E' tra quelli di Fellini il mio film preferito. Un capolavoro di poesia, profondo e nostalgico. Fellini si supera e racconta la sua Rimini.
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Il vertice del periodo onirico di Fellini. In una Rimini sospesa fra sogno e realtà storica (l'Italia del Ventennio fascista) assistiamo allo straordinario intrecciarsi di episodi legati ai ricordi d'infanzia del regista con altri appartenenti a pieno titolo a quella sfera grottesca e surreale che ha reso Fellini un maestro indiscusso del cinema mondiale.
Se c'è uno che sa raccontare storie è proprio Fellini, giacchè come si definiva egli stesso " Un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo ". Questa la dice lunga sul suo cinema che in un modo o nell'altro ha il grande merito di comunicare emozioni espresse con maestria da un prestigiatore di cinema quale fu Fellini. Conigli di tanti colori dal suo inesauribile cilindro di ricordi, sogni, emozioni, sentimenti, ironia e gioia di vivere. Con questi pochi elementi il regista riminese mescola i ricordi della sua infanzia e ci mostra i personaggi reali o immaginari di un tempo che fu la Rimini degli anni '30. Dalla Gradisca alla Tabaccaia che ispirano le prime pulsioni sessuali al prete bigotto che intimorisce i ragazzi dicendo che San
Luigi piange quando si toccano. Un via vai di personaggi che nella loro semplicità si sono impressi nella memoria dell'infanzia di Fellini rappresentata in Amarcord. Sono personaggi indimenticabili che dipingono
un paesaggio rurale nel cuore di un uomo che con nostalgia e tenerezza riporta alla mente.
Il film di Fellini ci porta a considerare la memoria un contenitore inesauribile di ricordi. Il protagonista ripercorre, come in un variopinto caleidoscopio i luoghi cari dell'infanzia. Il paesaggio fa da sfondo incontaminato a un mosaico di piccole e grandi storie, si addormenta e si risveglia al ritmo di una lenta rotazione delle stagini. L'inverno sembra fermare per un attimo il tempo rendendo più ovattati i rumori e coprendo con la neve anche i desideri e i rimpianti di una perduta felicità.L'arrivo della primavera invece fa alzare gli occhi al cielo per osservare le "monachine", piccoli semi bianchi e vellutati che ondeggiano al vento senza posa. Le storie di tutti e di nessuno si uniscono nella piccola piazza del paese in cui ognuno distrattamente osserva, si incontra e va per la sua strada, lasciandosi dietro l'eco di passi frettolosi,voci e richiami senza risposte. La notizia dell'arrivo della nave del re trascina tutto il paese su barche di fortuna, anche solo per assistere al suo passaggio. Guardando in alto, nella nebbia, non si scorge nulla ma si sente solo il rumore sordo della sirena. Anche il cieco del paese aspetta questo evento che in una catarsi collettiva fa piangere e ricordare. La neve come la felicità non si riesce a stringerla forte tra le mani, ma solo qualche volta a sentirla più vicina. Nella nebbia come nel sole i personaggi raccontano se stessi e i loro sentimenti, confondendosi spesso in un paesaggio irreale in cui il regista ha seminato fantasia e realtà per costruire una rete magica di ricordi. Guardando questo film ripercorriamo impazienti anche il nostro passato fatto di momenti di tristezza e di felicità.Cercando di riconoscere le voci che la memoria ci suggerisce sentiamo più vicini i ricordi che hanno il potere, a volte, di fermare il tempo.
Grandissimo film e quarto oscar come miglior film straniero per Fellini (e già questo dovrebbe zittire qualcuno). Lo consiglio a tutti. Davvero imperdibile