Bellissimo affresco di un'Africa ancora un po' selvaggia, interpretazione della Streep al massimo, un Redford fascinoso più del solito, interessante e commovente la figura del servitore personale di Karen. Fotografia impareggiabile, campi lunghi che incantano, da fare da maestra ai fotografi di molti documentari, e la musica? Ascoltatela. Ecco come si fa a amare l'Africa.
questo film è la forma più bella dell'amore,della musica e sopratutto dell'AFRICA-Stupenda l'interpretazione degli attori ma la musica è un qualcosa che piglia il cuore e rimane nel pià profondo
I capolavori sono, nel cinema, quelle opere che uniscono in un'armonia perfetta testa e cuore, ragione ed emozioni con una sintesi felice tra fotografia, musica, dialoghi ed attori.
Questo film ne è una prova. Non voglio mettermi adesso a disquisire più o meno pedantemente sul valore artistico: cosa c'è da dire, che non sia banale, quando si commenta un capolavoro? La storia sentimentale fra i due protagonisti non è convenzionale, ma, pur nell'impossibilità di diventare, per la diversità di carattere, un'unione stabile, raggiunge vette intensissime come a pochi è dato. La musica, maestosa e solenne, fa da complemento ideale alla raffigurazione della perfezione naturale e cioè l'Africa, fotografata al meglio.Non c'è banalità, non ci sono topici, non c'è neanche un eccessivo calligrafismo, come qualcuno ha scritto, o autocompiacimento. Io credo nella moralità di questo film e per moralità intendo (nell'ottica hawksiana e Cahierista)una dedizione leale, sincera e professionale (nel senso migliore del termine)al proprio lavoro, condita dal talento più puro.
Ieri, purtroppo, Sydney Pollack ci ha lasciato. Ho scelto questo film per ricordarlo, perchè credo semplicemente che sia la sua opera migliore. Certa critica va a nozze quando versa tutta la sua bile per stroncare film come questi e, non avendo di meglio da dire, ne criticano "il calligrafismo". Spero che la bile non vada di traverso a quei signori; io, modestamente, mi inchino davanti a questo grande professionista e a questo regista-attore, così americano da un lato e così acerrimo fustigatore dei vizi della "sua America". Chapeau, Mr. Pollack!
il film è bellissimo, una storia di passione ,ma anche di grande coraggio e dolore: impossibile non amarlo,stupendi meryl , reddford e pollack.
il film non è patinato perchè esprime un autentico lirismo di fondo. per me è diventato un luogo dell anima ,vorrei molto visitare le locations in kenia dove è stato girato.
Una donna danese,una cultura diversa da quella latina, questo emerge durante tutto il film. Il coraggio di un'emancipazione dal pregiudizio e dall'abitudine e' costante nel personaggio principale dell'opera. E' una donna emancipata ante litteram, anche se sappiamo che nei paesi nordici l'emancipazione femminile, vedi diritto di voto ad esempio, non ha atteso i fatidici anni sessanta per manifestarsi, come nel resto del mondo, in particolare quello latino. Marylin ovvero la protagonista, ha contratto una terribile malattia che le impedira' di avere figli. Questo a mio avviso la spinge ancora di piu' , come avviene del resto molte volte nella vita, a sviluppare il suo carattere, le sue stesse aspettative di scoperta e di essere, libero da ogni pregiudizio. Nonostante cio', credo che sarebbe comunque rimasta tale anche se avesse avuto dei figli, coniugando il suo amore di donna per i piccoli. E' una donna coraggiosa che si assume in pieno i suoi oneri, le sue responsabilita' e il modo di essere, nel bene e nelle difficolta', anche le piu' gravi. Una donna dell'inizio secolo scorso ma come altre donne dell'epoca, in Italia Tina Modotti per esempio, precursore di una liberta' tanto agognata e ovviamente stragiusta, ma ancor oggi, purtroppo, lontana dall'essere appieno raggiunta. Nel film stesso l'interprete principale, Katrin appunto, si pone ancor su un altro piano rispetto all'uomo, non ne scimiotta le virili caratteristiche sia fisiche che intellettuali, ma si staglia come un personaggio nuovo, la donna libera e appieno se stessa.