Il film è una grande "situation comedy" anni 50, con una buona fotografia, una grande protagonista...e il racconto di argomenti quali il razzismo, l'omosessualita', l'ipocrisia del mondo che ci circonda.....che risulta essere putroppo ancora molto attuale.
Mi chiedo,ma c'era davvero bisogno di realizzare un "American Beauty" ambientato negli anni '50? Secondo me no, ed è questo il vero limite del film, l'essere superfluo, scontato. Il tema delle discriminazioni razziali negli USA è stato sviscerato a tal punto da diventare ormai trito, e credo che nel 2003 gli omosessuali abbiano ben altri traguardi a cui guardare piuttosto che rimuginare sui sensi di colpa di un poco credibile Dennis Quaid.Perciò mi chiedo, dove voleva andare a parare questo film? Porprio da nessuna parte, considerato che la trama è scontata, così come il finale. La Moore è brava nel rendere la perfetta moglie americana che seppellisce sotto un'algida e apparente perfezione le frustrazioni della provincia bigotta, ma da sola non basta a risollevare le sorti di un film che non offre alcuno spunto nuovo.Un grande pro del film è però la fotografia, che è davvero eccellente.
È stile d’autore dipingere una società, qualunque essa sia, con un linguaggio ed una tecnica propri, inconfondibili, autentici ed attuali. Posso decidere di rappresentare gli anni ’50 in America, un qual si voglia aspetto di quella società, puntando sul messaggio e fissando uno stile unico per divulgarlo. Todd Haynes, di contro, mi ha fatto vedere un cliché, stereotipi ed un’ attuale e ben confezionata soap-opera.