bel film in cui colpisce il protagonista interpretato dal grande liam neeson con la sua storia non proprio originalissima (l'antieroe con i suoi problemi, la storia d'amore, ecc.), ma pur sempre coinvolgente
E' un film che non è facile definire, il regista mischia troppe cose e stempera troppo in situazioni eccessivamente grottesche. La scena che ho trovato più fastidiosa quando Darkman è appeso ad un cavo da un elicottero e cercano di farlo sbattere su di un camion e lui fa i passetti di corsa, mi ha un pò ricordato l'avvilente terzo e dimenticato Superman. Insomma il film è infarcito di situazioni assurde. La trama non è certamente banale ma lo svolgimento "visionario" è alquanto debole di "visione" per l'appunto. Il film è forse volutamente girato come un b-movie ma l'effetto è di film scadente. Un pò come qualche film di Rodriguez. Insomma forse grande genio, forse bassi budget, forse grandi capacità ma in questo film latita la qualità delle scene, è un film grossolano, spaccone, assurdo e compiacente. Forse è questo il segreto del suo successo. Ed un pò non dispace neache a me ma non và oltre la sufficenza.
Per la critica ufficiale, Sam Raimi resterà sempre quello scarmigliato ragazzino che, ai tempi dell’università, divideva l’appartamento con i geniali, immensi, divini fratelli Coen (cos’avranno poi di speciale…), che negli anni ‘80 s’è fatto un nome con horror demenziali per un pubblico “dall’età mentale di dodici anni “ (citando l’illuminato Morandini riguardo L’Armata delle Tenebre), e ora si è venduto a Hollywood confezionando i due Spider-Man, infinitamente più banali e commerciali rispetto ai bellissimi Batman di Tim Burton (che però furono anch’essi molto criticati a loro tempo, anche se nessuno vuole ricordarlo). Ma verrà il giorno in cui Raimi sarà giustamente riconosciuto come uno dei più originali registi viventi. Il suo è uno stile travolgente, eccessivo, visionario, entusiasmante, con un amore per il cinema e i suoi generi (ma anche per il cartoon, le comiche del muto e altro ancora) che i sopraccitati Coen e il più celebre Tarantino manco si sognano. Inoltre questi ultimi raccontano di personaggi volutamente grotteschi e senz’anima, ai quali è impossibile affezionarsi, mentre Raimi resta ancorato al classico cinema fantastico e d’avventura, riuscendo a infondere sentimenti e umanità anche al personaggio più incredibile.
Darkman, oltre a essere il suo primo film per una major (la Universal), è la sintesi perfetta di tutte le qualità di Raimi: un incrocio tra i super eroi dei fumetti (Batman, L’Uomo Ombra) e i vecchi miti dell’horror classico (gli scienziati pazzi, il Fantasma dell’Opera), ma nel mezzo trovano spazio anche il thriller d’azione e il melodramma sentimentale. Rispetto ai suoi precedenti film a basso costo (La Casa 1 & 2) qui c’è forse meno ritmo, ma l’idea di dare un fondo di verosimiglianza scientifica ai “poteri” dell’eroe è geniale, e se stavolta Raimi si concentra sugli stati d’animo dei protagonisti, non rinuncia mai al suo mix di horror e humor nero. Grande anche Liam Neeson, che all’occorrenza riesce a essere spaventoso e commovente, ma anche eccessivo e teatrale come Vincent Price ne L’Abominevole Dottor Phibes. Musiche di Danny Elfman (Batman, I Simpson). Ha ispirato due sequel, dove Raimi si limita a produrre e Neeson è degnamente sostituito da Arnold Vosloo (La Mummia1 & 2).
Per la critica ufficiale, Sam Raimi resterà sempre quello scarmigliato ragazzino che, ai tempi dell’università, divideva l’appartamento con i geniali, immensi, divini fratelli Coen (cos’avranno poi di speciale…), che negli anni ‘80 s’è fatto un nome con horror demenziali per un pubblico “dall’età mentale di dodici anni “ (citando l’illuminato Morandini riguardo L’Armata delle Tenebre), e ora si è venduto a Hollywood confezionando i due Spider-Man, infinitamente più banali e commerciali rispetto ai bellissimi Batman di Tim Burton (che però furono anch’essi molto criticati a loro tempo, anche se nessuno vuole ricordarlo). Ma verrà il giorno in cui Raimi sarà giustamente riconosciuto come uno dei più originali registi viventi. Il suo è uno stile travolgente, eccessivo, visionario, entusiasmante, con un amore per il cinema e i suoi generi (ma anche per il cartoon, le comiche del muto e altro ancora) che i sopraccitati Coen e il più celebre Tarantino manco si sognano. Inoltre questi ultimi raccontano di personaggi volutamente grotteschi e senz’anima, ai quali è impossibile affezionarsi, mentre Raimi resta ancorato al classico cinema fantastico e d’avventura, riuscendo a infondere sentimenti e umanità anche al personaggio più incredibile.
Darkman, oltre a essere il suo primo film per una major (la Universal), è la sintesi perfetta di tutte le qualità di Raimi: un incrocio tra i super eroi dei fumetti (Batman, L’Uomo Ombra) e i vecchi miti dell’horror classico (gli scienziati pazzi, il Fantasma dell’Opera), ma nel mezzo trovano spazio anche il thriller d’azione e il melodramma sentimentale. Rispetto ai suoi precedenti film a basso costo (La Casa 1 & 2) qui c’è forse meno ritmo, ma l’idea di dare un fondo di verosimiglianza scientifica ai “poteri” dell’eroe è geniale, e se stavolta Raimi si concentra sugli stati d’animo dei protagonisti, non rinuncia mai al suo mix di horror e humor nero. Grande anche Liam Neeson, che all’occorrenza riesce a essere spaventoso e commovente, ma anche eccessivo e teatrale come Vincent Price ne L’Abominevole Dottor Phibes. Musiche di Danny Elfman (Batman, I Simpson). Ha ispirato due fiacchi sequel, dove Raimi si limita a produrre e Neeson è degnamente sostituito da Arnold Vosloo (La Mummia1 & 2).