Signori miei questo è cinema. Un film inteso , emozionante le immaggini splendide la scelta dei colori come sempre azzeccata. Bisogna dirlo i film nippo-coreanei rappresentano il cinema moderno , sono il top del cinema moderno e giustamente Venezia ne prende atto.
Il piccolo monastero galleggia eremita sull'acqua tra le montagne. Un cane, un gallo, un gatto, un serpente ed infine una tartaruga si susseguono come le stagioni, con ritmi immutabili tracciando profondi solchi di gioia crudele, educazione rigida, rabbia omicida, dolore rigoroso e piacere ossessivo. Il titolo è circolare come la vita, vibrante come la sua scenografia acquatica e terrena. Un magistrale distacco partecipe ci racconta di un monaco ed il suo discepolo dagli sguardi imperturbabili ed i gesti asciutti che sanno creare un'aspra tensione sotterranea narrativa e visiva. Il regista Kim-Ki Duk non da risposte, ma dona solo profonde visioni, silenzi ascetici. Una storia Zen di cinque capitoli piena di trappole. Le stagioni non sono sfumate ma ben distanti, la storia non è atemporale ma ben collocata ai giorni nostri, la scena non è idilliaca e protetta dalla natura ma repressiva e violenta. Un particolare su tutti. La splendida inquadratura dei piedi dei due amanti che si accarezzano dopo aver consumato per la prima volta.
Una parabola del Buddhismo espressa per immagini, questo film è il Buddhismo, ma privato della paccottiglia New Age caratteristica delle letture Occidentali di questa antica filosofia. L'idea del mondo come ciclo, ma fatalismo e cinismo non autorizzati.
Simbolico e intenso. Riflessivo e potente come il desiderio, unica fonte di dolore e per questo da controllare ed educare. Il peso dell'esistenza in una pietra attaccata addosso che si tende a scaricare sugli altri, almeno fino a che la saggezza non ci rende capaci di scegliere coscientemente di amarla e portarla assumendocene personalmente le responsabilità.
Dal punto di vista tecnico qualche ingenuità nelle inquadratare, se proprio vogliamo trovargli un difetto.
Fotografia scenografia stordenti.
Da vedere.
forse il film più bello che abbia mai visto...l'atmosfera ricca di vibranti emozioni in una pellicola difficile ma che ti fà capire con i suoi 103 minuti di durata il vero significato della vita...vivere vuol dire compiere un continuo percorso con i suoi alti e bassi ma alla fine stagione dopo stagione il bravissimo protagonista riesce a capire il significato della sua esistenza...lo consiglio a tutti quelli che vogliono affrontare la vita intensamente!!!bellissimo...
Per cominciare credo che la cosa più opportuna sia quella di dire che il film è un capolavoro. detto questo la cosa che mi ha molto impressionato è che il film pur essendo ambientato ai giorni nostri non abbia tempo e l'immersione totale dello spettatore nella realta di questo piccolo lago dia una malinconia dura da togliersi di dosso. capisco che per alcuni sprovveduti le tematiche dei film orientali possano sembrare sempre le stesse, ma vorrei ricordare che oltre a quello che viene espresso bisogna vedere come viene espresso!