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Il marchio di Kriminal

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Erano altri tempi, gli anni '60...

(7/10) Voto 7di 10

Ieri sera ho visto con curiosità questo film, non ne avevo mai neanche sentito parlare.. eppure, a mio modesto giudizio, si tratta di una piccola perlina della cinematografia nazionale. L'ho trovato parecchio ben realizzato e, in particolare, ho notato un discreto spiegamento di mezzi economici, per una pellicola tutto sommato di nicchia. Gli attori recitano in linea con l'uso di quegli anni, così come in linea sono i dialoghi e le idee base del film... un classico e godibile filmetto di fine anni '60. Unico rammarico, volendo, è il tremendo finale in cui si passa da un'azione forsennata, con inseguimenti e quant'altro e poi nel giro di due secondi, fine di kriminal, fine del film e titoli di coda... finale precursore di quei finali da filmazzo di azione americani odierni, in cui succede di tutto per il 95% della durata del film...e poi gli ultimi due minuti il film piglia e finisce... In ogni caso, mi sento di raccomandare la visione di questo titolo, tutto sommato si tratta sempre di un prodotto che ha felicemente raggiunto gli 8 lustri d'età... un'occhiata la merita.



MiGuZ Massimiliano Fondi, 35 anni, Frascati (RM).




Kriminal

(10/10) Voto 10di 10

Giorni fa ho noleggiato il dvd di questo film, curioso di vedere all'opera uno di quei personaggi le cui storie venivano divorate dai nostri genitori sui giornaletti. E devo dire che il buon Max Bunker, padre del mitico Alan Ford, ha creato un personaggio davvero fantastico. Il film, benchè confezionato nel lontano 1967, è una piccola perla incastonata nel già fulgido panorama cinematografico italiano dell'epoca. La regia, non affidata al grande Umberto Lenzi bensì al comunque bravissimo Fernando Cerchio, traccia un giallo d'autore, con una storia avvincente fino alla fine e condita dal colpo di scena finale, davvero inatteso. Tra Londra, Madrid e Beirut una vicenda enigmatica che si snoda intorno al mistero racchiuso in quattro identiche statuette raffiguranti il Buddha, che vedrà protagonista il platinato Kriminal circondato da poliziotti capaci e bellissime ed enigmatiche donne senza scrupoli. Invito tutti a vedere questo film. Bello, emozionante e d'autore.



Trixter, 29 anni, Roma.




Kriminal fa il bis, Lenzi no.

(4/10) Voto 4di 10

Secondo ed ultimo capitolo delle avventure del Kriminal cinematografico, qui sulle tracce di due dipinti scomparsi rintracciabili grazie ad una mappa divisa in quattro parti, inserite singolarmente in quattro statue di budda identiche. Fernando Cerchio aggiunge molte risate, forse troppe, al film, che sembra più la parodia del lungometraggio precedente che il suo seguito ideale. Gleen Saxson indossa nuovamente il "completino da trapassato" dell'anti-eroe di Magnus & Bunker, ma è meno impacciato del primo film. Ammazza le sue complici con più ironia, seduce una bella truffatrice spagnola, nuovamente Helga Linè (già vista nel film precedente in altro ruolo), sfidandola a riconoscerlo durante una crocera di una nave diretta in Libano. E per poco non gioca un brutto tiro a Milton, il suo acerrimo nemico in procinto di sposarsi con una bruna Gloria Farr (anche se nel film precedente e nel fumetto è bionda), mentre nell'incipit, si diverte a provocare delle sincopi cardiache a delle anziane vecchiette, fingendosi il direttore della casa di riposo "Villa Serena". Troppe risate, ripeto, poca azione, nessun avversario veramente notevole (se non l'ispettore Milton, reinterpretato con molta più gigioneria da Andrea Bosic) e un finale che vede il "re del delitto" morire nella maniera più banale: cappottandondo con la macchina durante un inseguimento con l'ispettore Milton. Gleen Saxson gioca a fare Roger Moore, mentre l'azione a volte si ferma per trasformarsi in tavola a fumetti, ma anche questo film dimostra che Kriminal, famosissimo all'epoca, è più appassionante leggerlo nei fumetti che vederlo al cinema. Dopo questa performance, infatti, Kriminal tornò solo sulla carta, fino alla chiusura del suo albo nel 1974.



Marco, 35 anni, Tarquinia (VT).





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