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L'uomo che uccise Liberty Valance

Opinioni presenti: 4
Media Voto: Media Voto: 9.5 (9.5/10)

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Capolavoro!!!

(10/10) Voto 10di 10

Regista ed attori in stato di grazia. Western insolito per Ford mancano i magnifici paessaggi della Monumentay Walley, molte scene(anche duelli) girate in interni, bianco e nero usato con molta sapienza per rendere ancora più poetico e malinconico la storia. Metafora di vita vengono toccati molti temi fra cui l'amicizia,l'onore'l'amore,l'adattamento al progresso che avanza in maniera inesorabile. Risalta il grande amore di Ford per il genere western dove "la leggenda vince su tutto". Film intimistico " decadente"nel senso positivo del termine,un capolavoro che tutti dovrebbero vedere.



Luciano, 41 anni, Genova (GE).




da vedere per chi vuol sapere cos'erano i western

(9/10) Voto 9di 10

bellissimo film, vario, con personaggi complessi e un Lee Marvin davvero pittoresco. Forse il ruolo più dimesso e umano di John Wayne. Da antologia almeno due scene: le provocazioni del 'cattivo' all'inerme James Stewart e la scena del duello.



Michele, 39 anni, Firenze.




Un western nella notte

(9/10) Voto 9di 10

Ford 1962. L’inizio più dolente di tutto il suo cinema con gli (anti)eroi ormai vecchi che ricordano il loro passato, anticipa vent’anni di western della revisione. Ancora più triste e sconsolato di un Peckhinpah, il film è avvolto in un bianco e nero cimiteriale che raggiunge l’elegia volutamente solo per un attimo: Link e Elly contemplati nella loro disillusione dallo spirito di Tom che li guarda dalle rovine della casa, ha i toni trattenuti e delicatissimi di una ballata di Wordsworth, la bellezza rassegnata di un epitaffio di Masters. Il resto è constatazione concettuale, il prendere cioè i fatti per quello che sono (stati), senza amplificarli con la retorica di cui si nutrono le leggende. Non mi sembra esistano nel film scene madri che risaltino sulle altre e che possano costituire il fulcro dell’azione: la stessa morte di Liberty Valance non è qualcosa di epico ma, come dice Jhon Wayne, un omicidio premeditato e arriva ben prima della fine della pellicola. E l’eroismo non esiste : John Wayne, condannato alla solitudine per la seconda volta dopo “Sentieri selvaggi”, entra in scena dopo venticinque minuti buoni e sparisce di colpo dopo avere attraversato obliquamente il tempo intero del racconto senza alcuna platealità. E anzi la tristezza invade il cuore quando lo si vede ubriacarsi fino all’incoscienza e tentare il suicidio nella casa ormai vuota per sempre. E’ questa la fine di Ringo ? Ford gli concede un’altra opportunità mandandogli in soccorso il fedele Pompeo che ha il volto buono e generoso di Woody Strode (presenza tutta plastica del cinema americano, dalla quale è bandito ogni tratto psicologico). Ma anche dopo non ci sarà riscatto: solo un breve dialogo con Ramson prima del vuoto. James Stewart è l’uomo dell’est che alluna a Shinbone, una città che sembra popolata solo da vigliacchi, da altri film, con l’intenzione di esercitare la sua professione di avvocato. Non sa sparare , ha ribrezzo per le armi e l’uso della forza per dirimere i conflitti, è onesto e perseverante ma non arriva mai ad essere completamente simpatico allo spettatore che forse non gli perdona il fatto di scippare a Wayne la donna da sempre amata. Elly è un personaggio che resta meno impresso, ha i tratti e il carattere volitivo di gran parte delle donne fordiane, ma di lei ci si ricorda di più la sua vecchiezza, quando si intuisce, da parte sua un rammarico che non potremo mai sapere quanto grande : il fiore di cactus che deposita sulla tomba di Tom è solo affettuoso ringraziamento oppure rimpianto per aver scelto una vita che, nel finale, confessa non essere mai stata completamente sua ?



Carlo alberto, 29 anni, Modena (MO).




Bello

(10/10) Voto 10di 10

Commuovente passo di addio al western da parte del mitico ford.complimenti a carlo alberto sei uno che te ne intendi veramente di cinema al contrario di tanti finti esperti.grazie ford e wayne.



John, 16 anni, Bergamo.





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