Luc Besson ha, forse, firmato il suo capolavoro.
Stega, invasata, ribelle o santa e conquistatrice?
Tutto questo, direi.
E, soprattutto, un animo inquieto, sempre alla ricerca di qualcosa, dotato di una forza e di un coraggio eccezzionali.
Ecco la santa, la martire e la vittima della Francia.
Santa non tanto per se stessa, ma per il suo destino infame e tristissimo.
La vergogna del tradimento, una vita sempre sopra alle righe, ed una morte da eroina.
Ci viene presentata una Giovanna d'Arco umanissima.
Una ragazza dotata di una forza, che deriva dall'inquietudine e da un coraggio spaventoso, il cui destino si compie da bambina, quando assiste impotente alla rovina della sua famiglia.
Questo fatto la segnerà per tutta la vit, e saprà dare tutta se stessa alla ricerca della vendetta, piuttosto che alla coltivazione della sua personalità di donna.
Un personaggio completamente e totalmente umano.
Vengono messi in evidenza i difetti e una maschera con cui sa coprirsi molto abilmente: la maschera di una combattente, di un'impavida che deve ed ha il coraggio di dire"no" davanti ad ogni sopruso.
L'estrema tragicità di questo incredibile personagio viene fuori abilmente dal confronto con la bambina che era, e con la donna che, malgrado se stessa, è dovuta diventare. E lo è diventata soprattutto per difendersi.
Con immagini d'autore ed altamente poetiche (le corse nei campi della sua casa di campagna), con una rappresentazione da cupo medioevo (le scene di guerra, hollywoodiane e fortisse), e il disengo psicologico dei principali personaggi (molto bravi John Malkovich e Faye Dunaway), è raccontata una storia senza tempo.
La storia dell'infame destino di una donna, che ha sempre detto sì al coraggio per non soccombere, mascherandolo con la fede.
Il colloquio finale con la sua coscienza (Dustin Hoffmann) è da antologia.
Santa o eretica? E che importa?
La forza di una potente inquietudine.
E di una vita con il sapore di santità per la sua estrema durezza. E per il suo coraggio nell'affrontarla.
La storia dell'eroina della Francia.
Molta azione, poca o nulla introspezione, leggerezza
nel trattare la figura criptica della pulzella
d'Orleans, sindrome da kolossal...Se ne poteva fare a
meno.
messinscena sfavillante, la prima parte è travolgente, con una fotografia ed una forza visiva davvero fuori dal comune.
La narrazione si sfalda (parecchio) nell'ultima parte, diventando confusa ed anche noiosetta. Riguardo il "personaggio storico", presentare giovanna d'arco come una persona mentalmente disturbata, se può non piacere ad alcuni, non sembra del tutto campato in aria, leggendo i verbali del processo.
D'altra parte si tratta di un film e non di una puntata di Quark... :o)
ho visto poc'anzi il lungo di besson. Molto bello, direi sia definibile ad un colossal come ben-hur, dove m igliaia di comparse riempivano l'inquadratura dei campi lunghissimi offerti dal 14 mm che in queste sequenza si usano facilmente. L'attrice l'ho trovata preparata, anche se la reputo piu come modella, ma la trovo molto espressiva. Besson come dire ha giocato in casa questa volta, quindi, tanto di cappello per questa sua conoscienza storica. L'unica cosa che non trovo giusta, è la sequenza in cui registicamente parlando, Giovanna, stava trovando il futuro re di Francia e tra i finti re, proprio lui: quello vero, si atteggiava come se non si volesse fare scopreire; beh, allora, Besson, non dire a Malcovich di fare finta di niente, perchè rientra nello stereotipo di quello che si vuole fare trovare.
Grazie. Michele Sueri, operatore di macchina Modena