In Piccoli affari sporchi Frears ci mostra una Londra sconosciuta ai più, probabilmente anche a buona parte degli abitanti stessi per non parlare dei turisti.Un microcosmo sotterraneo che tiene ben salde le colonne portanti della città. Un po’ come in Metropolis di Lang dove gli operai erano costretti a turni massacranti nella fabbrica sotterranea, dove il lavoro oscuro di molti rendeva possibile la vita di altri, qui la differenza è sottile, il lavoro avviene alla luce del giorno o della “notte”, pur sempre mantendendosi lontano dagli occhi della gente comune, e manda avanti la città senza che questa lo riconosca esplicitamente. Gli operai che fanno il “lavoro sporco” sono immigrati clandestini, costretti per arrivare a fine giornata a fare più lavori, mal retribuiti, in condizioni di schiavitù, ricattati dove l’essere umano non è più tale e forse non sarebbe neanche un’ombra se non fosse che il sistema trae linfa vitale da questa enorme forza lavoro disposta a tutto pur di non tornare da dove è venuta. E’ disposta pure a vendere una parte di sé stessa, a barattare un organo, per sognare in qualcosa di meglio, il che non vuol dire risolvere i propri problemi, ma forse una parte di essi. Frears si muovo in una Londra che potrebbe essere New York, Chicago o Los Angeles, già perché quello che ci fa vedere è il fattore comune di tutte le megalopoli, l’enorme lavoro di piccolissimi extracomunitari ed emarginati. Città multietniche ma non multiculturali, dove le culture che a volte si fondono sono solo quelle degli immigrati stessi che imparano a vivere insieme anche se provengono fra loro da diversi paesi d’origine.
Il merito di Frears è di sapersi muovere magistralmente in una Londra sotterranea, di portare sullo schermo le problematiche di queste enormi città e delle condizioni degli immigrati all’interno di esse.I rapporti fra città “Legale” ed “Illegale” sono fondamentali. Permettono che le due si sorreggano a vicenda. La parte oscura offre servizi a quella conosciuta. E’ ovviamente è la parte Legale a trarne enorme beneficio, e quella Illegale costretta a sopravvivere sottomessa, come può, con Piccoli Affari Sporchi, che una volta scoperti non sono più tali, e di fronte a ogni singola persona assumono dimensioni diverse sconosciute prima Esiste una gerarchia economico-sociale anche all’interno del mondo degli immigrati. E’ tra uomo e donna, tra immigrato regolare e clandestino, tra chi ha un lavoro e chi no, tra cinico e onesto. Tra chi sa “ingegnarsi” e riuscire a procurare e vendere tutto il vendibile. Non importa se siano organi umani o tartufi, l’importante è fornire al sistema quello di cui ha bisogno, anche a scapito della vita altrui.
questa è una relazione che ho fatto per la scuola...manca una mezza pagina ancora xò ve la metto disponibile...
Davvero un ottimo film, con una trama avvincente e sotto un certo punto di vista insolita, ben raccontata e con un finale da scoprire. Vedessi sempre film così..
Forse la mia è un'opinione troppo personale (ma che opinione sarebbe altrimenti).
L'ho guardato lasciandomi coinvolgere forse un po' troppo, sorridendo prima, quasi desiderando di piangere poi.
Fa pensare e riflettere.
Un film sicuramente da vedere per cercare di conoscere almeno un poco quella parte di mondo, fin troppo cruda nella sua tangibile realtà, che troppe volte rimane in secondo piano.
Davvero un bel film che mette in primo piano i problemi dell'essere "invisibili" e sul serio dramma di chi è costretto a vendere i propri organi. Da vedere
Secondo me è un film istruttivo, ovvero ci fa capire e conoscere la vita dal punto di vista di chi se la deve guadagnare tutti i giorni! Unica nota: non ha un ritmo sconvolgente...