Non è facile parlare a chiare lettere di un mondo e di patologie che spesso ci colpiscono così da vicino e in vie secondarie tanto da entrare in noi così di nascosto e, contemporaneamente, di prepotenza. Credo, invece, che Luna abbia messo su un vero e proprio documentario perfetto nelle analisi di casi, chiaramente da generalizzare. Da esperto, ho trovato molto interessante (che avrei approfondito, sinceramente) l'argomento della ninfomania: se ne sa ancora tanto poco, ma colpisce tante donne e l'attività mediatica di questi tempi non aiuta a contenere questo "vizio": si, perchè può iniziare come una qualsiasi forma di assunzione di sostanza da dipendenza e creare dei legami molti stretti con l'IO. Mi dispiace aver letto opinioni non felici. Sicuramente le aspettative di ognuno di noi sono diverse, ma considerare noioso o inutile un documentario forse potrebbe significare che, anche inconsciamente, si ci aspettava di vedere situazioni estreme nuove... Credo che scoprire come parafilie sessuali stanno dilagando sempre più possa essere considerato comunque un fatto sensazionale e, sicuramente, poco annoiante. Una buona cultura scientifica del sesso ci eviterebbe non solo giri viziosi e malfamati, ma anche, e direi soprattutto patologie gravi non facilmente controllabili. La mia impressione è che Luna abbia voluto mandare anche un messaggio del genere, naturalmente poco capito perchè troppo scomodo, sia per se stessi perchè non facilmente si accetta di ammettere di essere affetti da patologie che colpiscono il fisico, figuriamoci la psiche!; che per quell'industria occulta che anche in questo modo crea patologie e dipendenze per fare mercato e soldi. Per questo motivo il mio giudizio non può che essere ottimo.
E' un documentario ed avrei preferito che non ci fossero state attrici. All'uscita del cinema mi sono chiesto: "Ho imparato qualcosa?", no è tutta roba che già si conosce, comunque una rinfrescata su come gira questo mondo ben ci stà. E' un documentario imparziale: ne pro ne contro, si sentono varie opinioni, drammatiche sono quelle delle ragazze dell'est europa, più tranquillizzanti per noi uomini quelle di altre. Si mostravano donne da alto bordo e da strada e la differenza estetica era abissale. Quello che per me è mancato nel documentario è stato il non mostrare abbastanza la forte umanità che hanno le persone che fanno questo lavoro e i benefici che questo lavoro dà alla società togliendo in giro potenziali maniaci e calmando (o curando) persone complessate o altro.
Se devo essere sincero, mi sono alquanto annoiato durante la visione del film, anche perchè un tema importante come quello della prostituzione sarebbe potuto essere affrontato im modo più approfondito, facendo prendere parte al cast le vere protagoniste di questi racconti di vita quotidiana.
un'attrice, per quanto brava, non sarà mai coinvolta a tal punto nel personaggio da raccontare le sensazioni e i sentimenti provati dalle prostitute sulle strade del mondo....!!!
tuttavia posso dire che con qualche aggiustamento il film non sarebbe neanche da buttare...
Colori. Digitalizzazioni feroci. Morphing estremi. Fotografia eccelsa (Ricardo Aronovich, pluripremiato direttore della fotografia) e montaggio sorprendente (Bernat Vilaplana). Ecco le cose che per prime emergono dalla visione di "Yo puta", il film della regista spagnola Luna. E' una pellicola che odora di settimanale di moda, che sa di vogue e cosmopolitan, che è fresca, veloce, accattivante, provocante e per alcuni versi innovativa. Ma che, come questi ultimi, riesce a trasmettere a volte solo vacuità abacinanti e leggiadria di spirito.
Il tema trattato è la prostituzione, sia maschile che femminile, sia privata che pubblica (la pornografia). La regista utilizza uno stile promiscuo, tra realtà e finzione, tra documentario e fiction, usando attori per le interviste con i "mestieranti"(forse) e pornostar vere/i. Affianca alle interviste con stile documentaristico, girate esacerbando gli aspetti di fiction collocando gli/le intervistati/e su uno sfondo posticcio e iridescente (tramonti, nuvole, bagni pubblici, macellerie, ospedali), a una storia girata in maniera "classica": Daryl Anna e Denise Richard che sono vicine di casa e la prima fa da cicerone nel mondo della prostituzione d'alto bordo alla seconda. Questo sembra proprio essere il punto nero del film: inutile, pieno di retorica (vorrebbe essere un modo per dire: "guardate, è così che succede") e recitato mediocremente, appesantisce lo stile veloce e colorato che è la vera perla della pellicola.
In più, linguaggio esplicito come da realtà, forse qualche "mestierante" autentico e quei due o tre spezzoni montati e girati da vero documentario contribuiscono alla creazione di un prodotto ben vendibile e appetibile alle bocche più eterogenee (vedi il provino con la futura pornostar che sta lì lì per concedersi ma che all'inizio nega di voler fare film hard, girato sovraesposto e con telecamera digitale a mano, intervistatore mai ripreso - non si può non vederci Godard).
Luna non si capisce se voglia denunciare o semplicemente illustrare, se voglia muovere a compassione o "demagogare", se voglia intrattenere o denunciare. A confondere è quel suo stile, ripeto, così pieno e "ggiovane", così ditalmente barocco ma assolutamente nuovo e piacevole che prende possesso dell'intera pellicola e la fa da padrone.