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Il ritorno

Opinioni presenti: 44
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Come è difficile essere padri (e figli)

(9/10) Voto 9di 10

Molti hanno apprezzato il film per la fotografia, pochi per la storia, un film effettivamente difficile e di poche parole. Molti commenti hanno messo a fuoco, e bene, le metafore, le simmetrie e le intenzioni che il regista, con un linguaggio, certamente non abituale per un pubblico viziato da film americani e televisivi, vuole comunicarci. Vorrei parlare del rapporto tra padre e figli che mi sembra centrale. Questo padre duro, antipatico, si fa quasi odiare ma l’autore ce lo rappresenta con una immagine che suscita pietà come il Cristo di Mantenga, da vivo e da morto. Ancora e non a caso, il regista non ce lo fa mai vedere in fotografia, tranne che nell’ultima scena in una foto di dodici anni prima. La fotografia è la rappresentazione di quello che il fotografo vuole riprendere e guarda caso il fotografo è il figlio maggiore ed il padre non c'era mai nel viaggio. Insomma il regista, con l’esito finale della morte, vuole (forse) restituire al padre la dignità e il rispetto che merita, che nemmeno la lontananza di dodici lunghi anni, il RITORNO a casa ed una gita insieme ai figli hanno potuto dargli. Ed i figli, (certamente) se ne rendono conto dopo la morte, cambiando totalmente atteggiamento. Quella che doveva essere una gita si è trasformata in un viaggio ed in una involontaria tragedia, perché il padre aveva fretta di recuperare il tempo perduto, il rapporto e gli insegnamenti ai propri ragazzi, ma vuole perseguire questo risultato senza rinunciare allo scopo del suo VIAGGIO e senza metterli a parte. Ha fatto bene? Era giustificato trattare i propri figli così? O forse voleva solo che non diventassero suoi complici?



Giuseppe, 55 anni, Milano (MI).




Il silenzio, chiave del mistero

(9/10) Voto 9di 10

Quando un film mi piace so dire quasi subito il perchè. Per questo invece ho dovuto aspettare un po'. Come uno che ha avuto un'emozione fortissima ed ha dovuto prendersi tempo per rielaborarla. Sì, la posta in gioco è troppo intensa, è un nucleo primigenio fatto di rapporti genitoriali, filiali, l'odio, l'amore, da dove veniamo, dove andiamo, chi siamo. E siccome tutto questo è mistero, la cifra fondamentale del film è appunto il mistero. Non escluderei in questo senso la chiave religiosa, anche se non in modo così esplicito come chi ha visto nel padre Gesù. Ma piuttosto come mistero dell'uomo che rimanda a qualcos'altro. Non per nulla una delle suggestioni del film è l'alternarsi alto-basso (all'inizio ed alla fine).Vorrei dire a chi si è annoiato: imparate dal film l'arte del silenzio, praticatela ogni tanto in questo mondo dai rumori (e dalle immagini) così assordanti - da cui per un paio d'ore Zvyagintsev ci fa uscire. E poi provate a rivederlo.



Marilena, 52 anni, Catania.




Ritorno nel mito

(9/10) Voto 9di 10

Si può girare un film senza una storia? E' lecito. Si può parlare con poche parole e molte suggestioni legate all'immagine? Bisogna saper usare un'altra lingua. Si può far riflettere ed emozionare l'uomo post-moderno con archetipi tratti dal mito e dalle letterature primigenie? Occorre saper toccare le corde giuste. Si può non dire nulla dei significati della propria opera e lasciarla intera a chi la fruisce? Ci vuole coraggio, è la sfida di tanta arte contemporanea. Queste sono le scommesse che il film "Il ritorno", vincitore del Leone d'oro a Venezia ha vinto meritatamente, fatti salvi alcuni momenti di lentezza e alcune piccole incongruenze. Con poca spesa, senza clamore, questo esordiente di talento, Andrej Zvyagintsev ha posto le premesse per una carriera che può essere prestigiosa. L'opera è difficile, scabra, simbolica e quindi soggetta ad interpretazioni plurime, ma lascia lo spettatore con la sensazione di aver assistito a qualcosa di vero e di antico, che si svolge con ritmo lento, ma non tedioso, davanti ai suoi occhi. Quel tanto di ricercato e autoriale che c'è in alcune inquadrature, peraltro supportate da una fotografia stupenda, si può perdonare di fronte alla resa complessiva. Analizziamo ora possibili spunti di lettura. Già nel titolo è adombrato un doppio o triplo rimando possibile: c'è il ritorno del padre, c'è il ritorno a casa dei figli, c'è il ritorno alle origini, ai sentimenti e rapporti fondamentali. Forte valore simbolico hanno poi l'acqua del mare (elemento prenatale) e la torre (il "totem") che compare nella prima inquadratura, quella dei ragazzi in cima all'alta costruzione di tralicci, che i più grandicelli usano come trampolino di lancio (nella vita adulta?) e da cui il più piccolo ha paura di tuffarsi. Rimarrà lassù, schernito dagli altri e impaurito, finché la madre non salirà a riprenderlo. Una torre di tubolari con una piccola piattaforma è quella da cui il padre mostra al figlio più grande il mondo circostante da "agire" e da contemplare. La stessa costruzione sarà il luogo della tragedia conclusiva: scalandola, il figlio più piccolo vuole punire il genitore; scalandola, il padre vuole testimoniare la sua angoscia e il suo affetto per lui. La torre sarà allora simbolo del tragico distacco di Ivan dall'infanzia, la terribile iniziazione alla crescita. E i tre personaggi poi: il Padre e i due fratelli. Non ho scritto a caso la prima lettera maiuscola, perché questo non è solo il padre-individuo connotato dai suoi silenzi, dal suo mistero e dalla ruvidezza con cui tenta di conquistare un ruolo che ha dimenticato per dodici lunghi anni. E' anche l'archetipo, l'eroe mitologico che può uccidere e salvare con la sua legge e le sue norme; colui che assicura la sopravvivenza materiale e sa confrontarsi con la na



Olga, 50 anni, Perugia (PG).




Stuzzicante

(8/10) Voto 8di 10

Il film offre notevoli spunti di riflessione. Si presta a diversi livelli di lettura, caratteristica questa di tutti i grandi film. La crescita, la fantasia, gli ideali, le diverse realtà... Sicuramente da vedere e da confrontare con il film di Bellocchio...Vi sono più elementi in comune di quanto può apparire.



Roberto, 50 anni, Milano.




Come e' possibile che ancora non abbiate visto questo film?

(10/10) Voto 10di 10

Come per magia, sbuca dalla profonda russia un film veramente superbo fatto di grande poesia umana e che ci ripulisce la mente e gli occhi da tutte quelle stron... che ci vengo proposte quotidianamente sia al cinema che in tv. un opera prima memorabile di un regista che subito aspettiamo alla riconferma. grandissima fotografia, grandi i due giovani attori, soprattutto il piu' piccolo (vedere per credere la scena in automobile quando e' completamente bagnato). un film che all'apparenza e' privo di alcune risposte (ma che cavolo c'era in quella scatola disotterrata?) ma questo fa parte del gioco creato dal regista attorno al rapporto dei due ragazzi con il padre (snaturato?) ritrovato. nella vs. dvd-teca deve trovare sicuramente spazio questo film. ... consigliatissimo anche a chi ultimamente ha sprecato i soldi comprando i vari "signs" con mel gibson oppure "master and commander" con russell crowe.....(tanto per citare di film che hanno sbancato al botteghino) gente, i buoni film ci sono ancora e "il ritorno" e' uno di questi



Alessandro, 49 anni, Sesto fiorentino (FI).





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