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Autore Vermicino. un trauma ancora attuale
oldboy83

Reg.: 06 Gen 2005
Messaggi: 4398
Da: Mogliano (MC)
Inviato: 06-05-2007 01:27  
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In data 2007-05-04 14:26, AlZayd scrive:
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In data 2007-05-04 13:31, Riccio scrive:
Io ho letto da più parti che, anche se certo quella diretta di 18 ore non poteva essere né prevista né tantomeno programmata, costituì un "comodo" diversivo per distogliere l'attenzione pubblica da certi fatti poco puliti della nostra storia. Come dire, gettiamo l'attenzione degli italiani in un buco perché non pensino alla crisi del governo, alla loggia P2, al processo Calvi e a tutto quello che sta succedendo qui fuori. Ovviamente mi sembra un'ipotesi piuttosto ardita... è ovvio che si trattò di una coincidenza. Però è vero che il dramma di Vermicino cancellò con un colpo di spugna tutto il resto e fece dimenticare le beghe interne di un'Italia che appariva improvvisamente così unita e fraterna che persino il suo Presidente si muoveva dalla suo trono per scendere metaforicamente in quel buco infernale.




La tua non è un'ipotesi ardita, corrisponde al vero. Non c'era il calcio con cui oppieggare il popolo, nulla di meglio di tale "imprevisto" per distrarlo dalle questioni da te esposte.

Si è sempre fatto così.

Ottimo il tuo intervento.




è praticamente quello che accade oggi in tv... basta dare un'occhiata ai nostri tg e sentire quanto spazio si dedica alla cronaca nera, e a come si è trasformato il registro narratologico delle storie drammatiche e tragiche raccontante dai media: si cerca di coinvolgere emotivamente lo spettatore fino a far diventare quel "caso umano" o quel "fatto di cronaca" soggetto delle conversazioni quotidiane del normale vivere distogliendoci, la maggior parte delle volte, da problemi di natura sociale e politica statisticamente più frequenti e gravi.
Dal caso Vermicino si è arrivati, nostro malgrado, al caso Cogne.
_________________
Una sola cosa è certa: da questa vita non ne usciremo vivi.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-05-2007 03:00  
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In data 2007-05-06 01:27, oldboy83 scrive:
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In data 2007-05-04 14:26, AlZayd scrive:
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In data 2007-05-04 13:31, Riccio scrive:
Io ho letto da più parti che, anche se certo quella diretta di 18 ore non poteva essere né prevista né tantomeno programmata, costituì un "comodo" diversivo per distogliere l'attenzione pubblica da certi fatti poco puliti della nostra storia. Come dire, gettiamo l'attenzione degli italiani in un buco perché non pensino alla crisi del governo, alla loggia P2, al processo Calvi e a tutto quello che sta succedendo qui fuori. Ovviamente mi sembra un'ipotesi piuttosto ardita... è ovvio che si trattò di una coincidenza. Però è vero che il dramma di Vermicino cancellò con un colpo di spugna tutto il resto e fece dimenticare le beghe interne di un'Italia che appariva improvvisamente così unita e fraterna che persino il suo Presidente si muoveva dalla suo trono per scendere metaforicamente in quel buco infernale.




La tua non è un'ipotesi ardita, corrisponde al vero. Non c'era il calcio con cui oppieggare il popolo, nulla di meglio di tale "imprevisto" per distrarlo dalle questioni da te esposte.

Si è sempre fatto così.

Ottimo il tuo intervento.




è praticamente quello che accade oggi in tv... basta dare un'occhiata ai nostri tg e sentire quanto spazio si dedica alla cronaca nera, e a come si è trasformato il registro narratologico delle storie drammatiche e tragiche raccontante dai media: si cerca di coinvolgere emotivamente lo spettatore fino a far diventare quel "caso umano" o quel "fatto di cronaca" soggetto delle conversazioni quotidiane del normale vivere distogliendoci, la maggior parte delle volte, da problemi di natura sociale e politica statisticamente più frequenti e gravi.
Dal caso Vermicino si è arrivati, nostro malgrado, al caso Cogne.




Assolutamente si! Altro che fiction... Tra l'altro, come già accennato nel mio primo messaggio, all'epoca, mentre si viveva quella tragedia, tra amici, ipotizzammo un fututo prossimo all'insegna dell'informazione/spettacolo. Non che prima non esistessero casi di speculazione e manipolazione della notizia di cronaca, e non solo, di questo tipo, ma il caso Alfredino fu esemplare, una pietra miliare del "genere".
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 06-05-2007 12:29  
le polemiche sulla televisione, in merito a vermicino soprattutto, sono troppo facili, a mio parere:

ne più ne meno sono le stesse polemiche che nacquero tra gli italiani dell'epoca, nell'immediatezza della conclusione tragica di quell'evento.

bè, io vorrei dire questo:
che queste polemiche contro la tv sono nate esclusivamente perchè la vicenda si concluse tragicamente.

se alfredo rampi fosse stato tirato fuori vivo, magari proprio dal sardo licheri, io vorrei sapere quanti(benchè c'erano state 18 ore di diretta e un'attenzione delle telecamere tv continua e imponente) avrebbero polemizzato contro i telegiornali.

anche perchè gli italiani polemizzarono però sono stati i primi ad aver avuto un forte interesse a seguire ad attimi costanti le dirette tv.

il fatto è che l'Italia è fatta così: prima si crea l'enorme interesse e poi dopo, se le cose precipitano, bisogna per forza addossare le responsabilità.

vermicino ha rappresentato proprio questo: la sconfitta di quell'operazione di salvataggio ha distrutto quella facile convinzione da parte di tutti che le cose sicuramente si risolvevano brillantemente.

lo shock fa scaturire l'incazzatura e dall'incazzatura si passa alle accuse reciproche.

quando bastava che i soccorritori avessero utilizzato gli strumenti adatti o almeno calcolavano in anticipo i rischi.

far calare in un pozzo artesiano uno sgabello senza nemmeno informarsi sulla stratigrafia del sottosuolo e sulla larghezza del cunicolo è di una stupidità senza precedenti.

troppo comodo prendersela con la tv, almeno in questa vicenda, compromessa da disastrosi interventi tecnici già in partenza.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 06-05-2007 13:58  
quote:
In data 2007-05-06 12:29, dan880 scrive:
le polemiche sulla televisione, in merito a vermicino soprattutto, sono troppo facili, a mio parere:





Credo che tu non abbia capito che qui si stava parlando dell'eccesso di informazione/spettacolo che speculava, con i modi di una macabra telecronaca televisiva, la morte in diretta. Plausibilmente anche, come già ipotizzato, al fine di sviare l'attenzione del popolo dai molteplici guasti morali e sociopolitici che attanagliavano il Belpaese. Tale critica sull'"invadenza" mediatica, fu formulata all'epoca dei fatti, e seguita ad essere formulata, a prescindere dall'esito dei soccorsi, ancora oggi, alla luce di un modo di fare informazione sempre più spregiudicata e, in ultima analisi, inoffensiva in quanto inflazionata. Si chiama assuefazione. Oramai le foto di bambini del Terzo Mondo agonizzanti buttate sulle riviste tra le foto di modelle, mignotte, uomini che non devono chiedere mai.., e pubblicità di pannolini che rendono asciutti e profumati i culetti dei nostri più fortunati pargoli, sono tristemente diventate decorative, nella manierata "codificazione" estetica. Le immagini che trasmettono le televisioni di efferati massacri, e quant'altro, si confondono con la finzione. Certo, se Alfonsino si fosse salvato avremmo evidentemente esulato per la gioa e saremmo stati forse meno critici nei confronti di un fenomeno che resta comunque eprecabile: l'informazione/spettacolo tendente ad appagare i più bassi e primitivi istinti voyeuristici delle nostre addomesticate (anche dal "medium")comunità cosiddette civili. Il giusto silenzio, unito ad un giusto numero di parole e immagini, consentirebbe alla gente di riflettere, oltre che incamerare passivamente un surplus di notizie che diventano mero sottofondo, spesso perfino molesto, delle nostre giornate.

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 06-05-2007 alle 14:01 ]

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 06-05-2007 14:06  
anche io sono convinto che la tv ha "allargato" lo spazio della vicenda per coprire tutte le altre vicende di quei giorni.

ma è questa l'unica responsabilità della tv su vermicino.

tuttavia, anche considerando lo spazio enorme dato alla vicenda dalle telecamere dei tg non si può non ritornare al punto di partenza del mio discorso: gli errori delle operazioni tecniche.

voglio dire:
se alfredo rampi fosse stato salvato con operazioni di soccorso oculate stesso la notte dell'11 giugno probabilmente non ci sarebbe stata nessuna diretta tv, o solo quella di un tg laziale.

e se anche la vicenda cmq si protraeva per ore, sono sicuro che persone veramente esperte l'avrebbero tratto in salvo in non più di 24 ore massimo.

in questo caso la tv non avrebbe fatto dirette di 3 giorni e non avrebbe avuto scusanti per coprire in modo totale le altre vicende italiane di quel periodo.

bastavano operazioni di soccorso oculate, pochi ma efficaci tentativi di soccorso e non ci sarebbe stato nessun film-tv del telegiornale, della durata di 3 giorni e 18 ore continue, su quella vicenda.

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Riccio

Reg.: 03 Set 2003
Messaggi: 158
Da: Genova (GE)
Inviato: 06-05-2007 15:39  
Vermicino ovvero della ricerca degli eroi.

The window burns to light the way back home.

Ricapitoliamo: non c'è un colpevole. Una favola senza il lupo mannaro è già una favola a metà.

Cosa si fa in questi casi? C'è un Paese intero chiuso in un buco, fuori dal buco c'è spazzatura ovunque, e c'è una favola a metà di cui vorremmo scrivere la fine. Lieta, possibilmente, perché se fosse triste, allora diventa colpa nostra, per i motivi che ho già detto.

Ma non scriviamola subito: ché i bambini, prima di addormentarsi al finale, vogliono sentire cose sensazionali, vogliono tremare di paura e trepidare d'attesa, vogliono identificarsi nel piccolo protagonista senza macchia prima di abbandonarsi a un sonno ristoratore quando tutto sarà passato.

They're off to find the hero of the day.

Un eroe, ecco cosa serve. Se non c'è stato un mostro, allora che ci sia un angelo. Ché i bimbi si addormentino fiduciosi nel loro lettino bianco, sapendo che là fuori, in mezzo al marcio di cui noi genitori non gli parliamo per non spaventarli, c'è sempre un Angelo custode pronto a salvarli dall'abbraccio scivoloso del male.

Still the window burns, time so slowly turns, someone there is sighing.

Il deus ex machina scende. Scende alla fine, quando tutto sembra perduto. Neanche a farlo apposta, si chiama Angelo, come gli angeli ha lunghi capelli ricci e la corporatura di un bambino.

E come nelle tragedie greche, eccolo, il deus ex machina: il dio che esce dalla macchina, che scende dal cielo appeso a un filo.

L'Angelo nero, che qualcuno che ha capito tutto ha già ribattezzato il Ragno del Tufello, scende proprio come un ragno, appeso a un filo dentro un buco.

Keepers of the flames,
do ya feel your names?
Can't you hear your babies crying?


Mentre scende i bimbi capiscono che l'intervento dell'Angelo è disperato come disperatamente sottile è il filo che attanaglia le sue caviglie esili, unico, ultimo legame tra quel Tartaro sotterraneo e la luce.

Mama they try and break me...

L'epilogo tragico che nessuno si aspettava. I genitori sono costretti a raccontare ai bimbi che la favola non finirà. Nel sonno dei bimbi si agiteranno fantasmi. Non si rendono conto che la favola triste è solo la punta di un iceberg di un mondo che va a rotoli fuori dalla loro stanzetta. Però si rendono conto di qualcos'altro.

Che anche gli angeli possono fallire.

Chi ha scritto la favola non ne ha tenuto conto.

Solo dopo che l'eroe del giorno ha fallito, l'uomo comune che sa il fatto suo, lo speleologo, ha il permesso di scendere.

E di constatare l'atroce fine della favola.

Che si riassume tutta nel disarmante cinismo della risposta del coordinatore dei soccorsi, quando gli chiesero come mai gli speleologi, gli unici esperti di quella vicenda, furono bloccati con insistenza fin da subito.

Già, perché, caro signor Capo-degli-Angeli?

Perché quel bimbo, risponde lui, volevamo essere noi a salvarlo.




(i versi in corsivo sono tratti dalla canzone "Hero of the Day" dei Metallica)
_________________
"Con te non parlo, ho detto!"

"Adesso però mi hai parlato!"

"Beh, era l'ultima volta!"

"A-ha! E due!"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Riccio il 06-05-2007 alle 15:42 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Riccio il 06-05-2007 alle 15:43 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Riccio il 06-05-2007 alle 15:46 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Riccio il 06-05-2007 alle 15:49 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-05-2007 00:34  
quote:
In data 2007-05-06 15:39, Riccio scrive:

Che anche gli angeli possono fallire.

Chi ha scritto la favola non ne ha tenuto conto.



E la "fanciulla", o il fanciullo, in questo caso, è stato vinto, nella realtà, che è spesso più crudele delle più crudeli favole, dalla morte.

_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 07-05-2007 alle 00:35 ]

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Richmondo

Reg.: 04 Feb 2008
Messaggi: 2533
Da: Genova (GE)
Inviato: 23-06-2008 16:25  
Accadeva proprio l'anno scorso che mio fratello, sul suo blog, che ad oggi è tristemente inattivo, scriveva di una tragedia sommessa, quasi sussurrata come una leggenda scomoda, tramandata di madre in figlio, quasi una storia da liquidare in fretta, nella necessità di dover immediatamente cambiare discorso e parlare d'altro.
Sempre l'anno scorso mio fratello riportava quel post qui sul forum, in questo topic, e ad esso ne aggiungeva un altro, in cui accostava quella "triste storia", così commovente, perfetta nella sua tragica fattura, ai versi di una celebre canzone di Metallica.
Fu proprio allora che quella che per me era solo una vicenda udita di sfuggita - forse nelle raccomandazioni di mia mamma, affinché, nel mio girovagare, da bambino, per la campagna, prestassi attenzione ai pozzi e ai fossati - mi contagiò irrimediabilmente di una febbre incurabile, che è quella che colpisce chi si butta nella ricerca forsennata della verità.
Fu leggendo il post di mio fratello che iniziai a capire un po' di più sulla tragica storia di Vermicino, che fino a poco prima cooscevo confusamente come il bambino caduto nel pozzo.

Lessi con gran interesse le risposte al suo post, sul forum, così come sul suo blog. Ma purtroppo mi dovetti accontentare di poca roba. Ricordo un bellissimo intervento di Alzayd, qualcosa di Dan000. MA, in generale, erano davvero scarsi i commenti di coloro che degnarono simili argomenti della loro attenzione.
Così mi adoperai per cercare su Internet qualcosa in più su questo fatto. Ma devo ammettere che, tranne l'onniscente Wikipedia e pochi altri siti (fra cui quello della Rai, che fa riferimento al documentario girato per il programma La Storia siamo noi , in occasione del venticinquesimo anniversario di questa tragedia), erano soprattutto i blog, fino all'anno scorso, a fare riferimento a questa storia così triste. Mi pareva quasi che si volesse dare voce ad una vicenda che in qualche maniera sembra essere stata insabbiata in tutta fretta, rimossa, cancellata dalla memoria storica per non riaffiorare mai più.
Ecco, se c'è una cosa che non sopporto è proprio questa. Una storia come questa, che ha subito, su di sè, la luce abbagliante dei rifletori mediatici per tre lunghissime giornate, improvvisamente viene volutamente dimenticata, perché fa troppo male pensare che, per una volta, non esiste un colpevole, non esiste un orco su cui abbattere tutta la nostra depresione, la nostra impotenza, la nostra fragile sofferenza che ci deriva dalla sconfitta.

Così iniziai a documentarmi. Mi imbattei, neanche a farlo apposta, proprio pochi giorni dopo aver letto i post di mio fratello, in un libro, dal titolo Vermicino, L'italia nel pozzo. , scritto da Massimo Gamba ed edito da Sperling e Kupfer, e che altro non è che il libro che più volte ho citato nei cinque post che dedicati a Vermicino e che potete trovare raccolti nel mio blog .
Un libro interessantissimo, di cronaca dettagliata, ma in cui non manca una certa partecipazione da parte dell'autore a questa tragedia vissuta in diretta. Un'opera che perfino sua maestà Niccolò Ammaniti (che adesso, si vocifera, sia proprio impegnato nella scrittura della sceneggiatura di una fiction su Vermicino) ha definito "serrata ed emozionante".
Un libro che non solo ripercorre minuto per minuto quei tragici tre giorni, ma è in grado di fornirci altrettanto puntualmente notizie e descrizioni sul contesto sociale, politico e culturale di un'Italia che proprio da questo evento è stata in parte cambiata, oltre che adoperarsi in un'analisi approfondita degli anni a seguire i fatti di Vermicino (i processi e quant'altro), intraprendendo un percorso cronistico degno dei migliori scritti del genere, ma anche gettandosi in considerazioni intime, paragoni e similitudini letterarie, quasi artistiche. Insomma....a leggere quest'opera, sembra di vivere quella terribile esperienza. Oppure sembra di leggere una magnifica sceneggiatura da film.

Ma ciò che è più importante è che è proprio Gamba a far notare al lettore che quella di Vermicino è una tragedia rimossa, volutamente dimenticata, accantonata in un angolo della coscienza di ogni cittadino italiano.

Personalmente, come ho detto prima, provo un forte senso di ingiustizia, nel vedere che quelo stesso fatto di cronaca, una piccola tragedia privata, di campagna, che per tre giorni si è trasformata nel primo grande reality show all'italiana, ora giacia abbandonata, stracciata, impolverata nel profondo dell'animo di chi l'ha a suo tempo vissuta da spettatore.
Per questo sento il bisogno, probabilmente come molti altri bloggers, di parlarne, di discuterne, di ragionarci sopra.

Perché credo che l'omertà che grava ingiustamente sulla storia del povero Alfredino dipenda proprio dal fatto che, mentre per il piccolo Samuele di Cogne le condanne, bene o male, sono fioccate, mentre per il povero Tommy (ricordate? Il bimbo che fu ucciso a badilate da un malvivente) un mostro c'è stato, mentre per la strage di Erba gli assassini sono stati trovati subito....Qui non c'è un colpevole, non esiste qualcuno che si sia macchiato di un crimine.
Il caso di Vermicino è solamente la sconfitta de genere umano, che oggi è capace di sbarcare sulla Luna, ma un attimo dopo non è in grado di salvare un bimbo caduto in un pozzo. L'Italia si ferma, trema, segue con trepidazione la sorte di un bambino, che è appesa ad un filo. Gli italiani si chiudono in casa, fuggono da quel caldo opprimente che martella sulle loro teste già da diversi giorni, hanno finalmente trovato un diversivo con cui riempire il vuoto di un 1981 che ha bisogno di un evento lieto, di una favola che finisca bene, dall'epilogo roseo e positivo per una nazione martoriata dalla corruzione, dall'ombra del golpe (la loggia P2), dal terrorismo di ogni genere e matrice (Brigate rosse, l'attentato al Papa).

Ma questa favola non finisce bene. L'Italia non ha il suo lieto fine. Così la diretta più lunga della storia della televisione italiana si trasforma in pretesto per allietare le serate degli italiani, che disertano la vita notturna per le strade, ma rimangono a santificare quel nuovo focolare domestico, che è un Televisore sempre più schiavista, sempre più prepotente, invadente ed inquietante, ad illuminare, ciascuno, la cornice della propria finestra, creando quel clima d'aria d'estate, da finale dei mondiali, in cui ogni palazzo pare un formicaio che brulica di vita, di attesa, di impaziente attesa.

Ma l'attesa termina la notte di quel tredici giugno, in cui i riflettori si spengono ed in cui il goal è mancato, lasciando con l'amaro in bocca tutti gli spettatori presenti sugli spalti o tutti coloro che seguivano la "partita" davanti alla Tv. E così, Cristo è crocifisso. L'asso nella manica è stato giocato, bene o male, anche se non ha portato i risultati sperati. E la televisione non sarà più la stessa.
Forse la società non sarà più la stessa, ingenua e impreparata ad un evento di morte, ad uno spetacolo di sangue, grida, lacrime, ma diverrà sempe più maliziosa.

Ogni tanto penso a che cosa succederebbe oggi, se un bambino cadesse in un pozzo ed i soccorsi risultassero tanto difficoltosi da richiamare l'attenzione pubblica in tal maniera. Forse non ci sarebbe solo quell'unica, temeraria ed iriverente cinepresa a monitorare quell'agonia protratta nei giorni.
Ma probabilmente ognuno sarebbe presente, a Vermicino, con il suo videofonino, con la sua telecamerina, a registrare la sua presenza, a marcare il diario delle sue esperienze vissute, a poter mostrare al Mondo ed urlare, in quell'ammasso di voci che si accavallano l'una sull'altra, che lui c'era, senza rendersi conto, in realtà, di non star registrando in diretta soltanto la morte di un bambno, ma di star filmando l'agonia di un'intera società, dell'intro genere umano.

Perché da quel 13 Giugno del 1981, da quando la morte si è fatta consuetuine, anche se gli italiani hanno voluto dimenticare Alfredino, in realtà, ogni giorno la televisione ci strazia con qualche nuovo Vermicino , ci assorda con il coro stonato e stridente di una miriade di voci che sanno solo ammasarsi ed agrovigliarsi vicendevolmente, ma di certo non sono capaci di ascoltarsi reciprocamente
Probabilmente, Fellini, che aveva espresso la volontà di girare un film su questa vicenda, nel suo La voce della Luna ha racchiuso anche qualche suggestione derivatagli da questa brutale esperienza, vissuta, come tutti gli italiani, sulla porpria pelle.

Ed in effetti quello è stato il suo ultimo film. Una sorta di testamento cinematografico in cui, dopo essersi reso conto di far parte di un mondo crudele, tribale e selvaggio, che il 13 giugno del 1981 è precipitato in un pozzo nero, buio profondo, senza essersi mai più risollevato, Fellini, come Alfredino, prega solo di riflettere, chiede solo un po' di umano silenzio.








Ciao Alfredino.
_________________
E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti.

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 23-06-2008 17:35  
ho letto anch'io quel libro: fa una ricostruzione molto accurata e precisa non solo di quello che è successo in quei 3 giorni del giugno '81 ma anche di quello che si è verificato dopo (l'inchiesta sull'ipotesi dolosa, poi archiviata per mancanza di indizi).

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io penso che c'è un preciso perchè sul fatto che quella tragedia sia stata rimossa: perchè fu un fallimento clamoroso, simbolizzato drammaticamente dalla morte di quel ragazzino (e dunque dal fatto che nessuno era riuscito ad evitarlo).

nessuno immaginava il peggio, c'era molto ottimismo sull'esito finale.

e allora anche l'ingigantimento televisivo riservato al fatto era ritenuto necessario e vantaggioso ai fini di una conclusione positiva: un eroico salvataggio da dover immortalare in diretta e consegnare alla storia della tv italiana.

così non fu, però, e staccare poi la diretta nel momento più drammatico era impossibile.

però non andò tutto come era stato previsto.

"è stata la cronaca di un fallimento" disse il conduttore del tg2 giancarlo santalmassi alle 7:30 del 13 giugno. vero. verissimo.

e questo fallimento ognuno lo sentiva come una sconfitta terribile. quasi personale.

e quindi poi le polemiche, le accuse reciproche, la voglia di rimuovere.

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a posteriori penso sia abbastanza evidente che la vicenda fu introdotta a tutto spiano ed estesa in lungo e in largo per allontanare l'attenzione del pubblico da fatti gravi che coinvlgevano anche la rai: non ovviamente la crisi di governo, che con i telegiornali non c'entrava affatto, quanto la diffusione pubblica delle liste degli appartenenti alla p2 di licio gelli.

quelal lista aveva gettato la rai nell'occhio del ciclone: perchè in quella lista figurava anche il direttore di un tg nazionale.

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 23-06-2008 19:36  
Il maggior evento di pornografia voujeristica mediatica della storia d'Italia
_________________
Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata!

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 23-06-2008 20:37  
il voyeurismo è relativo nel caso di vermicino: perchè se i telegiornali ingigantiscono una vicenda di cronaca in diretta, con collegamenti sul posto e riprese dal vivo che catturano ora per ora il dramma e la tensione che lo circonda, mi sembra ovvio che il telespettatore inizia a farsi coinvolgere emotivamente.

finchè diventa ovvio il volerlo seguire fino alla fine.

certamente i telespettatori che seguivano non lo facevano per una sorta di speculazione, ma per aspettare il salvataggio di alfredo rampi (salvataggio che da tutti era psicologicamente desiderato).

ma tutto ciò proprio perchè ormai, per come era stata attirata l'attenzione delle persone,era impossibile che gli italiani riuscissero a staccarsi da una vicenda che non accennava a spegnersi televisivamente.

chi decise per quelle dirette ininterrotte aveva certamente previsto il grado di coinvolgimento emotivo attraverso il quale imprigionare e distrarre l'attenzione dell'opinione pubblica.


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