Non mi ha mai convinto. Credo che la trasposizione di Zavattini del libro di Bartolini sia caratterizzata da un poverismo demagogico, da un messaggio votato più a scatenare emozioni sanguigne che a far riflettere. La visione è quella di un borghese che guarda la povertà dall'alto e che non fa nulla per comprenderla. Ci sarebbe voluto un grande intellettuale per risolvere le cose. De Sica, in generale ottimo attore più che ottimo regista, non era un intellettuale, si fidava di Zavattini, ne era condizionato, nel contempo voleva essere all'altezza della vulcanicità dell'amico e della sua capacità di spettacolarizzare anche la miseria. Zavattini era indubbiamente in buona fede, ma pretendeva troppo da sè. Il film è monotono e scontato, seppur ciematograficamente non dozzinale. De Sica si commuove e ci commuove, ma la sua e la nostra è una commozione dozzinale, da mensa dei poveri, stando però al di qua del bancone. Ritengo sia stato sopravvalutato per ragioni politiche, ma anche per un taglio tematico inconsueto e benefico per il futuro del cinema. Il neorealismo appare oggi una montatura intellettualistica, a bagno maria nel melodramma (Roma città aperta, Sciuscià, Umberto D - un'autentica, involontaria nefandezza -, e più tardi Rocco e i suoi fratelli, ne sono forse gli esempi più allarmanti). Quello meno famoso, tuttavia lo salva: penso soprattutto a Il bidone di Fellini, a Io la conoscevo bene di Pietrangeli, a La ragazza con la valigia d Zurlini, a certo cinema di Germi e, perchè no, anche a certo cinema di Totò, soprattutto a certe sceneggiature di suoi film (La banda degli onesti, Totò Peppino e la malafemmina, Arrangiatevi).
Il film è un capolavoro e chi non se ne accorge probabilmente è troppo giovane per capire la realtà sociale descritta (ma l'arte che c'è dietro non si discute). E poi oltre alla straordinaria regia di De Sica, questo è un film di Cesare Zavattini e non una trasposizione filmica del libro di Bartolini come si legge in molti siti web. Il libro di quest'ultimo non c'entra nulla col film tranne che nel titolo. Se il titolo fosse diverso di Bartolini non se ne sarebbe nemmeno parlato.
Dopo tanti spezzoni finalmente l'ho visto per intero e nel finale le lacrime mi scorrevano irrefrenabili. Eppure nessuno era morto, non c'erano stati amori tragici, e non era avvenuta nessuna delle classiche sciagure lacrimevoli dei film veramente "scontati".
Il regista è riuscito a farci partecipi della storia a tal punto che ci ha fatto piangere per un episodio apparentemente banale.
Questa è per me la genialità del film!
Certo non è un film di azione, non troviamo attori di grido o effetti speciali: chi cerca questo tipo di cinema si rivolga altrove.
Qui trova solo un assoluto capolavoro che va visto anche ricordandosi che è un film del 1948.
Questa datazione però non deve scoraggiare i più giovani: se cercate un film intenso e commovente non potete perdervi "Ladri di biciclette", che lascerà sicuramente un segno nel vostro cuore.
ziogiafo - Ladri di biciclette- 1^ parte -
Un meraviglioso esempio di cinema puro, interpretato da attori non
professionisti, ambientato nella tragica realtà del dopoguerra.
"La vita degli umili in un'opera d'arte" ... recita il sottotitolo
della locandina dell'epoca."Ladri di biciclette" è veramente un'opera
unica,un capolavoro,un grande classico del neorealismo italiano,
girato interamente in esterni da un magico Vittorio De Sica.
Il film racconta la drammatica storia di un operaio, Antonio, che in
seguito al furto della sua preziosa bicicletta, preso da
un'indescrivibile ansia cerca di reagire e inizia una corsa
forsennata contro il tempo, per recuperare a tutti i costi il
maltolto. Uno sfibrante tour de force, lo porta a vagare per un
giorno intero per le strade di Roma, insieme al figlioletto Bruno,
alla disperata ricerca della bicicletta rubata. Aggrappato ad una
labile speranza di ritrovare al più presto quel fondamentale
"strumento di lavoro", senza del quale avrebbe sicuramente perso
l'incarico di attacchino appena conquistato. Stanco e disorientato
quando le ricerche risultano ormai vane, perde di vista anche il
figlio che gli trotterellava sempre intorno fino ad un minuto prima,
allora, entra nel panico totale. In un momento di lucidità, cerca di
ravvedersi e dopo aver ritrovato Bruno ed essersi tranquillizzato, si
ferma in una trattoria per mangiare e per fare il punto della
situazione. Padre e figlio vivono la stessa angoscia ma non si
arrendono e continuano le ricerche.
.../... continua nella 2^ parte
ziogiafo - Ladri di biciclette- 2^ parte -
.../... si riprende dalla 1^ parte-
La tragica atmosfera, lo stato d'animo dei protagonisti, si avverte
anche in assenza di raffinate scomposizioni delle sequenze
cinematografiche,dissolvenze o eventuali superflui primi piani, che
il grande regista volutamente omette.
All'epoca, per questo film, si era parlato anche di un probabile
ingaggio del famoso Cary Grant, come protagonista, ma alla fine
questo ruolo fu affidato sapientemente al bravo Lamberto Maggiorani,
che, da illustre sconosciuto, almeno fino ad allora, ... si collocò
all'interno della storia, in maniera così naturale da rafforzarne
perfino la credibilità. Con il passar del tempo lo spettro della
disoccupazione si faceva sempre più avanti, Antonio in preda allo
sconforto, tenta di allontanare il figlio mandandolo a casa, per
essere più libero di mettere in atto quello che aveva in mente.
Entra in azione ... e, in maniera scoordinata,tenta di impossessarsi
di una bicicletta appoggiata ad un portone,sale in sella e scappa,
ma viene raggiunto rapidamente sia dal proprietario che non smette di
gridare al ladro! ... al ladro! Sia dalle altre persone accorse che
lo rincorrono e lo bloccano. Dopo schiaffi e pugni che neanche
sentiva in quel drammatico momento,Antonio si accorge di subire
questa grande umiliazione sotto gli occhi del figlio, che intanto era
ritornato sui suoi passi, quasi avesse intuito le intenzioni del
padre. In un finale struggente,Bruno (Enzo Staiola) va a difendere
tenacemente il padre, che fortunatamente viene rilasciato per
compassione, senza essere denunciato.
Il bambino infila la sua mano in quella del padre stringendogliela,
quasi a far capire: "Combatteremo sempre insieme in questa vita
difficile!". E ... comunque, non ti preoccupare, perchè ci sono
anch'io. Un commovente Enzo Staiola, bravissimo in tutto il film.-
Il grande cinema italiano ...nel mondo.
Da vedere assolutamente !!!-
Cordialmente,
ziogiafo