E' vero, non parleremo di un gran film, le nostre parole non saranno quelle scritte per celebrare un capolavoro del cinema mondiale e nè tantomento per decantare le lodi di questo regista e di questi attori....
Eppure...eppure è troppo semplicistico buttare tutto via, pensando solo che sia la non riuscita trasposizione cinematografica di un romanzo bellissimo e toccante, che tanto ci dice sull'animo umano oltre che sull'amore.
Per esempio...quando Angela (Ornella Muti) compare alla porta della famiglia la notte stessa del matrimonio, spinta da un marito che scopre sgomento di non essere più tale (Rupert Everett): quel momento...quell'unico momento vale tutto il film. In quegli istanti gli occhi della Muti ci danno il dolore, la sofferenza per ciò che è stato e ciò che sarà. La sofferenza di una donna che ha scelto il matrimonio come fuga, salvo poi pentirsene immediatamente, il terrore di ciò che l'aspetta, di quanto le convenzioni sociali le hanno riservato nel suo futuro. Ed allora lei corre, terrorizzata, ma la madre (un'intensa Irene Papas) le è vicina, troppo vicina per non prenderla...non può sfuggire, ormai è sua. Le sue mani stringono già i lunghi capelli, le implorano di dire un nome, quell'unico nome che potrà lenire il dolore, curare la ferita e nascondere l'onta. Il nome arriverà, e sarà una morte annunciata.....
E' davvero dura dover umiliare due maestri come Gabriel Garcia Marquez e Francesco Rosi. Il primo è infatti l'autore del romanzo breve Cronaca di una morte annunciata (1982) da cui è stato tratto un orrendo film, e il secondo è il regista di quest'ultimo. Rosi non ha certo bisogno di presentazioni, sappiamo tutti che è un grande cineasta, ed è per questo che ci stupiamo di una simile debacle. L'adattamento del romanzo è vuoto e assai banale, e il cast, in parte di grandi attori, è più che sprecato. Ornella Muti è completamente fuori posto nel ruolo della ragazzina ingenua Angela Vicario, e Rupert Everett, a ventisette anni, si sente un po' troppo vissuto nell'interpretare lo sposo promesso Bayardo San Roman. Oltrettutto appare ancora più banale la questione d'onore che causerà la morte di Anthony Delon - Santiago Nasar, e magari ci si commuove per la sorte alla quale andranno incontro i gemelli giustizieri Carlos e Rogerio Miranda (la loro vittima è colpevole di aver violato la verginità della loro sorella prima che questa si sposasse con Bayardo) che continuano a dichiararsi innocenti sia con Dio che con gli uomini. Per fortuna, qualche attore più anziano riesce a rabberciare un po' il prodotto: Gian Maria Volonté è credibile nel ruolo di Cristo Bedoia, Lucia Bosé e Irene Papas sono tutt'altro che sfiorite e il vecchio Alain Cuny resta un grande caratterista come già dimostrato in altri film di Rosi. Quanto al regista napoletano, facciamo finta di non aver visto niente. Abbiamo accusato i francesi di sciovinismo per aver premiato a Cannes Sous le soleil de Satan, ma non possiamo certo rimproverarli per aver snobbato il nostro: l'esclusione ingiusta è stata casomai ai danni de La famiglia di Scola.
Non so nemmeno dire se mi è piaciuto. Monotono di ritmo, un pò vuoto, non ha il sapore di un film avvincente e nemmeno di un film discreto.
La trama poteva anche andar bene finchè non ha cominciato a sapere di telenovela e di assurdo.
Voglio dire se Bayardo amava sul serio Angela, che importanza aveva che non fosse casta? So che a quei tempi non la si pensava così, ma anche a quei tempi, chi amava veramente se ne fregava di certe cose... voglio dire, è assurdo che lui torni da lei quando ormai entrambi sono dei vecchi rinsecchiti che hanno consumato la loro giovinezza in rimpianti e nostalgie inutili...
Ornella Muti e Rupert Everett li ho visti strani come coppia. Funzionavano poco, però lui comunque è stato bravo come sempre ad interpretare la sua parte.
E' proprio la trama ad essere imperfetta. Avrebbe dovuto essere colorata un pò. Sembra piatta, immobile, fredda, quando invece avrebbe potuto avere le potenzialità giuste per dare delle emozioni se fosse stata modificata in maniera più umana.
Ridicolo soprattutto il finale. I dialoghi non sono male, le scene però sono lente e tediose ed il film nel suo complesso ha uno stile "moscio".
Mediocre e si si riesce a guardare una volta è anche troppo!
Film piuttosto fedele al libro anche se debitore di piccoli paticolari. Per opinione personale invito chiunque legga la mia recensione a leggere prima il libro integralmente e di vedere poi il film altrimenti non si spiegherebbero i molti flashback. Un film assurdo pesante e lento, un bel film.