Le cose che nascondiamo sono qelle che ci assomigliano di più. Ci sono, d'altra parte, cose talmente tremende che restano sepolte nel nostro cuore, incapaci di confondersi con la vita di tutti i giorni. Sono dolori da cui (come si dice nel finale del film) è impossbile guarire: ma non sono una malattia, sono piuttosto una cicatrice. Ed un qualcosa di bello e di insperato come l'inizio di una nuova vita o di un nuovo amore (comunque lo si voglia classificare, omo oppure etero) può aiutare a convivere, se non a dimenticare l'orrore che ci si porta dentro. Finalmente, uno splendido film italiano, scritto benissimo da Cristina Comencini ed interpretato non meno bene da tutto il cast, con una bravissima Giovanna Mezzogiorno ed un immenso Luigi Lo Cascio. Uno splendido film, da Oscar.
Ora tutto mi è più chiaro! Era Muccino a renderla così nevrotica allora?
Scherzi a parte, probabilmente solo la sensibilità si una donna, e nello specifico di una spettacolare Cristina Comencini, può valorizzarne al meglio un'altra. E' così, oltre gli stereotipi, vediamo muoversi con efficacia ed eleganza una serie di figure di buona caratura che d'un tratto si trasformano in prime donne da oscar, ritagliandosi con maestria e senza interferire o oscurare le altre uno spazio limpido, autonomo. E in questo spazio, Giovanna Mezzogiorno, Stefania Rocca ed Angela Finocchiaro danno vita al loro capolavoro: si esprimono come mai prima d'ora, comprendo ruoli ai limiti del paradossale eppure facendoli sembrare normali con una naturalezza disarmante. Sono loro le tre autentiche protagoniste. Questa pellicola made in Italy vive dei loro drammi, pende dalle loro azioni/reazioni, tifa per loro.
La storia rispetta i tempi, mai troppo lenta anche quando potrebbe sembrarlo, mai troppo veloce. Ad ogni quesito il giusto spazio per una esauriente ed efficace risposta. Lo scorrere è scandito sapientemente, e durante il fluire della melodia la vicenda si srotola, si dipana nota dopo nota fino a trovare la sua più congeniale soluzione.
Altro punto a favore? Questo film drammatico e cupo, quasi sottotono, fin dai primi fotogrammi, tanto da impostarsi come un film di genere, guizza, si impenna nel finale, trovando un sostanziale e affatto scontato lieto fine per tutti i suoi componenti.
Curato il montaggio, adeguata la colonna sonora, ardito il tema (più che altro per il rischio di capitolare nella banalità), impeccabile la regia.
Il mio ultimo elogio va a Luigi LoCascio, per l'essere riuscito ad alternare perfettamente almeno 4 nettamente differenziati stati d'animo nelle vesti di un unico personaggio, ma lui e il suo talento li conoscevamo già (vedi I cento passi e Il dolce e l'amaro).
Malgrado gli innegabili richiami e l'influenza del genere mucciniano, dai quali con tutta probabilità La bestia nel cuore prende le mosse, almeno secondo la prospettiva registica, l'elevazione semantica e stilistica è evidente sotto ogni aspetto.
Il finale è inevitabilmente strappalacrime... ma facciamocelo questo pianto, per film del genere vale davvero la pena!
Per finire, mi rivolgo ai precedenti commentatori con sorpresa ed una punta di amarezza: che film siete abituati a guardare? Ora comincio a capire perché la notte degli Oscar è affiancata da festival quali quello di Cannes e quello di Venezia. E' più o meno la stessa differenza tra quantità e qualità, tra artigianato ed arte. In quanti avete guardato con sufficienza il film oggetto di discussione senza rendervi conto della prossimità di un capolavoro?
Direi che un 8,5 sarebbe il voto più adeguato, ma mi vedo costretto ad esagerare per alzare la media di un lungometraggio tanto valente come non se ne vedevano in Italia da La vita è bella (e sono ben 8 anni!)
Le interpreti sono brave ,la storia e' torbida . la figura del fratello e' sicuramente la piu' commovente .bello,ma troppo drammatico .l'incesto esiste e resiste sicuramente come uno dei peggiori crimini ,quindi nessun film puo' trattarlo senza risentirne poi a sua volta per un giudizio finale. non lo consiglio.