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Agata e la tempesta

Opinioni presenti: 45
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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Dalla realtà alla favola

(8/10) Voto 8di 10

Il passaggio dal mondo reale (inquieto, aggressivo, che vede l'uomo nella solitudine) a quello favolistico (in cui l'uomo trova l'aggregazione, la calma e la serenità) avviene, come è accaduto per Pane e Tulipani, per una casualità (una dimenticanza, una tardiva rivelazione). E' questa la chiave per aprire la porta che conduce alla vita parallela che è quella nostra sconosciuta attitudine a vivere in modo più semplice, più modesto che non isola le persone nei loro diversi problemi, ma le accomuna in una serenità che prende forza proprio dai singoli rapporti. Ecco le sensazioni che mi ha comunicato il film ed ancora provo un senso di leggerezza nell'animo quando penso in sintonia con quello che ho visto a quanto in fondo ci vorrebbe poco per raggiungere questo risultato.



Giampaolo, 63 anni, Roma (RM).




Parafrasando un altro opinionista: un'occasione sprecata

(5/10) Voto 5di 10

Poteva essere un capolavoro, invece mi ha deluso il film di Silvio Soldini “Agata e la tempesta”. Comincio dagli aspetti positivi: una fotografia splendida, colori bellissimi, interpretazioni di altissimo livello (una Miglietta da urlo, ma bravi anche tutti gli altri...), spunti suggestivi a livello di trama, momenti di autentico, irresistibile divertimento... eppure è un film che non mi ha convinto: troppa carne al fuoco, troppi personaggi, troppe situazioni non chiarite (perché tutti i personaggi parlano romagnolo e ad un tratto ci troviamo a Genova, riconoscibilissima dal paesaggio e dal dialetto?), ma soprattutto la mancanza di una scelta stilistica che finisce per disorientare lo spettatore, Come “la felicità non costa niente” di Mimmo Calopresti, anche questo film non riesce a decidersi tra "la tranche de vie" minimalista e il grottesco. Non sto dicendo che in un film il messaggio sia indispensabile, ma qui proprio non ho capito il senso dell'opera, ammesso che ne abbia una. Di Soldini ho visto di meglio. Ha scritto un commentatore prima di me “un'occasione persa” io aggiungo "un'occasione sprecata".



Silvano, 60 anni, Cormano (MI).




agata in tempesta

(7/10) Voto 7di 10

La tempesta del caso incontra e modifica le vite di tutti i protagonisti, quasi condotti per mano dalla placida e insieme elettrica Agata, solare e malinconica, bella e un po' sciupata, in una parola, vera. Ma nel contempo tutto è surreale, con un tono e una sfumatura in più nei colori, negli intrecci, nelle luci. Soldini, che sperimenta con coraggio linguaggi e storie diverse, questa volta ha voluto coniugare la buona commedia italiana,e non italiota, con un grottesco un po' sopra le righe alla Pedro Almodovar. Quest'ultimo aleggia, nelle scenografie, nei visi di alcuni personaggi (vedi Maria Libera), nel genere di cui è stato indiscusso iniziatore, nella struttura corale e a volte confusa del film. La narrazione è mobile, fatta di sottostorie con tanti segmenti che si aggiungono via via. I luoghi hanno anche un valore simbolico: la città irta e un po' disordinata, Genova, duetta e s'alterna con un delta padano favolistico, dalle parti di Goro; gli attori si muovono entrando in nuove situazioni, creando "famiglie" affettive non istituzionali in un cerchio perlopiù leggero che si allarga con naturalezza. Francamente l'ho trovato intelligente e divertente, ma non nitido e compatto come "Le acrobate" o "Pane e tulipani". Probabilmente la sceneggiatura a tre mani ha portato a una certa dispersione, anche se, per altro verso, risulta arricchito il lavoro che si forma per accumulazione di idee. C'è poi di gradevole, in quanto non erudito, il costante richiamo alla letteratura. Si potrebbe dire infatti che il libro è anch'esso un protagonista, in quanto a partire dal lavoro di Agata, che gestisce una libreria, le storie letterarie servono ad allacciare ulteriori rimandi e relazioni tra i personaggi. E vediamoli un po' più da vicino questi personaggi. In primo luogo Agata (la godibilissima Licia Maglietta), libraia innamorata che fulmina lampade e fanali con la sua energia amorosa, parlando spesso con la voce delle sue letture. Lettore indefesso è anche Nico (Claudio Santamaria), il suo giovane amante maliziosamente interrogato sui libri che lei gli sceglie. C'è poi Gustavo (Emilio Solfrizzi), architetto fratello di Agata, con una moglie psicologa modaiola e un po' isterica (Marina Massironi), il quale scopre di essere cresciuto in realtà in una famiglia adottiva. Questa rivelazione, che gli cambierà la vita, nasce dall'incontro con il fratellastro Romeo (Giuseppe Battiston), un romagnolo rappresentante di mestiere e cultore di una moda colorita e chiassosa. Il vitale giovanotto ha una moglie paralizzata che adora ma che tradisce in ogni situazione favorevole. Da questo "spostamento" di rapporti familiari nascono i successivi sviluppi del racconto con la ricostituzione di una famiglia sui generis, perché Romeo si sente subito fratello anche di Agata ed Agata non smette di giocare il ruolo di sorella maggiore con Gustavo. Via via che procede, la narrazione acquista colori diversi: si va dal feuilleton al melodramma



Olga, 50 anni, Perugia (PG).




spagnolo

(7/10) Voto 7di 10

Lento, volutamente lento.Reale non certo per la storia ma per i personaggi ammalati di italianita'. Un film che mette in risalto le nostre stupidita' senza volerci insegnare niente. Poetico. Guido



Guido, 45 anni, Capua (CE).




La nuova commedia all'italiana!

(7/10) Voto 7di 10

La bellezza del film e' nella sua leggerezza poetica mai completamente avulsa dalla realta', dai luoghi e da personalita' specifiche. Soldini e' un nuovo grande ed originale maestro del genere commedia e con questo film restituisce vitalita' ad un tipo cinematografico vampirizzato dalla fiction televisiva e dai suoi interpreti improvvisati. C'e' pero' il rischio di creare un canone Soldini. Indubbiamente il cast, le caratterizzazioni dei personaggi, la fotografia ricalcano troppo la esperienza felice di "Pani e Tulipani". Si esce dal cinema quasi con la sensazione di aver assistito ad un seguito invece che ad una sceneggiatura originale. Una ingenuita' che verra' certamente evitata nel prossimo film.



Leo, 42 anni, Roma.





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