Un po' thriller, un po' favola, con scene di squisito buon gusto, che indulge anche alla nostalgia. Con ingredienti come questi e soprattutto una recitazione stupenda, il film è certamente consigliabile, anche se temo che il pubblico più giovane non lo apprezzi come merita.
L’autore ci introduce in un mondo particolare e poco noto, quello dell’antiquariato e delle aste, dove l’offerta migliore è quella più alta (in altre situazioni è quella più bassa) e dove falso e vero si mescolano strutturalmente. A questa dinamica – suggerisce il regista – non si sottrae nulla nella vita dell’uomo: nel falso c’è sempre qualcosa di vero e nella realtà qualcosa di falso. Nel gioco tra ciò che appare e ciò che è, di pirandelliana memoria, si trova il nucleo della narrazione di questo film, thriller senza delitto e senza sangue, ma alla fine amaro come il fiele. Testimonianza della capacità di eleganza raffinata e scenografica, come di una classicità di stile un po’ datato e suggestivo, nonché di una tensione narrativa quasi costante, è a mio parere, insieme a Nuovo Cinema Paradiso, La sconosciuta, La leggenda del pianista sull’oceano, uno dei film tra i più riusciti dell’autore. Eppure nell’insieme si avverte qualcosa di manierato, di squisito formalmente e troppo pensato nei particolari, mentre nel secondo tempo si sarebbe potuta evitare la lungaggine delle successive “spiegazioni” ad uso dello spettatore che poteva farcela da solo. Del resto, questo in più magniloquente è quasi la cifra del regista che costruisce citando anche molto materiale filmico (La donna che visse due volte, La casa dalle finestre che ridono, il recente Hugo Cabret, ecc.). Tuttavia, nel panorama spesso insipido e ripetitivo del cinema italiano, ristretto nelle tematiche, quest’opera di stampo un po’ est-europeo, con pochi personaggi ma piuttosto originali, uno script accattivante, risulta nel complesso stimolante. Parte del merito va anche all’interpretazione da manuale di Geoffrey Rush (già comprimario ne Il discorso del re), attore di maniacale professionalità ma nel contempo umanissimo nel rendere i tic, le ingenuità amorose, la sofferenza di un amore mal riposto, il valore di alcuni dialoghi tra personaggi. E veniamo allo scheletro dei fatti che si dipanano per due ore in sala. Virgil Oldman è un gentiluomo vecchio stile, un po’ eccentrico, che ha fatto della sua professione di antiquario e battitore d’asta il centro di tutta una vita. Non gli si conoscono amori o altre passioni ma non è un misogino; semplicemente egli sublima nell’acquisto di ritratti magnifici di donne, la sua relazione con esse. Le conosce al tatto sulla tela ma non ha mai sfiorato un corpo femminile con tenerezza o sensualità. Quasi sessantenne viene contattato telefonicamente da una donna affinché si occupi dell’inventario e della vendita delle opere d’arte di famiglia, contenute in una vecchia villa. La giovane non si mostra mai e non esce dalle stanze che abita perché soffre di agorafobia, come Virgil saprà nei successivi incontri. Per uno strano contrappasso, attratto dalla ambiguità di questo rapporto e dal mistero iniziale, egli si innamorerà come un ragazzo di una persona che non riesce a vedere, con la quale può solo parlare.
Buona l'nterpretazione degli attori, ma il film non ha consistenza.
Guardato giusto per passare il tempo e forse incuriosita dal "battage" pubblicitario
Uno dei pochi film che mi sia piaciuto veramente. Coinvolgente e contemporaneamente lucida la narrazione. E poi, un vero godimento per il rimando a temi classici della mitologia: Piramo e Tisbe: i due parlano attraverso una parete, uno dei due rimane ferito all'appuntamento; Amore e Psiche: non lei, ma lui ospite del castello delle meraviglie, l'invidia per la storia d'amore vissuta dai due. Ancora: la nana, erede del coro del teatro greco, col suo commento puntuale e drammatico. Inoltre ci sono diversi livelli di lettura: da quello ingenuo, l'inganno al fine del furto, alla storia parallela del dipinto di Petrus Christus: si parte dall'occhio, si passa a considerare il dipinto come falso; il dipinto è invece autentico, viene perso e poi recuperato (questi sono indizi che fanno pensare ad un ritorno di Claire). E potrei continuare ancora per molto. Ho deciso di rivedere il film proprio perché mi ha intrigato molto l'uso della struttura del testo narrativo. Bravissimo Tornatore. Meglio di "Nuovo cinema Paradiso" e di "Baaria"!