Bellissimo film, emozionante, toccante... Finalmente un altro film sull'inutilità e l'atrocità della pena di morte, la pratica più crudele perpetuata dall'essere umano (o meglio, dalla belva-umana). Grande come al solito Kevin e grande il suo intuito che lo porta a scegliere sempre film bellissimi dagli immancabili colpi di scena finali! Dopo K-Pax, un'altra scelta coraggiosa e azzeccata. Continua così!
non credo che il tema della pena capitale fosse stato mai trattato in questa maniera, cioè inserito in una storia di un apparente complotto e di indagini stile poliziesco, e per questo the life of david gale è molto interessante; il finale secondo me è un pò prevedibile, ma nel complesso questo film merita un voto alto
In questo film chi si oppone alla pena di morte è un pazzoide estremista privo di qualsiasi argomentazione verosimile e totalmente avulso dal consenso popolare che, pur consapevole del fatto che il sistema giuridico texano funzioni efficacemente, utilizza i mezzi del suicidio-martirio (senza vergini stavolta) per trovare una falla nel sistema giudiziario, che come tutte le cose di questo mondo non è infallibile. Quindi paradossalmente penso che sia un buon, anzi ottimo film per i numerosi sostenitori della cara vecchia e sempre efficace pena capitale
Discreto thriller, ma niente di più. Sinceramente mi aspettavo altro da un regista europeo che fa un film sugli USA.
Gli attori sono molto bravi (per me la migliore è Kate Winslet), i personaggi "costruiti", la storia inverosimile,
i colpi di scena scontati.
Faccio solo due domande:
1) Ma come è mai possibile che due giornalisti vadano in giro con mezzo milione di dollari di "tangente" da pagare a un intermediario, e non si possano permettere di noleggiare un'auto decente? (mi riferisco ai continui guasti, preludio alla patetica scena della corsa di Kate Winslet nel finale del film)
2) Ma come è mai possibile credere che su più di 100 condanne a morte eseguite, non siano emerse postume le prove dell'innocenza di almeno un condannato? E allora la moratoria di recente stabilita dal governatore dell'Illinois, che aveva preso atto che in circa la metà delle esecuzioni era stato condannato un innocente, è fantasia invece che realtà?
Questa forse (ricordando anche Il miglio verde) è, dal mio punto di vista, la riflessione più amara: la produzione "liberal" di Hollywood è in larga parte o troppo ipocrita, o troppo svogliata per produrre film credibili e anzi, sforna pellicole che possono essere interpretate in senso di giustificazione della pena di morte, perché nei casi pratici - che sono quelli che contano - essa va a colpire giustamente i colpevoli (e quanto può contare una storia morbosamente e perversamente assurda come quella del film?)...