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Un viaggio chiamato amore

Opinioni presenti: 50
Media Voto: Media Voto: 5.5 (5.5/10)

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Viva Dino!

(3/10) Voto 3di 10

Brava "Stellapolare" finalmente un pò di sana modestia in questa rubrica di ipercritici mai sfiorati dal dubbio. A volte ho l'impressione (brutta)che con il cinema stia succedendo quello che da sempre succede con il calcio, dove tutti si sentono capaci di criticare tutto. Condivido la tua opinione sul film e mi permetto di suggerire alcune letture su Dino e la sua poesia. In particolare, oltre ai "Canti Orfici", consiglierei "La notte della cometa" scritto da Vassalli.Comunque, ben vengano altre pellicole che ci facciano ricordare (e magari interessare)alla vita e alle opere di personaggi scomodi e geniali come Campana.



Roberto, 50 anni, Signa (FI).




Merry Christmas per tutti

(10/10) Voto 10di 10

Grazie per averci fatto ricordare che il cinema italiano non è solo Boldi e De Sica (Cristian). Il film è come la poesia, non è per tutti. Se la lettura di una terzina della Divina Commedia piuttosto che si un verso di Saba o di Quasimodo vi lasciano indifferenti lasciate stare perdete tempo. Barche amorrate Le vele le vele le vele Che schioccano e frustano al vento Che gonfia di vane sequele Le vele le vele le vele! Che tesson e tesson: lamento Volubil che l'onda che ammorza Ne l'onda volubile smorza... Ne l'ultimo schianto crudele... Le vele le vele le vele Se questa vi piace, molto probabilmente vi piacerà anche il film, se il primo pensieto è stato " che che vuol dì?" lasciate stare, se avete penbsato "Questo è pazzo" in parte avete ragione... Il film non è da 10, pochi lo sono, ma di sicuro non merita una media così bassa.



Gabriele, 42 anni, Firenze.




"un cielo d'amore"

(9/10) Voto 9di 10

L'incontro di Dino Campana, poeta eccentrico e visionario, con la scrittrice Sibilla Aleramo è un incontro straordinario, come la corrispondenza amorosa che i due amanti-poeti si scambiarono per molti anni. Emozioni, sentimenti, passioni, litigi, separazioni, malattia e morte: tutto si compie in un viaggio esaltante, tortuoso e senza fine, con i protagonisti trascinati dallo "iemale", sperduti sotto il cielo dell'Appennino Emiliano, ospitati in minuscoli borghi, dietro le quinte sceniche degli anni più duri del primo conflitto mondiale. Il disperato tentativo di abbandonarsi e poi di ritrovarsi, viene affidato alle loro numerose lettere che si incrociano nel continuo andirivieni tra Firenze, Pisa, Livorno, e ancora tra il Piemonte e la Toscana. E poi, l'aleggiare, ineludibile, della fine, che incombe inesorabilmente sulla relazione, e che si compirà definitivamente davanti all'ingresso del Manicomio di San Salvi a Firenze, con l'internamento di Campana. Lì,il lungo "viaggio chiamato amore", che è la vita, deve finire per sempre.



Valter, 41 anni, Torino (TO).




..raté, ma per colpa di chi?

(5/10) Voto 5di 10

..i due grandi attori recitano il loro miglior repertorio..nel film sbagliato. risultato: a volte pesante, direi noioso. Morante-Accorsi, troppo maniacali insieme, calma, piu' equilibrio. L'accoppiata si supera nelle rispettive interpretazioni dei ruoli assegnatagli, oscurando il film che non va di pari passo al ruggito dei due grandi attori italiani. Colpa della regia?? Cosa ne pensate??



Marco, 39 anni, Santa Margherita Ligure (GE).




contro i fischi

(8/10) Voto 8di 10

In un mondo che ormai si dissolve in internet, in multimediale, in commerciale televisione, in fiction computer e dvd, dove anche andare al cinema è rimasta una delizia di pochi appassionati, forse a Placido va riconosciuto il merito di averci introdotto nel mondo della maledizione mentale di Dino Campana; senza lo sforzo, seppur criticabile, di Placido, Campana sarebbe rimasto un esiliato della storia della letteratura italiana, letto e studiato da pochi. Oggi l'attore/regista ha portato persone come me, che in fondo conoscevano per motivi del tutto superficiali, come quelli che può sentire una sedicenne, solo Sibilla Aleramo, motivo di lettura di tutte le adoloscenti, a scoprire Campana, a scoprire il diletto mondo letterario di Firenze, a scoprire quelli che dicevano di "uccidere il chiaro di luna"! Se solo una piccola parte di quelli che andranno a vedere il film, uscendo dalle sale avranno anche solo il desiderio di comprare un libro, o, ancora di più, anche solo la coscienza di essere "ignoranti", allora Placido avrà compiuto un piccolo miracolo italiano. Allora gli si potrà perdonare la scelta di attori come Stefano Accorsi, ottimo interprete di Freccia, "azzeccato", come direbbe qualcuno, nel ruolo del trentenne con la sindrome di Peter Pan, già fuori luogo col suo accento romagnolo nella parte dell'omosessuale che lavora ai mercati generali "de roma", ma veramente "stonato" nella parte di dino campana. Chi ha fischiato questo film a Venezia con che occhi guardava i colori della pellicola? I costumi? E la delicatezza delle espressioni di Laura Morante, già interprete perfetta di altri ruoli, ultimo quello della madre nel film "la stanza del figlio" con quel grido di dolore, nel silenzio più totale della sua casa, senza musiche di sottofondo a darle una mano, un grido che era più espressivo e significativo di ogni frase che gli autori si potevano inventare. Nel ruolo di Sibilla Aleramo è sublime anche se forse la figura della scrittrice rimane un pò in ombra vicino a quella di Campana, forse meritava più spazio, o forse nelle intenzioni dell'autore c'era proprio questo di ruolo ma la sua grandezza facilmente ha offuscato quella di Accorsi. Allora la scelta di un altro attore avrebbe restituito a Campana lo spazio che meritava, lo spazio che gli volevano comunque attribuire. Campana, ancora così moderno, così attuale; il suo non accettare i compromessi della letteratura e dei letterati dell'epoca rimane come nella politica nell'arte e in tutte quelle che esistono in quanto "correnti" un atteggiamento appannaggio di pochi eletti "matti", isolati nel mondo e dal mondo appena tentano di uscire dalla scia. Campana, nulla è cambiato nell'uomo! Nel 2002 non c'è valore culturale, progresso ed evoluzione che abbia cambiato lo spessore della sensibilità umana! Oggi l'isolamento si chiama "mobbing", più moderno ma sempre triste e doloroso. Penso che Placido non vada criticato così aspramente. Di fronte allo sforzo di rendere film un



Marina, 34 anni, Roma (RM).





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