sono d'accordo con chi afferma che sia uno sfoggio esagerato di tecnica cinematografica. Trovo che sia il film perfetto per registi e pseudointellettuali che vogliono godere di incredibili visioni che siano di difficile interpretazione ai più. Il fatto che non si possa ritrovare una connessione a delle bellissime immagini mi porta a considerarlo al di fuori dei miei canoni da film: essere prima di tutto godibile e fruibile. Scendendo nel barocco e nell'esasperato surrealismo, Fellini, cade nella contraddizione di non riuscire a comunicare senza addirittura stancare lo spettatore. Naturalmente prende la sufficienza per essere una bibbia della tecnica e per la magia delle visioni che, prese singolarmente, sono dei semplici capolavori. Ma nella sua globalità non merita di essere preso come riferimento per la creazione di un "film", nel fine ultimo che io ritrovo in questa parola: intrattenere.
Chi, come me ha vissuto troppi pochi anni e sta conoscendo solo adesso le vere meraviglie del cinema italiano, non può non dire che questo film è stupendo.
Il vero concentrato di cinema, un film a cui più o meno tutti i registi si sono ispirati e a cui i registi devono dire grazie.
Il sogno e la realtà mescolati insieme, la malinconia dell'infanzia, l'incertezza attuale e la preocupazione del futuro...nessun regista sarebbe in grado di fare ciò che fece Fellini, questo perchè non ci sarà più nessun Fellini nel mondo.
8 1/2 è l'apoteosi del cinema mondiale, ciò che nessuno riesce mai a superare, una divinità infinita, ecco perchè non mi stanco mai di rivedermelo.
Mastroianni è unico, le musiche e i dialoghi ( Asa Nisi Masa) resteranno per sempre in quel cassetto confuso che è il cinema italiano.
Film metafisico per antonomasia, 8 1/2, insieme al precedente "La dolce vita", è un'attenta e spietata analisi del travaglio e del vuoto esistenziale che si celano dietro l'ostentato ottimismo che ha caratterizzato l'Italia del boom economico. Il regista, interpretato magistralmente da Mastroianni, si ritrova spiazzato, sia come narratore che come uomo,quando si vede costretto a fronteggiare la propria disastrata vita. Solo Fellini è stato capace di trarre il meglio da personaggi del calibro di Sandra Milo, e con questo penso di aver detto tutto..
Gli episodi reali e quelli della memoria si alternano in una vetrina di caratteri che davvero non si possono dimenticare: il papà nel sogno, l'amico con l'amante giovane, la maga che gli legge nel pensiero la formula "Asa nisi masa". Infine ecco il grande girotondo da fiera, con tutti i personaggi che si tengono per mano, che gli girano intorno: tutto continua ed è vitale, ed è inutile drammatizzare sul grande palcoscenico della vita...
Eterogenea non comparari possit. Non possono essere comparate cose diverse. E lo diceva Tommaso d'Aquino. Quindi, lungi dal picconare inconsultamente i film americani, dico comunque che chi non capisce nulla di cinema, di fronte a certi capolavori dovrebbe solo tacere e contemplare. Vero, non è un film semplice, nè dei più accessibili al pubblico, ma non penso che sia l'artista che si debba adeguare al suo pubblico: altrimenti si sfocerebbe nel commerciale- che, com'è noto, è una bolla di sapone destinata a svanire al primo alito di vento. E' sempre l'interlocutore che si deve adeguare e deve sforzarsi di comprendere il linguaggio dell'artista e quanto questi comunica con l'opera d'arte. Per concludere, io ho conosciuto Fellini con "Amarcord" e allora avevo 13 anni; tuttavia quel film mi ha affascinato ed è stato il porto da cui sono partito per il mio viaggio nel mondo del cinema- che dura tuttora. Senza ombra di dubbio, "8 1\2", con "La dolce vita", permette di asserire che Fellini costituisce, con de Sica e Pasolini, un'ideale triade dei cineasti italiani- un po' come Dante, Petrarca e Boccaccio costituiscono le "tre corone" della letteratura italiana.