia è la Rampling. Davvero il suo personaggio commuove, ossia lo spettatore. La chiusura col viaggio in Norvegia è un poco incredibile ma – nell’economia della storia – è in grado di illustrare che non esiste un “happy hereafter” non è possibile vivere felici e contenti con quella situazione. Nella deludente palude del cinema italiano è comunque un isola di serio spettacolo.
Cara debora di torino, ms in 29 anni non hai ancora capito niente della vita???!!! ma ritirati tu! le chiavi di casa è un capolavoro, apprezzato, ammirato con commozione anche da chi vive esattamente quelle storie sulla propria pelle.
non mi sembra lento, mi sembra adeguato alla storia: ragazzi, perché volete tutto sprint?? occorrono anche le pause lunghe e i silenzi, che danno il senso della profondità e fanno pensare assieme al personaggio.
kim rossi stuart è diventato un ottimo attore con una naturalezza che lo fa sembrare il giovane papà del pianerottolo di casa.