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Il colore della libertà - Goodbye Bafana

Opinioni presenti: 10
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Bello da vedere

(7/10) Voto 7di 10

E' un bel film. Una bella fotografia. Sceneggiatura forse un pò banale ma una gran bella interpretazione. Senz'altro da vedere.



Sergio, 47 anni, Trecate (NO).




Per non arrendersi mai!

(10/10) Voto 10di 10

Spero che questo film abbia raccontato ai miei alunni come era il mondo quando ancora non erano nati. Soprattutto spero che abbia insegnato loro chi era Nelson Mandela, un uomo che ha lottato servendosi solo del suo sorriso e del suo silenzio. Non occorrono armi per vincere una guerra, Mandela e altri con lui ce l'hanno insegnato. In questi giorni il mondo intero gli ha reso omaggio e nella nostra semplicità lo abbiamo fatto anche noi in classe. Spero che questo seme messo nel cuore dei miei alunni, ancora adolescenti frizzanti, curiosi e con tanta voglia di crescere, germogli in tutta la sua grandezza quando saranno grandi. Grazie Madiba, il tuo esempio non verrà mai dimenticato.



Monica, 46 anni, Breno (BS).




Quando un uomo fa la differenza

(3/10) Voto 3di 10

Ho avuto l'inconsueto privilegio di visionare il suddetto film tempo fa in Canada, e non posso che sconsigliarlo a chiunque anche minimamente sospetti che si tratta di un film di scarso profilo. Tratto da una storia vera, la pellicola racconta l'ascesa, la caduta e la resurrezione di un uomo di colore in un mondo dominato dai bianchi, ove sogno e utopia stentano a scindersi.. colori vividi si mescolano vivacemente, e il ritmo della storia risulta emozionante. Purtroppo, un film altrimenti straordinario viene a cadere del tutto nel razzismo: la storia è sempre la stessa, l'uomo bianco viene ancora una volta discriminato, descritto come una sorta di diavolo spietato e irrispettoso.. è l'ennesimo schiaffo nei confronti di una razza che tanto ha dato al resto delle popolazioni del pianeta, che ha risollevato dal caos genti primitive per mezzo delle conversioni forzate e della democrazia. Nonostante ciò, osserviamo che ancora siamo odiati dappertutto, veniamo segregati, torturati, minacciati.. spero che questo atteggiamento cambi, in futuro, altrimenti non oso immaginare un futuro non disastroso per chi desidera solo far trangugiare a tutto il mondo i panini di McDonalds



Gabriele, 43 anni, Catania (CT).




didascalico, inutilmente didascalico

(5/10) Voto 5di 10

il titolo originale ( che nel doppiaggio italiano diventa ovviamente un altra cosa completamente diversa ) si riferisce al fatto che il carceriere di Nelson Mandela ha imparato il dialetto del luogo, denominato Xhosa, da un amico d'infanzia di colore ( Bafana, appunto ) che poi ha dovuto salutare per le troppe differenze che un paese come il Sudafrica del 1968 riportava tra bianchi e neri. Il film si svolge completamente attraverso gli occhi di James Gregory ( Joseph Fiennes ), che con la moglie Gloria ( una Diane Kruger decisamente fascinosa ) si reca sull'isola dove tengono prigioniero Mandela ( Dennis Haysbert, qualcuno lo ricorderà come il presidente Palmer del serial tv "24") per svolgere il proprio lavoro. Didascalico come non mai, ci propone questo superficiale ritratto di leader accumunando il percorso invecchiante dei due protagonisti con il percorso formativo/sociale del Sudafrica. Utilizzando la televisione e i giornali e non l'azione diretta nell'avvenimento, il film si estranea completamente da una sorta di doveroso reale approfondimento, marcando in continuazione la censura come mezzo di soppressione ideologica tralasciando di darci un quadro completo e reale di quanto accade fuori dalle mura dell'istituto di pena dove i leader politici sono rinchiusi. Sapendo che questo film è la trasposizione delle memorie del carceriere di Nelson Mandela, sentiamo e capiamo molto presto che questi presunti scritti di vita vissuta sono dei falsi assoluti ( come dimostrato, in quanto Gregory non è mai venuto relamente in contatto con Mandela e conosceva fatti privati solo perchè censuratore delle sue lettere sia in arrivo che in spedizione ), proprio perchè la pellicola non riesce minimamente a trasportarci nella vicenda, rendendo il feroce guardiano un tenero amico ossequiante, che condivide addirittura le tragedie che vive il prigioniero. Asettica, piena di dialoghi banali ( le donne del villaggio dei guardiani, le diatribe moglie e marito e alcuni scambi di opinione assolutamente scontati ) questo film non prende mai minimamente il volo, nonostante dovrebbe narrare dei fatti tragici e delle situazioni sconvolgenti, rendendolo molto spesso quasi un film da camera nello spazio della prigione. E'inutile che il regista si prodighi a spiegare emozioni e visioni del passato senza che queste poi dopo siano la radice di qualcosa di sincero e valido, limitandosi a fornire solo l'indicazione della capacità di usare i bastoni e il perchè si sa capire la lingua. Reminescenze funzionali alla storia ma del tutto prive di emozione, troppo didascaliche e ricercate quando invece il regista invece del fioretto doveva cercare di usare un bastone visto il tenore della storia. Non si crede al passare dei tempi ( 22 anni ), dove del bianco di capelli e dei baffetti posticci dovrebbero dimostrare un invecchiamento dei personaggi, mal narrato e senza particolari spiegazioni storiche di avvenimento



Pietro, 42 anni, Gessate (MI).




La razza

(10/10) Voto 10di 10

le idee aberranti del "signore di Catania" circa razze che hanno "civilizzato " poveri selvaggi e ingiustamente vessate nonostante ciò.... Vessate quando detengono il 90% delle risorse economiche mondiali, mah... Da brividi... Da restare basiti. La dimostrazione che parlare di razzismo in un film, pur con tutti i suoi limiti, purtroppo non è un anacronismo



Giuseppe, 32 anni, Bari (BA).





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