Garrone l'ho conosciuto con "L'imbalsamatore": un grande film! Questo "Primo Amore" è la conferma che questo giovane regista trova assolutamente congeniale il difficile terreno della devianza, della perversione, ma anche della triste realtà, perchè la trama di questo film è di per sè un monito a chi persegue oggi (ed è la maggioranza) il parametro dell'esteriore, dell'apparire. La perversione dell'orafo co-protagonista (attore non professionista) è la perversione del nostro tempo. L'amore incondizionato e commovente di lei non viene minimamente apprezzato. A questo viene sadicamente anteposta la magrezza "condizione fondamentale di partenza" per un rapporto duraturo. Non è un film sulla perversione, è un film sull'uomo del secondo millennio. E questo (l'uomo, non il film) non è bello da vedere.
Colonna sonora e riprese tanto belle da non sembrare italiane!
Grazie Garrone, il cinema italiano vive!
..a tutti quelli che han dato voti altissimi a qst film vorrei dire che rispetto pienamente la loro posizione ma non accetto che critichino chi invece il film non l'ha apprezzato..
il punto è questo..ricordando sempre che 'de gustibus non disputanda est'(e quindi una cosa che io amo potrebbe al contempo far vomitare il mio migliore amico..), mi fa ridere quello che alcuni saccentoni si ostinano presuntuosamente a scrivere...ho letto di tutto, da 'meditate gente, meditate' a 'chi non ha apprezzato questo film non capisce niente di vita' a ancora 'ma lo volete capire che il film parla di anoressia ed è tratto da una storia vera?'...dunque è per questo che davanti a sì tanta superficialità, io voglio rispondere 'ma cosa caspita volete che c'entri il fatto che il film sia tratto da una storia vera con la sua resa finale?deve forse x questa ragione essere un bel film?..'no, no e no...nella trappola della compassione non ci cado, non c'entra assolutamente niente che il film sia una storia realmente accaduta, niente. anzi, vi dirò che la storia in sè la trovo realmente coinvolgente e piena di drammaticità, è il film che non regge il gioco...l'ho trovato un film quasi amatoriale privo completamente di regia, con una sceneggiatura ridicola(quasi inesistente) e proprio perchè centrato su un soggetto potenzialmente coinvolgentissimo l'ho trovato del tutto privo di pathos e di malattia(che invece avrebbe dovuto figurare e come..)..per non parlare del dialetto veneto che stordisce dopo soli 10 minuti di pellicola...l'unica menzione positiva va alla recitazione dei due attori, molto bravi ma anch'essi imbarazzati in più di un'occasione..e non solo per i silenzi, perchè ho amato film davvero essenziali nei dialoghi, ma qui dio santo i momenti di silenzio angosciano ancor di più perchè rispecchiano il nulla dell'essenza di cui il film è fatto..
in conclusione ,quindi, un film che non consiglierei mai di vedere, e ripeto, non è per la trama, che anzi avrebbe potuto essere sviluppata degnamente...
un'ultima parola prima di congedarmi quei a quei commiserevolissimi 'saccentoni' di cui prima: smettetela di misurare la grandezza di un'opera(sia essa cinematografica, musicale, letteraria, pittorica...)solo sulla base degli intenti dell'artista che la realizza..quello dovrebbe essere solo l'input di partenza, l'opera d'arte in sè, mi spiace, è tutto il resto...
..ma soprattutto, smettetela di giudicare moralisticamente chi non condivide la vostra idea..io non critico voi che questo film lo avete apprezzato(non sapendo se realmente abbiate apprezzato il risultato completo oppure, appunto, solo la trama)..
dando un voto basso a qst scempio non dò un voto basso al tema che tratta, quindi fatemi il piacere, imparate a guardare oltre ogni trappola della banalità e soprattutto, girate largo con il vostro spicciolo benpensare..
Ciò che colpisce subito nel film è l'accento spudoratamente veneto del protagonista lasciando nell'aspettativa abituale dell'ascoltatore/osservatore un senso di nausea da realtà che ispira alla fuga dalla visione ma che poi sarà proprio un collante che terrà il pubblico estremamente interessato a ciò che d'inquietante (e perciò così familiare e intimamente tetro) viene fuori da questo orafo veneto interpretato magistralmente. La malattia non si fa aspettare limitatamente a ciò che l'orafo vuol fare del corpo della sua fizandata ma già si percepisce ancora una volte nei suoni della voce del protagonista, priva d'eco, avara di parole e perciò essenziale (come l'idea ossessiva di corpo essenziale) pur nonostante la totale convenzionalità del linguaggio. E sembra che l'idea di essenzialità e quindi di autenticità/ verità caratterizzi anche questo (nuovo?) modo di fare cinema del regista e la sua filosofia senza i soliti effetti speciali ne altri fronzoli di sceneggiatura a danno dell'immmediatezza delle emozioni. Ed anche i sentimenti e i pregiudizi dello spettatore all'inizio "grezzi", ostili contro questo personaggio cupo e noioso come la sua voce, si affinano, si perfezionano, "si modellano" durante il cammino, il percorso del film, sfociando ancora nell'ottica della tragedia dove alla fine tutte sono vittime.
Una novità emerge, bravi attori veneti, con il loro accento dialettiale, nella regione il dialetto è molto diffuso, che non fanno la parte delle serve o dello scemo del gruppo. Comunque segno tangibile che c'è anche un altro Veneto, diverso da quello della micro impresa diffusa, e dell'artigiano che lavora 24 ore al giorno. Bello il film, interessanti i segnali del nuovo Veneto. La presa diretta ha aggiunto al film maggiore coinvolgimento.
E' curioso vedere come questo film riscuota consensi totali o stroncature nette... Di solito accade a opere di spessore e, più in generale, all'Arte (con la A maiuscola...appunto). Personalmente l'ho visto solo ora, una domenica mattina alle 5,30. Non mi sono addormentato.. e non è poco. Non ho parteggiato ne per l'uno ne per l'altro personaggio. Voglio dire.... il personaggio maschile è aberrante, ma la mortificazione che lei accetta mi disgusta parimenti. Ho condiviso le mie imprensioni con una donna, forse, più colpita di me. Sicuramente è interessante, non fondamentale. Vorrei vedere Garrone all'opera con una storia più leggera, con la commedia che è territorio molto più complesso del neorealismo.