> ll film mi è piaciuto abbastanza,nonostante che sia un pò lento,ma forse voluto dal regista per soffermarsi con le scene su alcuni prolemi scivolati via dolcemente.
> Le scene che trovo interessanti sono l'inquadratura del viso della madre,e in particolare dello sguardo quando legge la parabola del figliol prodigo,che non a caso la legge quella sera ,al secondo piano ,forse perchè la senta il figlio tornato.Un'altra scena è quando il figlio si prende i soldi nascosti sotto il vaso sul tavolo di cucina:lasciati lì apposta dalla madre (io penso di si) o rubati? E il figlio se ne va di nascosto.
> .Aggiungendo poi la scena della richiesta del paio di mutande al fratello più piccolo (evidenziando così che non è capace di procurarsi le minime cose necessarie....) mi vien da pensare a una dissacralità della parabola del figliol prodigo e ,oserei dire ,dell'abuso che ne fa questo figlio come un'abbonamento .
> Ho l'impressione che cisia un'accettazione della omosessualità senza affrontare l'argomento.
> C'era poco dialogo tra marito e moglie ,ma esso era rappresentato e sostituito dall'ambiente della campagna e,tutto sommato riempitivo.La figura della nonna molto bella e sapiente .
> Mi ha dato un pò fastidio l'ostentazione della sigaretta della ragazza ,,ma penso voluta dal regista per evidenziare in fondo un atteggiamento di super donna.soddisfatta e autonoma....
Kavolo! "Un anno" si scrive SENZA apostrofo!!!! Come è possibile divulgare errori di ortografia/grammatica, come fossero stendardi?Possono passare nei commenti della gente comune, ma non nello "strillo" ufficiale del film! Altrimenti fa subito pensare che tutto il film sia a quel livello ....
Un peccato comunque!
Non ho ancora visto il film, il mio voto è casuale.
I giorni della vendemmia è un film che si discosta molto dal cinema italiano contemporaneo o almeno dalla gran parte di esso... Finalmente.
La pellicola riporta in modo equilibrato, mai sopra le righe, il turbamento che tutti abbiamo provato in età adolescenziale quando forse per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare realmente ciò che forse prima rimaneva una fantasia e potevamo esprimere solo tramite l’autoerotismo. E ciò non conosce distinzioni di luogo e tempo. E come dimostra il film, a volte le opportunità rimangono tali, non si concretizzano: mettici un ragazza più grande che si diverte solo a stuzzicare o un fratello maggiore, con cui ci si sente un po’ in competizione, che manda all’aria tutti i piani sentimentali. Personaggio da segnalare la nonna che per tutto il film rimane un personaggio marginale, quasi assente ma che alla fine, con quella frase detta ad Emilia, dimostra, guardando a distanza, di capire sempre tutto meglio degli altri (meglio anche di chi la situazione la vive in prima persona). Grandi prove attoriali da parte di tutti i protagonisti. Il film inizia nel modo giusto con una frase di Pier Vittorio Tondelli e chiude al momento giusto, quando si è espresso tutto quello che c’era da esprimere, senza dilungarsi inutilmente.
Toccante film di un Marco Righi in gran forma. Splendida la coppia Longhi e D'Agostin. Sin dalle prime scene mi sembrava di rivivere il film di Bertolucci "Io Ballo da sola", ma a differenza di quel film (comunque bellissimo) mi è parso questo fosse più vero, più intimo.
Qui i ritmi sono quelli della vita agreste che sono interrotti da eventi che sembrano non aver nulla a che fare con essa, ma che ne sono irrimediabilmente condizionati. E quindi la morte di Berlinguer assume un senso anche nella campagna di Reggio Emilia, l'arrivo poi di Emilia, la cittadina, la rivoluzionaria, la trasgressiva, riesce nel bene e nel male a stravolgere la vita di Elia. E' un scontro, ma anche un'occasione di crescita per entrambi.
Bel film, lo consiglio caldamente. Vi dico solo che nella sala dove è stato proiettato, alla fine del film è partito un applauso e mi capita raramente di assistere a manifestazioni di apprezzamento di questo tipo al cinema.