Un film fantastico. Non è il protagonista, lo psicopatico, ma la società che lo circonda. Una società feroce, che sarebbe bello poter dire che è solo americana... In realtà ciò che è feroce è il nostro mondo. Che pure è "il migliore dei mondi possibili". La reazione del protagonista è normale - o dovrebbe esserlo - in un mondo che non fosse fatto di zombie, che accettano tutto e si sentono "normali".
E' un film da vedere e basta Non penso che voglia raccontare una realtà verosimile e non dobbiamo attenderci questo.
A me è piaciuto davvero molto e Douglas è fenomenale.
Può un colletto bianco trasformarsi da un giorno all'altro in nemico pubblico? Evidentemente sì, in una Los Angeles rappresentata da Joel Schumacher efficacemente almeno quanto la descrisse una volta Woody Allen("il suo contributo culturale più grande?La svolta a destra libera con semaforo rosso"): a qualche miglio dai lustrini di Beverly Hills e di Malibu emerge il volto misero della Sun Belt e del troppo frettoloso post industrialismo, in un periodo contrassegnato dalla crisi della reaganomics. Ed ecco "l'anticittà" per eccellenza: quartieri come isole di cemento nel mare di rifiuti e desolazione, unico apparato circolatorio la fittissima rete autostradale con relativa perenne camera a gas, dove il protagonista, tra "fuck-off" e "bull-shit", ingorghi, code e dita medie alzate al cielo, abbandona tutto e dichiara guerra al mondo, un mondo ormai irrimediabilmente perduto, a colpi di mazza da baseball; i bersagli sono tanto borghesi quanto sottoproletari, la miseria culturale è quella; il duello a distanza con il poliziotto al suo ultimo giorno di servizio è avvincente, ma prevedibile. Forse Michael Douglas non è la scelta più azzeccata, ma film così andrebbero emulati, una volta tanto almeno
Ricordo che anni fa,quando vidi questo film per la prima volta,parteggiai per Michael Douglas.Il giustiziere solitario,a ragione o torto,esercita sempre un suo fascino.Il tema del divorziato che non sa ricrearsi una vita,è stato di recente ripreso da Sean Penn con "The Assasination of Richard Nixon",seppure con stile diverso.
Qui il regista Schumacher è sempre in bilico tra il film di denuncia sociale (emblematica la protesta solitaria del ragazzo di colore)e il film di pura "action".Conflitto mai risolto ma il film mantiene il suo fascino nei dialoghi tra Douglas e i suoi occasionali interlocutori (il nazi,il coreano...).Meno riuscito il ruolo del poliziotto Duvall con la sua vicenda famigliare sviluppata in modo frettoloso.Non un capolavoro ma affascinante,compreso il look di Douglas:occhialini montatura anni '60,camicia bianca,cravattina...
Si potrebbe definire anche così, questo piccolo capolavoro, che ci proietta in un mondo esasperato (ma poi mica tanto), dove tutte le emozioni, azioni,senzazioni,reazioni vengono enfatizzate ed estremizzate volutamente dal regista, a testimonianza di una protesta sulla alienazione civica della nostra "ordinaria realtà" ...
Ottimo il finale anche se capito veramente da pochi....dove vi è questa fusione tra bene, male, follia e intelligenza:
"usare una pistola giocattolo per farsi uccidere era l'unico modo che aveva per aiutare la sua famiglia,fargli riscuotere l'assicurazione sulla vita). In caso di suicidio come qualcuno avrebbe voluto fosse il finale.... le assicurazioni sulla vita non pagano lo sapevate?
in due parole: "ordinaria follia" ma semplicemente geniale......!