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L'amore ritorna

Opinioni presenti: 33
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Il male oscuro, ma non troppo, della Sanità italiana

(8/10) Voto 8di 10

Film che dice molte cose. Forse troppe. Regista del sud con un forte radicamento verso la sua terra la Puglia e la invidia per l’amico di successo trapiantato al nord, mentre lui quel filo non ha mai avuto il coraggio di spezzare. Ricordo, ritorno, rievocazione, rivisitazione della propria vita, della famiglia, degli amici, del paesello. Tutto questo ed altro ancora c’è in questo bel film, raccontato con leggerezza e profondità insieme, grazie alla “magia” che solo il cinema d’autore (Starnone) sa dare, nel trasporre i piani tra realtà e sogno, morte e vita, sentimenti e vanità, ambiente e smog, famiglia e divorzio, favola e realtà. Finalmente il cinema italiano sa con molta umiltà raccontare storie comuni, senza cercare effetti speciali, senza scadere nella banalità del sesso o delle risate forzate, ma andando al sodo per approfondire le relazioni. Anche la musica è in contrappunto: da un lato la bellissima colonna sonora che sottolinea tutti i momenti topici del film e dall’altro, invece, quella vissuta dalla sorella di Luca, come condanna, fino all’incontro con l’amore, naturalmente. Un solo riferimento da citare, che fa onore a questo film è “Le invasioni barbariche”, forse il miglior film di questa stagione. Cinema che fa riflettere, malattia che permette un percorso all’indietro nella propria vita, critica forte alla sanità pubblica, ma con una grande differenza: - in quel film il denaro consentiva al malato terminale almeno la “giusta” morte che desiderava; - in questo il denaro non consente nemmeno la diagnosi, che un semplice medico del sud invece intuisce. Ne fa le spese il paziente – malato – pollo da spennare, grazie al quale il “nostro sistema” consente il lecito arricchimento degli “impresari” della salute, vero scandalo denunciato da episodi purtroppo veri della nostra vita quotidiana.



Giuseppe, 56 anni, Milano (MI).




ma ci vuole l'ospedale?

(6/10) Voto 6di 10

L'AMORE RITORNA - Olga di Comite Sergio Rubini firma la sua settima regia e lo fa con la sua ansia di ragazzo invecchiato, ricucendo reali stati d'animo e magia visionaria, come in altre sue opere. Qui l'autore, tramite il protagonista, Fabrizio Bentivoglio, suo alter-ego nel film e amicissimo nella realtà, riflette sul come la malattia sia a volte non solo pausa forzata, ma occasione per ripercorrere la propria vita e le proprie esperienze da un'altra prospettiva, quella del letto. Chiunque abbia lottato a lungo con il male, sa quanto esso modifichi il nostro esistere, perché "la malattia non è un'interruzione di vita, ne fa parte" ed in quanto tale aiuta a meglio comprendere persone e fatti che si affollano e si sovrappongono quando stiamo bene. In più la sofferenza fisica, facendoci sentire soli e smarriti psichicamente, spesso ha un altro risvolto utile a ridare senso al rapporto con gli altri. A questo allude il titolo e questo si cerca di dimostrare nel film: "quello che si è dato lo si ritrova sempre... L'amore, le persone ritornano, magari trasformate. La vita non è avara...". Da questa idea di partenza nasce poi la sceneggiatura a tre mani di Carla Cavalluzzi, Domenico Starnone e dello stesso Rubini, che vi gioca la parte del leone. Ecco quindi Luca (F. Bentivoglio), un attore impegnatissimo in tv e aspirante regista, costretto a "fermarsi" in seguito a un malore, poi rivelatosi un serio problema, che lo costringerà al ricovero. Passato dall'inferno della rumorosa attesa nella pubblica sanità al felpato silenzio della lussuosa clinica privata, Luca comincia il viaggio nella sua esistenza di prima, non escluso l'irrompere dei ricordi delle origini pugliesi e la presenza magica di una cugina morta giovanissima tanti anni prima. Questa fanciulla la vediamo passare tranquillamente dalla morte alla vita, dallo ieri all'oggi, dal Sud al Nord, come solo avviene nel meraviglioso mondo del magico. Così il fresco fantasma compare ora nella casa della madre, ora nel suo paese d'origine, ora nella clinica di Milano. Esso rappresenta in qualche modo il trait d'union tra lui, che è vissuto e si è affermato al Nord, e le sue radici meridionali. Durante l'evolversi della malattia il protagonista si rivedrà accanto persone perse di vista, accolte dapprima con un certo fastidio, poi sentite sempre più vicine e corpose. Tra queste l'amico d'infanzia giunto dal paesello (lo stesso Sergio Rubini) e il padre, pensionato e poeta mancato (Alberto Rubini, padre di Sergio). Accanto al letto si avvicendano anche le due donne importanti: la sua ex -moglie (Margherita Buy), della quale riesce finalmente ad accettare la decisione di lasciarlo, e l'attuale compagna (Giovanna Mezzogiorno), giovane irruente e intollerante.Con la fine della malattia e il ritorno alla normalità, ridimensionata la nevrosi da succe



Olga, 50 anni, Perugia (PG).




MI STUPISCO

(2/10) Voto 2di 10

... sempre di leggere opinioni sui film che vedo e che trovo diverisssime dalle mie! concordo solo sulla bravura degli attori, ma il film di Rubini l'ho trovato noiosissimo e assolutamente inutile, domani l'avro' dimenticato e nulla mi sara' rimasto. Eppure dalle opinioni degli altri siamo di fronte a un quasi capolavoro! Forse per questo, come dico sempre, viva il cinema! oguno di noi pensa di un film che vede qc di altro da chi gli e' seduto accanto: non e' poco, anzi e' tantissimo! alessandra



ale, 47 anni, estero.




mi spiace tanto ma fa ca**re

(4/10) Voto 4di 10

come mi dispiace dover stroncare un film con tante persone che amo alla follia, in primis Bentivoglio, Buy e Rubini. Epperò non si può far finta di niente e tirare il film per i capelli. C' è un problema: non scatta la molla dell' immedesimazione; ti vedi la storia e continui a pensare: Bentivoglio, Buy, Rubini, Orsini, Melato, Placido e fai del gossip, guarda com' è flaccido quello, ma sta bene coi capelli tinti come Baglioni, com' è invecchiata quella ma la amo dai tempi della Stazione, come recita male quell' altra quando esce dal suo clichè drammatico, e ti chiedi, come faceva deandrè : sono loro stasera i migliori che abbiamo? No, ci mancano LoCascio e Accorsi e la Ceccarelli. Il film non funziona, non coinvolge, non si sa mai dove vuole andare a parare. Ma che senso hanno certe scene come la Marchini che tira lo sciacquone o tutte quelle inguardabili della Mezzogiorno che dovrebbe fare la ragazzina e sembra mia nonna pazza? O il fantomatico aggiustatore di carillon per il quale vale la pena di perdere l' audizìone della vita? E che ca**o c' entra l' elicottero di Placido? E la cuginetta defunta rediviva sfuggente dove la vogliamo mettere? Ma Starnone, ragazzi, chi si crede di essere? Ma è un film di fantascienza? Io sono sicuro che sul set c' era un clima di imbarazzo totale e tutti hanno voluto solo fare un favore a Sergio Rubini, per compassione, perchè si sa, a una certa età l' ambizione cresce e il talento viene a mancare e quindi si rimedia come si può. Nessun personaggio è credibile e la storia non esiste, c' è solo molta buona volontà ma senza un briciolo di genio. Mi dispiace molto per Fabrizio ma sono sempre più convinto che abbia qualcosa di tarato, deve avere qualcosa che non va, qualcosa che lo induce a buttar via il suo talento. Vi ricordo che il primo film di Salvatores che non ha voluto fare fu proprio il pluripremiato Mediterraneo per il quale anche Bisio può dire ai nipotini di aver vinto l' Oscar. Se ci penso l' unico film bello che ha fatto è Turné di ormai 20 anni fa. Ti frega perchè ha questo carisma animalesco di attore purosangue ma poi naufraga sempre in mani sbagliate. La Buy che deve fare poverina? Lei è veramente l' attrice pura, che fa quello che le dice il regista e io, personalmente, la amo in maniera morbosa e vorrei morire felice fra lei e la Sandrelli, però non può salvare da sola un film e poi non si lascia mai andare! Avete presente lo sfogo contro il marito traditore ne "I giorni dell' abbandono"? quando gli fa un c**o tanto e gliele dice di ogni, tipo "Che le fai? Le lecchi la f**a? Glielo metti in c**o? Tutte quelle cose che con me non volevi fare?" Aah, finalmente! No, sempre misurata, controllata, forse mete soggezione ai registi non so. Infine Rubini: mettiti il cuore in pace, c' è già Banfi, è nato prima di te! Che è 'sta Sacra Corona Riunita? Ma chi ti ha convinto che sei un regista? Chi ti dà i soldi? Quante persone guardano i tuoi film e soprattutto come hai fatto a separarti da Margherita Buy?!?



Daniele, 46 anni, Gazzola (PC).




Il talento di rubini

(9/10) Voto 9di 10

Mettere insieme un cast straordinario, aggiungere 3 personaggi pugliesi (la comare, la mamma, il papà) dall'interpretazione impeccabile, trattare un tema come la malattia, tirarne fuori una storia non banale, intrisa di sensibilità e leggerezza, con un finale di delicata sobrietà,conferma il valore e il talento di un grande regista quale è sergio rubini.



Giovanni, 46 anni, Mesagne (BR).





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