Il silenzio è d'oro di Clair è innanzitutto un omaggio alle origini del cinema in Francia. Infatti il titolo del film, che è un noto proverbio, allude proprio al cinema muto. Si tratta quindi di un film sul cinema, che non si limita solo a rievocare la memoria di un tempo, ma che mette in scena anche l'interessante rapporto tra realtà e finzione, un aspetto essenziale del cinema. La Parigi del 1906 offre lo scenario ideale per la vicenda del film. Emile, brillantemente interpretato da Maurice Chevalier, è un produttore e un regista di film, ma è soprattutto un abile don giovanni, anche se un poco avanti con gli anni. I suoi collaboratori lo ammirano e ne seguono i consigli. Tra costoro c'è Jacques, giovane timido e ingenuo, cui Emile insegna l'arte della seduzione. Nella vita di Emile entra la giovane Medeleine, che egli riesce a far diventare attrice. Questa ragazza è la figlia di un'ex attrice di cui Emile era molto innamorato. Ironia della sorte, Emile si innamora anche di questa ragazza, per la sua semplice ingenuità. Ma la vita di Medeleine è destinata ad incontrarsi con quella del giovane Jacques, che la conquista con l'insegnamento e le parole di Emile, che, dopo un poco di rammarico, non esita a sottrari all'amore dei due giovani. Il film è del tutto privo di retorica e non indugia sul sentimentalismo, ma è equilibrato, ben determinato e ricco di umorismo. E' un'ottima commedia, dolce quanto divertente, dove il ricordo del cinema muto non cade mai nel patetico o nel malinconico, ma si rivela attraverso una sottile nostalgia. La vita, gli amori e le vicende che Emile dirige durante la lavorazione dei film sono le stesse della vita reale. Battute che ritornano, coincidenze inspiegabili, fatalità inesplicabili, che vediamo proiettate sullo schermo, sono una proiezione della nostra stessa esistenza, un'esplicazione oggettiva di essa che è mostrata in immagini.