Un film senza precedenti. Già all'inizio sono rimasto entusiasmato dalla scena degli orchestrali, uno dei quali suonava il mandolino come me, che bella musica! Poverino è stato barbaramente divorato.
Poi, altro colpo di scena: è comparso l'assassino ed ho scoperto che era nientepopodimeno che il cattivone nazistone di Schindler's list. Però, come'era, in fondo, umano: accudiva la povera cieca, fino a quando ha scoperto che la tradiva, e anche l'intesa fra i due era perfetta; lei non ha avuto difficoltà a trovarglielo (insomma non si può dire cosa).
Il finale mi ha provocato un tale shock, che mi è caduto l'intero pacchettone di pop - corn addosso al testone di un povero spettatore, che chiaramente mi ha insultato, e anche all'uscita, quando mi è stato chiesto dove fosse il cinema in cui proiettavano la pellicola, mi sono impappinato e a momenti li indirizzavo da tutt'altra parte.
Beh, devo dire che non pensavo che Antony Hopkins si fosse mantenuto così bene in questi anni, e penso che il lavoro dei truccatori, per quanto bravi, sia stato poco impegnativo.
Eccezionale l'attrice cieca, che ho avuto la fortuna di ammirare nel filmone "Le onde del destino".
In una sola parola un capolavoro!
da non perdere i primi e gli ultimi dieci minuti. il gionalista è una vittima predestinata ma nessuno sembra farci caso durante l'intervista. Il libro è interessante.
Questo è una sorta di prequel a "Il silenzio degli innocenti", non un prequel perchè spiega qualcosa del passato di Hannibal ma perchè ciò che accade accade subito prima del ben più noto sequel. Infatti vediamo nella scena finale che ad Hannibal viene annunciata la visita dell' agente Starling. In realtà questo è un film, già remake di Manhunter, che ricalca il filone de Il Silenzio degli Innocenti, anche qui abbiamo Hannibal the Cannibal che si fa consulente ed anche questa volta dice e non dice cercando di aiutare più l'assassino che l'FBI. Qui, però, tutto si svolge in modo più asettico, non si vede la vera genialità maligna del Dott. Lecter e devo dire che in questo film lui fa meno paura. Si è posto l'accento più sul serial killer che su Hannibal. Straordinari gli attori, la regia, il tutto veramente ben condito.
«Il delitto della terza luna» (romanzo rinominato «Red Dragon» al solo scopo di sollecitarne gli acquisti in occasione dell’uscita del film) è il primo dei tre libri scritti da Harris sulla saga del cannibale di Baltimora, e che forse sarebbe stato il caso di produrre prima de «Il silenzio degli innocenti»: salta subito all’occhio, infatti, quanto Hopkins sia invecchiato (ma con i capelli tinteggiati di nero, poiché il salto di tempo, tra un’ambientazione e l’altra, è notevole). Tuttavia la fedeltà al testo originale - un romanzo davvero sconvolgente - ne fa ugualmente un film particolarmente intrigante: è infatti con lo psicodramma del ‘lupo mannaro’ che vennero a nascere due nuovi generi: il thriller psicologico e il serial killer. Eccezionale l’interpretazione di Ralph Fiennes, che nella sua parte di mostro criminale riesce persino a esprimere qualche traccia di derelitta umanità. Una regia pulita consente di concentrarsi sulla storia, nonostante questa perda molto della suspense del romanzo. Oggi, Red Dragon, può apparire un film ‘già visto’, ma venti anni fa, quando Harris soffriva (giustamente) arrabbiato per non essere alla ribalta delle cronache, avrebbe sicuramente sfondato gli schermi; perché fu il primo.
«Il delitto della terza luna» (romanzo rinominato «Red Dragon» al solo scopo di sollecitarne gli acquisti in occasione dell’uscita del film) è il primo dei tre libri scritti da Harris sulla saga del cannibale di Baltimora, e che forse sarebbe stato il caso di produrre prima de «Il silenzio degli innocenti»: salta subito all’occhio, infatti, quanto Hopkins sia invecchiato (ma con i capelli tinteggiati di nero, poiché il salto di tempo, tra un’ambientazione e l’altra, è notevole). Tuttavia la fedeltà al testo originale - un romanzo davvero sconvolgente - ne fa ugualmente un film particolarmente intrigante: è infatti con lo psicodramma del ‘lupo mannaro’ che vennero a nascere due nuovi generi: il thriller psicologico e il serial killer. Eccezionale l’interpretazione di Ralph Fiennes, che nella sua parte di mostro criminale riesce persino a esprimere qualche traccia di derelitta umanità. Una regia pulita consente di concentrarsi sulla storia, nonostante questa perda molto della suspense del romanzo. Oggi, Red Dragon, può apparire un film ‘già visto’, ma venti anni fa, quando Harris soffriva (giustamente) arrabbiato per non essere alla ribalta delle cronache, avrebbe sicuramente sfondato gli schermi; perché fu il primo.