Il primo in confronto è un altro pianeta...
questo film è vuoto, non capita nulla, rappresenta valori sballati ed esagera con le scene di una delle protagoniste (samantha).
Non lascia nulla.
Brodo indigesto e inaccettabilmente allungato. Film veramente mediocre, con tempi esasperatamente dilatati (dura quasi 2 ore e mezza!), dove proprio non ce n'era bisogno. Si salvano solo le battute di Samantha, per il resto (purtroppo a differenza del primo), si può tranquillamente non vedere. Si è voluto esportare il prodotto fuori New York (certo, dopo un'ora di agonia per un matrimonio gay, che "deve" far tendenza) a nostro avviso, fallendo miseramente la missione.
E Sex and the City 2 ce lo ricorda! Manca l’anima di ciò che è stato, c’è un’assenza quasi totale della trama e la moda, il lusso, il glam che avevano fatto da sfondo alle personalità delle protagoniste, diventano padroni unici e incontrastati della scena, a pieno, totale, imbarazzante discapito della qualità della narrazione. Per metà film, tecnicamente, non succede nulla. Carrie e Big sembrano una coppia noiosissima. Charlotte risulta per buona parte della pellicola il ritratto di una borghese sull’orlo di una crisi di nervi, esaurita dalle due figlie, nonostante la tata full time. Miranda, il personaggio forse più bello, più umano e insieme più cinico, viene completamente appiattita nel ruolo della turista americana ad Abudhabi. Samantha continua a lottare contro il tempo, è l’unica che faccia sorridere, peccato che l’abbiano resa la caricatura di se stessa, riducendola ad essere solo una tardona intenta a sparare le sue ultime cartucce, grossomodo priva di quella saggezza sfrontata che l’aveva resa così speciale. Diventa una sorta di replicante femminile di Christian De Sica, con degli eccessi trash degni dei migliori cinepanettoni italiani. Un’ultima nota sulla follia senza ritorno di Carrie che, magicamente, incontra Aiden in vacanza, ci va a cena, lo bacia e, come qualunque sedicenne che si rispetti, racconta tutto a Big con somma costernazione. Ciò posto, essere a favore o contro Sex and the city non credi significhi essere femministi o maschilisti. E onestà intellettuale vuole che si possa riconoscere il decadimento di alcuni personaggi, esattamente come in passato se ne riconosceva la bellezza. Tra gli elementi su cui giocava la serie TV, c’era la complicità con il pubblico e un margine di immedesimazione piuttosto concreto perché, infondo, a tutte, in qualche fase della vita, piacciono uomini stronzi e scarpe col tacco. E a tutte è capitata almeno una delle disavventure che capitano alle protagoniste. Ma nei film, specie nell’ultimo, questo silenzioso e forte legame si spezza. Del tutto. L’umanità annega in un modus vivendi assolutamente lontano dalle quotidiane peripezie di qualunque normale spettatrice. Probabilmente, se tra Dior e Blanik, avessero aggiunto un pizzico di realtà, un assaggio di quell’anima che ci aveva conquistate, il film sarebbe arrivato al cuore. Ma non è andata così. E lo scintillio non può sostituire la totale assenza di ispirazione.