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Il destino nel nome

Opinioni presenti: 10
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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due sorprese

(10/10) Voto 10di 10

La prima è che lo stile e la filosofia induista non si stempera neanche nel mondo tipicamente edonistico occidentale,americano soprattutto,la seconda essermi ricordato di aver letto il cappotto di gogol,che racchiude in se tutta la grottesca satira dell'esistenza umana se si ferma davanti alla possibilità di viaggiare per scoprire nuovi orizzonti.Film da cineteca.



massimo, 50 anni, imperia (IM).




amore e poesia oltre le distanze del tempo e del mondo

(10/10) Voto 10di 10

Avevo perso questo bellissimo film e la televisione adesso mi ha dato l'opportunità di vederlo. Un film dove la sensibilità del vivere, dell'esistere, nel rapporto con gli altri, con chi si ama, con chi ci ha dato tutto se stesso essendoci padre o madre ritrova la sua reale dimensione. Anche sulla dimensione delle proprie origini, di quelle tradizioni, che in gioventù ci sembra sempre giusto combattere e abbattere, questo film ci da dolcemente delle verità, ce le sussurra o ce le canta in una melodia indiana spiegandoci che poi sono l'unica difesa che abbiamo, un dono che viene dal passato per non essere annientati dal presente, basta solo capire. E ci dice anche che capire da giovani è difficile, solo con gli anni e non sempre e non tutti, possono arrivare al traguardo delle beatitudini e della serenità dell'essere. Un film da rivedere molte volte che mi ha fatto sentire vicinissimo alla cultura ed alla tradizione indiana, la loro è anche la mia civiltà , la mia tradizione di europeo cattolico di origini contadine ha le stesse radici di quel mondo, cambiano solo i colori e i suoni. Ed è nel mondo attuale dal modello individualistico, dove la fuga da noi stessi e dalla noia, quella che chiamiamo libertà, e che ci conduce sempre più alla disperazione ed alla solitudine, che si può individuare la vera dimensione da rifiutare e combattere, quella dell'egoismo e dell'egotismo. Ma è una battaglia solitaria, che possiamo tutt'al più condividere con la nostra famiglia o i più intimi amici. Una battaglia col mondo, con questo mondo che almeno per noi non finirà mai, ma forse i nostri sforzi serviranno ai nostri figli o ai figli dei nostri figli. Questo messaggio attualissimo e universale, oltre la dimensione degli spazi geografici e del tempo, in questo film si spiega anche attraverso le gravi e dolorose contraddizioni di chi emigra e poi appartiene a due mondi o a nessuno. Voglio inoltre sottolineare l'assoluta bellezza della protagonista femminile Ashima (Tabu) che potrebbe essere oltre che indiana, ebrea, turca, greca, o italiana... ha il sole e la dolcezza di Dio negli occhi e nel sorriso. Un film di grande poesia dove voglio ringraziare gli autori e la regista Mira Nair. E' ormai raro vedere la bellezza in un cinema (o in un mondo) che pare fatto solo di superficialità, orrore, violenza e perversione propagandate come valori. Ma per fortuna esistiamo ancora e siamo vivi....(come anticorpi).



Umberto, 50 anni, Livorno (LI).




il cappotto di Gogol

(10/10) Voto 10di 10

Trovo che il film è diretto al cuore. Ci ricorda in ogni istante che i nostri desideri più profondi, accoppiarsi, affermarsi in un nuovo paese, avere bambini, ecc.. alla fine altro non sono che "cappotti", identità, aspetti della nostra complessità, che appena trovate sono già vecchie. Mira Nair è abile a metterci davanti al fatto che siamo persona, coppia, famiglia, comunità, e che tutte queste dimensioni ci aiutano a vivere ed essere felici. Non abbiate paura a vederlo. Grazie Mira.



Massimo, 43 anni, Roma (RM).




il grande fratello della famiglia

(6/10) Voto 6di 10

sembra di assistere al grande fratello della famiglia... probabilmente in questo film ogni famiglia ci troverebbe un pezzetto o più di sè. dalla quotidianità, alle gioie, ai dolori... che ti trovi a oriente o a occidente, certe cose non cambiano. "inutile" non è una bella espressione per definire questo film, ma non saprei come definire tutto questo "già visto" che lo pervade. probabilmente il suo messaggio è un altro. nel film vengono spesso messe in contraddizione la globalizzazione e il suo esatto contrario, con la conclusione che è inutile cercare di rendere compatibili cose e persone tra loro incompatibili a prescindere.



Esmeralda, 41 anni, Milano (MI).




Guardatelo

(8/10) Voto 8di 10

Mi è capitato di trovarlo in televisione, in terza serata credo. Nulla che valga la pena prima di mezzanotte, roba da matti. Ad ogni modo mi ci sono imbattuta e non sono riuscita a staccarmene. Bello, molto bello. Bravi gli attori, ben ambientato. A me è rimasto un semino dentro. Ed è raro. Guardatelo.



Ivy, 35 anni, Schio (VI).





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