Quando voglio leggere delle buone recensioni e conoscere il pensiero di buoni intenditori di cinema basta che io vada a cercare i film con meno opinioni!ma è possibile che film al limite del ridicolo come 3 metri sopra il cielo abbiano quasi 2000 opinioni è un voto complessivo di 7,5 e questo film (e tanti altri capolavori) ne ha decina come se non fosse interessante discuterne. mah! non so quanto incassò mean streets nel 73 ma sono sicuro che adesso non arriverebbe (in italia) ad 1 milione di euro se scorsese non avesse un nome. comunque grazie scorsese per questa tua perla neorealista che descrive in maniera così viscerale la tua new york, la vera new york! a volte sorrido quando alcuni miei amici si rammaricano di non essere nati e cresciuti in città simbolo come lo è new york non capendo che siamo canticchianti e danzanti merde qui nel nostro paese e lo saremmo anche li! perchè alla fine dobbiamo tutti fare i conti con l'infeno spirituale che abbiamo nel cuore: essere maledetti per tutta la vita o scegliere la strada della redenzione! e non è detto che la strada giusta sia quella che ti porta alla redenzione perchè in una realtà come quella di little italy inferno e salvezza si confondono e si scambiano le parti spesso! così abbiamo un "charlie" harvey keitel che nel film trova la sua strada per l'inferno e un "charlie" martin scorsese che nella vita trova la redenzione diventando uno dei più grandi registi della storia del cinema!
grazie ancora martin!
un film stupendo in quanto non indulge sul sensazionalismo della storia e dei personaggi (che ha spesso rovinato molta produzione)ma si "limita" a raccontare l'ordinario inferno quotidiano. Tale limitazione è in realtà l'occasione attraverso la quale esplodono le ansie e i furori del giovane autore: il rapporto tormentatissimo con le radici italiane e dunque cattoliche filtrate attraverso l'arte cinematografica che conferisce al tutto una dimensione epica (scorsese fa sfoggio di una tecnica impressionante che ha pochi pari nel cinema di sempre: uso insistito della macchina a mano, colori sottoesposti, rimando al neorealismo italiano del cui debito scorsese è stato sempre consapevole). La sceneggiatura offre un universo narrativo e psicologico equilibratissimo: i teppistelli sono divisi (e lacerati) tra il richiamo di un mondo tradizionale (su cui l'autore indulge con l'ampio spazio dedicato alla sfera religiosa) che accettano acriticamente e che non si potrà mai più perpetuare e la jungla di cemento specchio fedele di tutti gli orrori metropolitani; non è un caso che essi si sentano a proprio agio solo nei limiti angusti del proprio quartiere. E'indubbiamente il parto di chi conosce le "strade basse" come le sue tasche. Completa il quadro un cast ampiamente all'altezza. Un capolavoro insuperato!
La prima volta che ho visto il film...o meglio il primo capolavoro di scorsese mean streets,mi sono detto a me stesso che quello era orribile ma poi imaparando a criticare ed analizzare i film ho capito che era straordinario:la macchina da presa portata a mano per far entrare nel film il publico,le lucidi di strada per evidenziare la realtà e soprattutto il grande de niro che interpreta jhonny boy.fantastico!!!
Forse il miglior film di scorsese. pur pieno di difetti e con una regia compiaciuta e un po' acerba, ha una forza comunicativa impressionante. deniro forse non troverà un personaggio migliore, keitel è perfetto. la telecamera a mano fa sentire l'odore (o il puzzo) delle strade. la verità è sensibile. la pochezza morale e intellettuale dei personaggi è quasi lirica. la pellicola che il regista doveva fare a tutti i costi, come obbligo morale. quello che viene dopo è a volte bellissimo ("taxi driver", "l'età dell'innocenza" su tutti), ma non altrettanto ispirato.
Di quelli che ho visto, per me questo è in assoluto il film più bello di Scorsese, per niente costruito, con una macchina da presa a mano che insegue e si getta sui personaggi, i loro movimenti, i loro corpi.. Porta dentro le strade, le case, le stanze, fa sentire musica, Little Italy anni '60. Ci trovate un Harvey Keitel giovanissimo e De Niro che non fa il protagonista, ma un cretinello svitato che semina petardi nei cassonetti delle strade! Bello, intenso, vero - e squallido - come l'adolescenza, è un canto del cigno, e anche un addio a quel mondo chiuso - quanto grezzo, elementare, riconoscibile, e in fondo in fondo sincero - da dove il regista veniva.