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Mission

Opinioni presenti: 60
Media Voto: Media Voto: 8 (8/10)

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Più che d'accordo su Dio

(8/10) Voto 8di 10

Complimenti al commento di Alessandra di Savona. Ha scritto quello che a me non è riucito formulare a parole. È vero, è un ottimo film sulla fede e Dio, dei pochissimi che esistono sul tema. Per me viene secondo solo a Andrej Rublov di Tarkovski. In entrambi vengono messi in evidenza due figure: quella del sacerdote e del guerriero in Mission, quella dell'uomo d'azione e del contemplativo in Andrei Rublov, per far capire come in realtà siano un'unica realtà spirituale, che nella vera fede si fondono e ti portano a scoprire l'amore, la potenza e la bellezza di Dio.



Chiara, 53 anni, Strasburgo.




uno di quei film da non perdere assolutamente

(9/10) Voto 9di 10

È uno dei film che mi è più caro in assoluto: una tematica non stupida, anzi (in realtà, per essere capita a fondo richiede un certo background), ottimi attori (mi piacerebbe vederlo in originale con la voce superlativa di irons), bella la musica, bella la fotografia.Certo, ci sono film fatti ancora meglio, ma personalmente non mi stanco mai di vederlo.



Chiara, 52 anni, Strasburgo.




Dio

(10/10) Voto 10di 10

Un uomo tormentato e di guerra Un uomo di pace Una terra di incomparabile bellezza La crudeltà e la realtà della vita. Questi quattro elementi fanno di "Mission" uno dei migliori film su Dio e la fede che io abbia mai visto. Una sofferta conversione (la parte del film dedicata all'espiazione, con De Niro che trascina dietro di sè i simboli sanguinosi del suo passato) è il momento più toccante di tutto il film. Quest'uomo di guerra, sanguinario e tormentato, è completamente coinvolto dalla figura del Gesuita Jeremy Irons, un uomo sensazionale, un uomo di pace, il vero volto della fede. Tutto il film si basa sull'incontro/scontro di questi due personaggi, e sul loro modo di vedere Dio. Questo penso sia uno dei migliori personaggi di Robert De Niro. Si tratta di un uomo istintivo, ardente, in grado di provare fortissimi stati d'animo, nel bene e nel male. Dall'uccisione del fratello, all'espiazione della sua colpa, per poi ritornare guerriero - quello che, nel fondo del suo animo è sempre stato - per difendere la Missione dagli interessi colonialistici, ed anche della Chiesa vista come istituzione. Un personaggio sanguigno, complesso, capace di covare odi, rimorsi e vendetta, ma con una grande fede ed un incredibile bisogno di Dio nel cuore. A questo personaggio, così vitale, fortissimo e capace di ogni genere di sentimento, sempre in guerra con se stesso, si contrappone quello di Padre Gabriel (Jeremy Irons). Il vero uomo di Dio. Quello della pace, vista, soprattutto, come la pace con se stessi. Ed ecco la figura di un Padre Gesuita che porta, ed ha con sè, la parola di Dio al mondo. Una parola che significa amore, rispetto per gli altri, vero sprezzo del pericolo. E grandissima pace interiore. Questo è il film di Dio. Dio si può manifestare in forme diverse. Il problema è sapere ascoltarlo. Per De Niro significa tormento interiore Per Irons un grande senso di pace. Un film bellissimo. Anche per chi non è credente, perchè si riesce, anche solo per due ore, a capire il vero messaggio di Dio e della Chiesa. Quello dell'amore, dell'estremo sacrificio di se stessi, soprattuto di fronte alla crudeltà ed alla realtà della vita. Dio è immenso. Anche solo per averci regalato questo film, che è un vero inno alla Sua potenza ed alla Sua grandezza.



Alessandra verdino, 51 anni, Savona (SV).




Splendido

(10/10) Voto 10di 10

Splendido! Magnifici De Niro ed Irons. Splendida recitazione. Emozionante fotografia, giustamente accompagnata da una colonna sonora ampia. Ho visto il film numerose volte (all'uscita nelle sale e più volte in videocassetta.) Ieri notte è passato in TV: rivisto.. e riesce sempre ad affascinarmi maggiormente.



Amedeo, 44 anni, Torino (TO).




il buon selvaggio

(2/10) Voto 2di 10

A parte la bellissima colonna sonora e la fotografia, ma sarebbe stato difficile farla male, il film è il classico esempio di come il bianco vede il "selvaggio". Nel film si parla di vari scontri: dell'individuo con se stesso, dell'individuo con le istituzioni e tra le istituzioni (portoghesi, spagnoli e Chiesa). In tutto ciò manca il punto di vista degli indigeni. Era venuto in mente a qualcuno? Penso di no. La nostra cultura si crede talmente superiore che non considera affatto il pensiero "altro". Gli indigeni (a parte due momenti quasi validi: quando fanno fuori il prete gettandolo nella cascata legato alla croce e quando se ne vanno all'interno della foresta) sono trattati da violenti (primo momento) o da rassegnati in fuga (secondo momento); per il resto sono visti come idioti in attesa di abbracciare la "verità". Nessuna considerazione per loro: la loro affascinante struttura sociale, la loro forte cultura (che non vuol dire sapere le cose, ma la capacità di resistere all'Occidente dopo cinque secoli di pressioni e repressioni) e sì, anche la loro complessa religione al cui confronto il cristianesimo è acquetta. Ridicola, poi, la scena in cui vengono attirati dal flauto, manco fossero i topi della favola! Il film sarebbe da 5, ma 8 è veramente troppo per chi ha studiato antropologia. Se v'interessano dei buoni film che tratta delle popolazioni cosiddette "primitive", vedetevi "La foresta di smeraldo" e "Giocando nei campi del Signore".



Paolo, 43 anni, Roma (RM).





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