questo film è bello e pretestuoso. ma secondo me l'errore di fondo è che parla ai sardi e ai non sardi in due maniere completamente differenti. è in bilico tra il film delle sardità e un film qualunque. Presenta delle crepe in entrambi i sensi: visto come un film per i sardi è leggermente anacronistico, pur mostrando bene questo connubio tra vecchio e nuovo molto affascinante. Visto come un film senza pretese di essere Sardo a tutti i costi ha delle pecche sui tempi. Non so se un bambino di nule nel 2000 può non aver visto il mare, il fatto è come lo si racconta: mereu sta sempre in bilico tra la poesia e l'ostentare sardità. Non importa se nel 2000 ci sono pastori che non hanno mai fatto l'amore, sta di fatto che può capitare che un uomo non abbia mai fatto l'amore a 30 anni, e probabilmente reagirebbe così. Le feste e i matrimoni sono realmente così all'interno. Io che ho sempre vissuto a cagliari mi sono sempre sentito un attimo fuori luogo come quella suora.
Comunque si poteva fare lo stesso un bel film, mettendo in risalto la sardità, facendo parlare molto di più la terra e il silenzio piuttosto che gli esperimenti di un regista.
Un film magnifico che vuol solo raccontare una fiaba attraverso le metafore di un mondo che purtroppo
si è perso nella notte dei tampi....Cosa dire di quella luce che affiora fra le nuvole che si sono scatenate in un diluvio universale sulla festa di matrimonio...sembra di vedere miracolo a Milano e.....
E poi la malinconia che ti strappa il cuore davanti ai preparativi del dì di festa del piccolo vecchio uomo che segue il suo semplice destino di morte senza enfasi, senza nessun moto dell'animo se non la constatazione di una morte che non ha nulla nè di pietoso nè di triste nè del doversi domandare un perchè .....Ma la scena di lui che poi sale su quel " fantastico aereo e vola, vola, vola via verso il suo sogno, verso il suo destino, con sorpresa, con meraviglia ma senza nessuna perplessità e qui la metafora si fa tenerezza e le lacrime possono solo accompagnare il suo volo e il volo di tutti noi.........
Una storia surreale in una terra particolare, astratta per chi non la conosce e ancor di più per chi ci vive. La Sardegna è mito di sè stessa, è unità a sè stante, lontana e immersa nel mare più azzurro. Innegabilmente qualcosa di molto diverso dal continente, qualunque esso sia. E i sardi sono come lei. Questo film, per molti scomodo, enfatizza una terra antica, nella sua chiusura, che andrebbe vista come esclusività dai detrattori accaniti di Mereu. La storia è semplice, la più vecchia del mondo. Quattro stagioni in successione ordinata, quattro fasi della vita in successione ordinata. La gioventù, in cui quattro ragazzi sognanti incontrano per la prima volta il mare, rapiti da un turbinio di emozioni. Altre primitive emozioni per il pastore, che scopre l'amore con una gaia turista francese. Poi la suora, col suo bagaglio pesante di malinconia repressa; la vecchiaia, in cui la storia si fa tragicommedia, per la sola ostinazione nel voler vivere, nel voler andare avanti, finchè la natura non deciderà altrimenti e dio donerà le ali al placido vecchino. Questo è un film, è gli occhi del regista sul suo mondo. Cornice di una Sardegna forte e aspra come un frutto acerbo, per questo indimenticabile nel cuore di chi ha potuto conoscerla. Le immagini di "Ballo a tre passi" mi hanno permesso di riviverla, per questo non posso che ringraziare, tacitamente, con un cenno della testa.
Perchè molti miei compatrioti pensano di essere insultati dal Mereu? In ciò vedo molta ignoranza, gente che tiene e vuole continuare a tenere gli occhi chiusi. La Sardegna è un Continente in mianiatura e il film vuole mostrarne alcune sfaccettature originali, ma che non sfuggono dalla realtà. Non è assolutamente vero che mostra un popolo arretrato, questo lo vede chi guarda il film con un distacco tale da non riuscire a capirne il senso. Ho letto troppe digressioni sul tema tra le vostre opinioni e quasi nessuno ha colto la particolarità del film. Sarà che qualcuno ha la coda di paglia? Se volete leggere qualcosa su chi ci ha ritenuti un popolo stupido, sporco e ignorante allora leggetevi "Raccontar Fole" di Sergio Atzeni, e allora si che vi incazzerete.