questo è uno dei più grandi film della storia del cinema,il cast è eccezzionale e non delude nessuno.robert de niro si mantiene uno dei più grandi attori viventi,per non parlare poi della colonna sonora di ennio morricone:a dir poco fantastica.eccezzionali pure la sceneggiatura e la fotografia(per cui ha vinto l'oscar).da vedere assolutamente
Bravissimi attori (più irons che de niro), immagini stupende, musiche ovviamente straordinarie... Certo, in linea con tutti i film di qualche anno fa, il film viene visto solo con gli occhi occidentali, la personalità degli indigeni sembra effettivamente molto semplificata e stilizzata, vengono così fatti risaltare i 2-3 gesuiti che sono gli unici personaggi veramente approfonditi insieme al vescovo.
Comunque è un film ammirevole, con buone intenzioni senza essere troppo di parte nel descrivere positivamente l'espansione del cristianesimo durante la colonizzazione delle americhe.
Certo, di film hollywoodiani sugli indiani d'america o indios visti veramente dalla loro parte credo di non ricordarmene (forse "the new world"), comunque per me è un film da vedere.
A parte la bellissima colonna sonora e la fotografia, ma sarebbe stato difficile farla male, il film è il classico esempio di come il bianco vede il "selvaggio". Nel film si parla di vari scontri: dell'individuo con se stesso, dell'individuo con le istituzioni e tra le istituzioni (portoghesi, spagnoli e Chiesa). In tutto ciò manca il punto di vista degli indigeni. Era venuto in mente a qualcuno? Penso di no. La nostra cultura si crede talmente superiore che non considera affatto il pensiero "altro". Gli indigeni (a parte due momenti quasi validi: quando fanno fuori il prete gettandolo nella cascata legato alla croce e quando se ne vanno all'interno della foresta) sono trattati da violenti (primo momento) o da rassegnati in fuga (secondo momento); per il resto sono visti come idioti in attesa di abbracciare la "verità". Nessuna considerazione per loro: la loro affascinante struttura sociale, la loro forte cultura (che non vuol dire sapere le cose, ma la capacità di resistere all'Occidente dopo cinque secoli di pressioni e repressioni) e sì, anche la loro complessa religione al cui confronto il cristianesimo è acquetta. Ridicola, poi, la scena in cui vengono attirati dal flauto, manco fossero i topi della favola!
Il film sarebbe da 5, ma 8 è veramente troppo per chi ha studiato antropologia. Se v'interessano dei buoni film che tratta delle popolazioni cosiddette "primitive", vedetevi "La foresta di smeraldo" e "Giocando nei campi del Signore".
Un uomo tormentato e di guerra
Un uomo di pace
Una terra di incomparabile bellezza
La crudeltà e la realtà della vita.
Questi quattro elementi fanno di "Mission" uno dei migliori film su Dio e la fede che io abbia mai visto.
Una sofferta conversione (la parte del film dedicata all'espiazione, con De Niro che trascina dietro di sè i simboli sanguinosi del suo passato) è il momento più toccante di tutto il film.
Quest'uomo di guerra, sanguinario e tormentato, è completamente coinvolto dalla figura del Gesuita Jeremy Irons, un uomo sensazionale, un uomo di pace, il vero volto della fede.
Tutto il film si basa sull'incontro/scontro di questi due personaggi, e sul loro modo di vedere Dio.
Questo penso sia uno dei migliori personaggi di Robert De Niro.
Si tratta di un uomo istintivo, ardente, in grado di provare fortissimi stati d'animo, nel bene e nel male.
Dall'uccisione del fratello, all'espiazione della sua colpa, per poi ritornare guerriero - quello che, nel fondo del suo animo è sempre stato - per difendere la Missione dagli interessi colonialistici, ed anche della Chiesa vista come istituzione.
Un personaggio sanguigno, complesso, capace di covare odi, rimorsi e vendetta, ma con una grande fede ed un incredibile bisogno di Dio nel cuore.
A questo personaggio, così vitale, fortissimo e capace di ogni genere di sentimento, sempre in guerra con se stesso, si contrappone quello di Padre Gabriel (Jeremy Irons).
Il vero uomo di Dio. Quello della pace, vista, soprattutto, come la pace con se stessi.
Ed ecco la figura di un Padre Gesuita che porta, ed ha con sè, la parola di Dio al mondo.
Una parola che significa amore, rispetto per gli altri, vero sprezzo del pericolo. E grandissima pace interiore.
Questo è il film di Dio.
Dio si può manifestare in forme diverse.
Il problema è sapere ascoltarlo.
Per De Niro significa tormento interiore
Per Irons un grande senso di pace.
Un film bellissimo.
Anche per chi non è credente, perchè si riesce, anche solo per due ore, a capire il vero messaggio di Dio e della Chiesa.
Quello dell'amore, dell'estremo sacrificio di se stessi, soprattuto di fronte alla crudeltà ed alla realtà della vita.
Dio è immenso.
Anche solo per averci regalato questo film, che è un vero inno alla Sua potenza ed alla Sua grandezza.
Trailer italiano (it) per L'ultima volta che siamo stati bambini (2023), un film di Claudio Bisio con Alessio Di Domenicoantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis.