Seguite attentamente lo svolgimento della vicenda e prestate attenzione ai numerosi simboli teologici / cristologici presenti... Il film parla del Padre... e della difficolta' di credere in Lui, di accettare il Suo apparente abbandono e il Suo inspiegabile "ritornare" solo per "tormentarci"... portandoci su strade che non comprendiamo...
Stupendo film!
Un film alto, poetico, di una bellezza spiazzante, dove il non detto vale piu’ di tante parole. “vosvrascenie “ é il coraggioso sforzo di raccontare una storia vecchia come il mondo secondo prospettiva inedita, affidando il senso ultimo della comunicazione non alla narrazione, ma alla visione (essenza stessa del cinema) che riacquista in questo film tutta la sua potenza e insondabile profondità.
monicelli a venezia 2003 non si è sbagliato caro pietro,anzi il leone d’ oro è stato il primo di una lunga serie di premi e riconoscimenti assegnati dai critici di mezzo modo, americani compresi, al valore artistico di questa piccola grande opera prima.
c’è un disperato bisogno di film come questo, così lontano dagli stilemi di un cinema usa che a dispetto dei grandi numeri e salvo rare eccezioni( a caso,qualche buon titolo uscito negli ultimi 6-8 anni: buffalo ’66, memento,the beliver, happines, in parte magnolia), sta vivendo una lunga stagione di crisi creativa di cui banalità autoriali come scarface o carlito’s way, purtroppo stabilmente presenti nella top-ten di film up, ne sono un palese esempio.
In tempi di “invasioni barbariche” dove si spaccia per capolavoro un discreto film come il “Rocky in gonnella” di Clint Eastwood, il Ritorno e’ un film di valore assoluto per la sua poesia e forza espressiva. Zvyagintsev, sulla base di una solida sceneggiatura solo in apparenza semplice, lavora per sottrazione realizzando un film rigoroso, di profonde suggestioni, di grandi scenari ipnotici e dilatati che si mostrano alla visione innanzitutto come scenari dell’ anima come nel miglior cinema di Tarkovskij o Herzog . Un’ opera prima lenta e incalzante come un thriller, dura come la furia degli elementi che si abbatte sui protagonisti e intensa come lo sguardo del piccolo protagonista alla ricerca di un affetto paterno che non riconosce nell'uomo piombato improvvisamente nella sua vita e che dice di essere suo padre. Ivan Dobronravov nel ruolo del piccolo Vanya ha mostrato davvero uno straordinario talento, la sua è una tra le migliori interpretazioni degli ultimi anni.
Dopo Alexandr Sokurov (quando i suoi lavori avranno anche in Italia distribuzione in dvd?), la Russia potrebbe aver trovato in Andrey Zvyagintsev un nuovo importante regista che al suo esordio dietro la macchina da presa realizza un’ opera di grande valore artistico, vivamente consigliata a chi non ha paura di interrogarsi e riflettere su ciò che vede.
Meritatissimo Leone d’oro a Venezia 60.
Fotografia sbalorditiva, atmosfera eterea e glaciale, tempo e spazio dilatati. lo spettatore viene trasportato in una dimensione metafisica nella quale il film comunica su di un livello emozionale tanto profondo da necessitare di tempo, a visione ultimata, per rendersi conto a pieno della straordinaria bellezza dell'opera. chi è in cerca di film a tesi si astenga da questo che è volutamente aperto a diverse interpretazioni e misterioso. io nella storia del genitore tornato ho letto molti elementi di una parabola sulla fede cristiana e sul rapporto padre figlio in senso spirituale. da brividi la scena in cui i figli remano durante il temporale e il piccolo si dispera dicendo di non farcela più e il padre gli risponde "puoi figliolo puoi"...se aveste solo un granello di fede... la chiave religiosa potrebbe essere avvalorata dai ripetuti riferimenti utilizzati dal regista a partire da quelli puramenti scenici come il cristo deposto del mantegna. in ogni caso le interpretazioni sono molteplici ed aldilà di tutto a parlare sono le immagini. bravissimo il più piccolo dei fratelli, la scena di lui abbandonato sotto la pioggia dal padre è di quelle indimenticabili. caldamente consigliato a chi come me ritiene che la maggior parte dei film in giro siano un offesa alle potenzialità del mezzo cinematografico in senso artistico. senza addentrarmi in un peraltro comlplesso discorso sul sistema e le sue ripercussioni sulla qualità saluto con entusiasmo la presenza di film come questo. capisco che lo spettatore abituato al linguaggio cinematografico hollywoodiano possa trovare ostico un film del genere ed addirittura noioso eppure se riuscisse a fare tabula rasa dentro sè e si disponesse in maniea aperta al film ne verrebbe ricompensato e scoprirebbe il cinema sotto un ottica diversa e forse più elevata.