ho rivisto proprio in questi giorni questo bellissimo film.
L'avevo già visto da bambina, e mi era rimasto un ricordo indelebile, una sorta di malinconica simpatia, anche se avevo pochi anni.
Rivederlo, è stata un'emozione fortissima. Davvero.
E cmq, ora ne ho colto tutti quei lati che da piccola mi avevano colpito, si, ma in modo differente. Innanzitutto il bravissimo Andrea Balestri, che solo ora ho notato quanto fosse veramente "piccolo"! Una peste scatenata, un ottimo attore, uno scugnizzo di strada che riesce a commuoverti con degli sguardi, delle gioie e delle emozioni che gli passano sul viso. Bravissimo Manfredi, da stringere il cuore i suoi commenti ingenui sulla povertà, con una prova d'attore che, ahimè, resta forse l'ultima sua migliore.
Ma oltre agli attori, tutti veramente bravissimi, è il tocco che il regista da al film che mi stupisce: c'è una sorta di becera povertà, di reale squallore, di ombrosa decadenza, che è insolito trovare in un film per bambini. Un'ironia spesso tagliente, e uno sguardo sulle piccole e grandi cattiverie degli adulti ma anche dei bambini.
Per me è e rimane uno dei capolavori della televisione italiana, con una forza visiva talmente potente da spiegare come mai, nella mia generazione, nessuno può negare di conservare nel cuore un piccolo posto per il Pinocchio di Comencini.
Altro che Benigni..è un attore bravissimo, d'accordo, ma se volete vedere Pinocchio andate a ripescare lo sceneggiato di Luigi Comencini con Nino Manfredi, Andrea Balestri, Gina Lollobrigida e Franco e Ciccio!Quello sì che è un capolavoro!E' un pò vecchio, ma è in assoluto il migliore, quello che sa rendere di più lo spirito di questa bellissima favola! E lo dico così, a scatola chiusa, perchè il film con Benigni non l'ho neanche visto!
Un film che non è una semplice illustrazione della fiaba di Collodi, ma una sua interpretazione, una sua rilettura profonda e consapevole. Nel realismo del film il fiabesco collodiano si risolve quasi interamente, s’invera, prende corpo, solidità, ed un di più di poesia. Certe inquadrature, certe albe o tramonti paiono tutti ravvolti nel film da un’aura malinconica, scura e talora anche vagamente “crudele”. Le musiche di Carpi mi sembrano commentare bene questa fondamentale ispirazione malinconica, a tratti persino cupa, del film. Così pure il motivo musicale delle monellerie di Pinocchio commenta con quasi gioioso terrore quelle sue scorribande infantili. A me pare infatti che la ragione più segreta di questa malinconia sconfinante talora nel cinismo dello sceneggiato di Comencini, si spieghi con la sua stessa visione del personaggio di Pinocchio. Si ha come la sensazione che il regista abbia voluto conservare fino alla fine una fisionomia di fondo al personaggio (che non pare mutare troppo vistosamente nello stesso finale del film) e che si sia arrestato un po’, tra incuriosito, attratto e insieme sottilmente sgomento, di fronte al fascino un po’ pauroso e misterioso di questo personaggio. Le “ombre” fascinose di Pinocchio, quelle che fanno tutt’uno con la sua vitalità, quella luce misteriosa ed inquietante che sulla sua figura riverbera il personaggio di Lucignolo, restano fino alla fine, non pienamente cancellate nel finale, o, se vogliamo dir meglio, non in modo veramente convinto e convincente. Di qui, credo, l’inevitabile malinconia del film, che del resto dà un tono così particolare, così irripetibile alla sua lettura. Solo forse nella puntata più luminosa dell’intero sceneggiato – quella dell’amicizia con Lucignolo – l’atmosfera sembra liberarsi dalla minaccia di questa malinconia quasi penosa che è di tutto il film, e sentiamo di abbandonarci finalmente interi (ma solo per un po’) alla profonda poesia di un’amicizia che ci pare legittima pur nella suggestione pericolosa che emana dalla figura del compagno. Comencini sottolinea in quelle sequenze quasi una “felicità” di Pinocchio: una felicità, una gioia pure, poeticissime, solari, completamente riscattate da quel fondo oscuro che sembra affiorare talora nella vitalità del burattino. Quelle sequenze mi paiono tra le più felici, perché lì il Pinocchio comenciniano trova un suo paradossale equilibrio, una profonda, interna armonia tra il suo istinto più incoercibile alla vita, alla vorace e sprovveduta esperienza delle cose, e una sorta di “moralità” autenticamente sua, che sembra rimuovere la parte più buia ed ingovernabile della sua personalità.
un capolavoro assoluto, uno sceneggiato intriso di un'umanità che è impossibile ritrovare in quasi tutti i film odierni. la fiaba ambientata in un mondo rurale e contadino, con scenari scarni, teatrali e primi piani disarmanti, di puro cinema.il tipo sotto che lo ha liquidato con due parole senza validi argomenti, non è forse avvezzo alla poesia. qui ce n'è a quintalate, soprattutto nella parte iniziale e nelle lunghe sequenze con lucignolo.ripeto, un patrimonio per grandi e piccini.
devo ancora vedere un film che mi commuova più di questo. Il racconto di collodi trasfigurato in una parabola che esalta l'innocenza e riporta l'essere umano alle sue radici, all'infanzia, ad un mondo rurale ormai scomparso. la paura di vivere del vecchio geppetto, che vorrebbe finire i suoi giorni al riparo nel pescecane, si oppone alla voglia di vivere del bambino, che alla fine della vicenda non perde la sua magia, nonostante la "maturazione" e la trasformazione in "bravo ragazzo"(nel libro di collodi era invece quasi una "piccola morte" quella del burattino, qui è un "ritorno alla vita"....ed infatti la vicenda finisce con l'uscita dal pescecane)...l'uso che comencini fa delle ambientazioni realistico-contadine è strepitoso: la magia è creata dall'atmosfera di apparente realismo e dall'evidente "messa in scena" di alcuni personaggi dai costumi buffoneschi: gatto, volpe, lumaca, mangiafoco, ecc.La fata è volutamente pedante (e rappresenta"l'ordine", il "dovere"), le sequenze con lucignolo sono di una bellezza indescrivibile e la musica di carpi è eccezionalmente "legata" alle immagini, creando un'atmosfera di mistero, di infinita malinconia e di dolcezza superiore.
un'opera che tutti prima o poi dovrebbero vedere.una gemma.