Certo non e' un capolavoro, ma ha tutti gli ingredienti di un ottimo film, soprattutto se si guarda alle spazzature americane pieni di divi hollywoodiani. La cosa bella del film, oltre alla ricostruzione di un periodo buio per l' Argentina, e' che da il senso di come dovrebbe essere una famiglia, cosa che in Italia ormai va scomparendo, e lo fa senza drammaticita'.
Non e’ un film per occhi e cuori digiuni di cio’ che e’ stata l’Argentina negli anni della dittatura.
Se conosci cio’ che e’successo, allora avrai la chiave di lettura per vedere dentro e dietro ad ogni personaggio del film.
E’ un film semplice e non banale di sentimenti buoni e dove i veri cattivi palesemente non appaiono mai. Eppure sono assolutamente presenti ma invisibili.
Non riesci ad avvertire il clima di terrore di altri film sullo stesso argomento: non vedi torture, non vedi sequestrati, non vedi le madri di plaza de mayo....ma percepisci tutto ancora piu’ profondamente, senti una lama sottile che ti solca dentro per lacerarti poi nella scena finale.
Una delle scene piu' toccanti, per me, quella in cui Ricardo Darin (eccellente!) viene inquadrato in primo piano dalla macchina fotografica del figlio. Tutti i sentimenti del film espressi con uno sguardo ed una voce.
Un film essenziale, fatto di sguardi, parole dette e taciute e una dittatura che opprime, seppur quasi invisibile nella pellicola. Un film che appassiona, fa sorridere, ricorda come si è a 10 anni, quando si iniza a capire il mondo degli adulti ma si è ancora ancorati alla dimensione dei bambini, forse l'unica salvezza.