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Il gusto degli altri

Opinioni presenti: 10
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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L'Affresco

(8/10) Voto 8di 10

Sì, perchè di un affresco si tratta: il pennello della regista scivola lieve ma sicuro a delineare i caratteri dei protagonisti riuscendo a coinvolgere lo spettatore nelle loro vicende.Un sottile filo di ironia attraversa l'intera proiezione giovando non poco alla piacevolezza dell'insieme;alla fine resta poi la voglia di riflettere su quell'incrocio - scontro di mondi diversi che ci capita di osservare anche nella vita di tutti i giorni senza peraltro farne mai oggetto di analisi.



Fulvio, 49 anni, Merano.




Fa bene all'anima

(10/10) Voto 10di 10

Film che scava nei sentimenti, che ironizza sugli stereotipi, sulle nevrosi diverse per ognuno dei personaggi e che soprattutto diverte. Garbato, poetico da vedere e rivedere.



Maria, 45 anni, Milano (MI).




Orologio svizzero con cuore

(9/10) Voto 9di 10

Straordinario film.Rivisto per la seconda volta mi è piaciuto ancora di più. Chapeau al cinema francese come questo. Cast azzeccato,dialoghi minuziosi e accurati,trama lineare che ti conquista per la verosimiglianza dei temi trattati. Storia di uomini e donne in crisi,contaminazioni di classi e ruoli,perenne ricerca dell'altro per rivendicare il proprio io. Bravissimi e intensi gli attori,anche quelli minori,niente faccette e smorfiette come in certi yankee movies.Qui tutto ha un senso e si ride o meglio si sorride molto.Un film che ti lascia un senso di pace proprio perchè si è al cospetto di un prodotto artigianale e sincero.



Michele, 38 anni, Venezia.




Non siamo soli

(8/10) Voto 8di 10

Diciamoci la verità:siamo tutti un po’ prevenuti nei confronti degli altri e dei loro gusti, diffidenti, poco comprensivi ed assolutamente refrattari nei confronti del pensiero “non allineato” e di tutto ciò che non fa parte del nostro consolidato modo di vedere e pensare; ben difficilmente ammettiamo ospiti nel circolo esclusivo che ci siamo costruiti come fortezza inespugnabile e di cui raramente siamo disposti a mettere in discussione i principi ispiratori e le certezze su cui si basa; con estrema fatica allarghiamo il gruppo di cui facciamo parte e di cui custodiamo gelosamente la password d’accesso; insomma, in una parola, siamo costituzionalmente chiusi, dal punto di vista sociale e culturale. Non dovrebbe quindi stupirci, in base a questi presupposti, vedere un piccolo imprenditore un po’ rozzo ed incolto, Monsieur Castella, innamorarsi perdutamente, con la testa e la mente, prima che con il cuore, di una donna diversa, attrice “alta” ed insegnante d’inglese a tempo perso, così culturalmente agli antipodi rispetto a lui da parere irraggiungibile; non deve nemmeno sorprendere che il nostro faccia la figura del parvenu all’interno del settario circolo culturale di artisti gay di cui l’attrice ama circondarsi e che, però, finisca per apprezzarne sinceramente l’originale produzione pittorica; non deve nemmeno apparire strano che, alla fine, tra i due qualcosa di serio si intraveda e la scintilla, di cuore e di pensiero, finalmente scocchi; ed è quasi logico che a questa vicenda si intreccino altre storie di steccati culturali e barriere sociali, che spesso finiscono per riannodarsi intorno alla figura della cameriera del bar del teatro, distributrice di benefiche “dosi” di disimpegno ed evasione per il suo gruppo di amici ed amante, a più riprese, dell’autista e della guardia del corpo del Castella, dai quali, comunque, la separa un differente approccio verso la vita e la morale..Detta così, sembra forse più arzigogolata e complessa di quanto in realtà non sia la trama di “Il gusto degli altri”, opera prima (come regista) di Agnès Jaoui, già splendida sceneggiatrice di film di Resnais e Klapisch e qui anche interprete ed autrice della sceneggiatura di un film lieve ed etereo ma molto nitido e netto nelle impostazioni e nello svolgimento, quasi un inno alla multiculturalità, alla tolleranza ed all’apertura agli altri che non stupisce provenga da un mondo, quello d’oltralpe, da tempo incardinato saldamente sui principi del pluralismo e dell’incrocio tra realtà e valori tra i più disparati ed eterogenei..Ovviamente, la Jaoui è giovane, alla prima esperienza di regia, e qua e là si lascia andare: l’avvio è lento, si nota un clamoroso errore di ripresa (uno specchio svela una fila di riflettori che dovevano essere accuratamente nascosti!), l’inserimento di una scena intessuta di doppi sensi e battute cabarettistiche stona e stride come non mai , almeno in un film cosi’. Ma a parte ciò, il film merita il bene che ne hanno detto e scritto i cuginetti francesi, soprattutto per le interpretazioni di un favoloso Jean Pierre Bacri, un Castella incantevole nel candore della sua ignoranza e nella pervicace ostinazione che usa per accostarsi alle mete solo apparentemente lontane, e della splendida Anne Alvaro, perfetta nel delineare il progressivo sgretolarsi dei suoi pregiudizi e preconcetti..



Paolo, 37 anni, Roma.




bel film francese

(9/10) Voto 9di 10

Gran bel film. Adatto a chi ama il film d'autore. Se cercate solo distrazione dopo una giornata di lavoro, non è per voi.



Daniela, 35 anni, Perugia (PG).





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