Piccoli affari sporchi (olga)
nonostante la parentesi di hollywood (alta fedeltà, eroe per caso), stephen frears è rimasto sostanzialmente fedele agli inizi e a quel gioiellino di novità, humour e realismo che fu il lontano my beautiful laudrette, girato con pochi soldi e molta acuta intelligenza. la sua è una filmografia di stampo inglese, per realismo sinteticità e pungente spirito d'osservazione., nonché per il montaggio semplice e di giusto ritmo, i colori netti, la fotografia attenta al dettaglio urbano e alla connotazione dei luoghi. nella sua ultima opera, piccoli affari sporchi, tutto ciò rimane presente; in più compare una capacità di generare angoscia e una specie di suspence non legata però al classico schema del thriller. nella narrazione s'intrecciano più temi, fermo restando i caratteri linguistici cui accennavo sopra. siamo nel mondo degli immigrati clandestini in una londra che da più tempo di noi è multietnica, ma non sempre multiculturale, perché i nostri protagonisti sono ai margini, vittime da sfruttare o ricattare, abituati a vivere nella paura di essere scoperti. tale condizione comune ha di positivo il fatto che questi emarginati di diversa origine, provenienza, razza, riescono a solidarizzare come forse non farebbero in situazioni normali. quindi, accanto all'ostilità del paese ove vivono, essi scoprono l'amicizia di altri stranieri e paradossalmente sono loro a dimostrare come il dialogo tra modi di pensare, di credere, di amare diversi sia in realtà possibile. poi c'è anche chi (come nel film il portiere dell'albergo) diventa parte del cinismo della cultura dominante e superi tutti in avidità, crudeltà, mancanza di scrupoli, diventando complice e autore di ogni tipo di affari sporchi. e poi c'è quello che i protagonisti si sono lasciati alle spalle: il loro vissuto che è nello sfondo ma percepibile, nonché una storia d'amore senza sbocco. a tutti questi argomenti si intreccia poi un macabro problema dei nostri giorni: il commercio d'organi. noi siamo abituati a pensare sull'argomento che simili orrori avvengano solo in paesi del terzo mondo, dove si sa bene che tale traffico è fiorente; è quindi con una sottile sensazione angosciosa che scopriamo, nel corso del racconto, come i mostri siano anche tra noi. protagonisti del film sono okwe, medico africano, qui clandestino che lavora come portiere di notte in un albergo vecchiotto e un po' pretenzioso e senay, una dolce ragazza turca, cameriera nello stesso hotel, entrambi privi del permesso di soggiorno. i due scoprono per caso che tra quelle mura succede di tutto e si trovano coinvolti in un'escaletion incontrollabile sugli eventi. questo il canovaccio. il resto è meglio gustarlo durante la proiezione insieme
Dal vuoto filmico estivo ho scovato questo splendido gioellino girato in una Londra mai vista affrontando un tema quanto mai attuale e sottaciuto...Bravissimi gli attori (brava la Tautou) atmosfere grigie e sottterranee rese bene da una buona fotografia. Fa pensare ed è a parer mio un'ottima cosa per un film. Voto 9
L'esame di coscienza del protagonista che rifiuta di accettare tacitamente la scottante verità del traffico clandestino di organi umani, è, inizialmente, ben racconatato, in stile noir e con un buon ritmo, mentre nella seconda parte ha il difetto di recedere nel melodrammatico ed infine nel più classico dei lieto fine.
Film semplicemente stupendo! Scorre, malgrado il ritmo pacato, con una leggerezza degna di nota. Struggente l'interprete femminile, impensabile che la "pazzerella" del mondo di amelie, potesse dimostrarsi così abile in un ruolo così difficile. Un piccolo spaccato di umanità parallela, di persone che la gente normale non vede, come detto nel film. Dolce anche la storia d'amore che di volta in volta traspare nella vita dei protagonisti. Manca solo il lieto fine e forse non è un male. Da vedere e rivedere più volte.